Dal febbraio 2020 in Italia sono stati effettuati circa 90 milioni di esami diagnostici. Tra test, kit e provette, soltanto la spesa pubblica è stata di quasi 590 milioni. Con ricavi e utili stellari per i venditori, in prevalenza legati a società straniere.
Dal febbraio 2020 in Italia sono stati effettuati circa 90 milioni di esami diagnostici. Tra test, kit e provette, soltanto la spesa pubblica è stata di quasi 590 milioni. Con ricavi e utili stellari per i venditori, in prevalenza legati a società straniere.Spesso relegato ai margini del dibattito pubblico, il tema dei tamponi riveste in realtà un'importanza cruciale. Non fosse altro perché il numero dei test effettuati rappresenta, tra tutti, quello più alto tra i numeri della pandemia. Nel nostro Paese, da febbraio 2020 a oggi sono stati effettuati poco meno di 90 milioni di tamponi (per la precisione 88.210.140), di cui due terzi (58,63 milioni) processati con test molecolare, e la restante parte (29,58 milioni) con test antigenico rapido. Occorre precisare che questi ultimi vengono conteggiati a fianco ai molecolari solo a partire dal 16 gennaio 2021. Nel tempo la quantità dei test effettuati ha subito variazioni considerevoli. Se nelle prime settimane la media mobile a sette giorni si attestava nell'ordine delle poche migliaia di unità, per poi salire a circa 50.000 al giorno durante il picco della prima ondata della scorsa primavera, da inizio anno a oggi la media si aggira tra i 200.000 e i 300.000 test giornalieri. Numeri da capogiro. Viene spontaneo alla luce di questi numeri chiedersi chi paga e, soprattutto, chi ci guadagna da questo enorme giro? Consultando la dashboard del Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 si scopre che complessivamente, tra Protezione civile e le due gestioni commissariali - Domenico Arcuri prima, e il generale Francesco Paolo Figliuolo poi - sono stati acquistati 79.567.300 tamponi, 63.830.713 kit diagnostici e 20.891.000 provette per tamponi (i bastoncini, per capirci). Per ciò che concerne la spesa, i kit diagnostici rappresentano la voce di costo più impegnativa con acquisti per 520,7 milioni di euro, seguiti dai tamponi (43,8 milioni di euro) e dalle provette (21,8 milioni di euro) per un totale di 586,4 milioni di euro. Nel merito dei due mandati commissariali, forse potrà sorprendere che il costo medio unitario sia dei tamponi (50 centesimi di euro contro 61 centesimi) che dei kit diagnostici (7,69 euro contro 8,81 euro) risulta più basso sotto Arcuri rispetto al generale Figliuolo.Se entriamo nel merito dei singoli contratti si comprende subito che la torta se la spartiscono pochi player. Da soli, i primi tre fornitori rappresentano il 55% della spesa complessiva, i primi cinque il 70% del totale. Prima in classifica, la Arrow diagnostics, filiale italiana della coreana Seegene, alla quale la struttura commissariale ha bonificato finora 99 milioni di euro per tre contratti di fornitura. Il più importante dei quali, dell'importo di 89,4 milioni di euro, è stato sottoscritto ad aprile 2021, dunque già in piena gestione Figliuolo, ed è stato definito dalla stessa capogruppo «il più importante in termini di volumi dall'apertura degli uffici in Italia nel 2014». La Arrow diagnostics ha sede a Genova Campi, anche se fine dicembre ha fatto sapere di volersi trasferire a Genova Sestri Ponente nell'ex sede di Esaote, azienda nostrana del settore biomedicale, per aprire un polo di ricerca e sviluppo ai primi del 2022. Secondo le informazioni riportate sulla visura camerale, la Arrow ha 52 dipendenti, anche se a seguito della pandemia sono state disposte una trentina di assunzioni. Un bel balzo in avanti, non c'è che dire. Sui vertici dell'azienda c'è un piccolo giallo, dal momento che le notizie di stampa riportano in qualità di amministratore delegato Gian Luigi Mascarino, mentre dal camerale risulta in carica, a partire da dicembre del 2020, il trentanovenne coreano Cho Junghee. Sul portale Linkedin, invece, spunta un terzo amministratore delegato, Franco Maccheroni, che sul camerale risulta comunque consigliere d'amministrazione e rappresentante dell'impresa. Contatta dalla Verità, la Arrow non ha risposto alle nostre richieste di chiarimenti.Se l'organigramma non torna, i conti invece quadrano alla perfezione. Bilancio dell'anno appena trascorso alla mano, i ricavi sono aumentati di quasi otto volte, passando dai 22,89 milioni di euro del 2019 ai 177,5 milioni del 2020, mentre l'utile netto è più che sestuplicato, schizzando da 1,45 milioni del 2019 ai 9,1 milioni del 2020. Numeri che hanno giovato anche alla capogruppo coreana. Nell'ultimo report finanziario, Seegene ha fatto segnare una crescita anno su anno pari al +11%, con ricavi nel secondo trimestre 2021 pari a 220 milioni di euro e un utile netto pari a 84 milioni di euro. Nel 2020 le vendite della divisione reagenti per Covid, infatti, hanno rappresentato il 79% sul totale. Gli incassi della regione europea hanno fatto segnare un confortante +69%, contro un +10% a livello globale.Seconda azienda in classifica, con quattro contratti e 96,3 milioni di euro liquidati dal Commissario, a dispetto del nome la Life technologies Italia fa capo a una società con sede nei Paesi Bassi, la Life technologies Europe BV, a sua volta di proprietà del colosso americano del settore biotech Thermofisher. Sfortunatamente non sono disponibili bilanci per la filiale italiana, ma basti sapere che nel 2020 i ricavi della capogruppo sono cresciuti del 26,1%, passando dai 25,5 miliardi di dollari (21,6 miliardi di euro) del 2019 ai 32,2 miliardi di dollari (27,3 miliardi di euro) dell'anno scorso. Sul terzo gradino del podio troviamo Abbott srl, che dalla struttura commissariale ha ricevuto finora 92,8 milioni di euro. Neanche per questa impresa sono disponibili i risultati del 2020, ma l'omonima capogruppo con sede a Chicago ha chiuso il 2020 con ricavi in crescita dell'8,5% (+2,3 miliardi di euro) e utile netto a +21,9% (+1 miliardo di euro). Bisogna scendere fino alla quarta posizione per trovare la prima «vera» azienda italiana, la Diasorin spa di proprietà della famiglia Denegri, con 48,9 milioni di euro di kit acquistati dal Commissario. Il presidente Gustavo Denegri, classe 1937, figura al nono posto della classifica degli italiani più ricchi con un patrimonio personale stimato in 5,1 miliardi di euro. Il 2020 ha sorriso al gruppo Diasorin, che ha chiuso l'anno con 881,3 milioni di euro di ricavi (+24,8%) e un utile netto pari a 248,3 milioni di euro (+41,3%). Decisivo l'apporto delle vendite dei test per il coronavirus, pari a 266,1 milioni di euro con una crescita a tripla cifra (+313%) del business molecolare. Concludiamo la carrellata con la Technogenetics srl, con sede a Milano ma quartier generale a Shanghai, dove si trovano gli uffici della capogruppo cinese Khb, e beneficiaria di sei contratti per totali 31,1 milioni di euro. Ricavi più che duplicati nel 2020 (da 26,7 milioni a 61,4 milioni di euro), e utile più che sestuplicato (da 0,88 milioni a 5,76 milioni di euro). La classifica continua, con altre 14 aziende destinatarie di contratti per almeno un milione di euro ciascuna, per un importo complessivo di 148,8 milioni di euro.Fin qui si parla del pubblico. Quantificare le singole commesse nel privato, invece, risulta affare assai più arduo. Fonti ben informate del settore riferiscono alla Verità che il mercato della diagnostica, almeno per ciò che concerne i grandi laboratori, è dominato dagli stessi nomi che figurano sulla lista della struttura commissariale. Senza dubbio per loro il Covid ha rappresentato la gallina dalle uova d'oro.
iStock
Aperto fino al 30 settembre il 4° Maxi Avviso ASMEL, che aggiorna le liste per 37 profili professionali. Coinvolti 4.678 Comuni soci: la procedura valorizza la territorialità e punta a rafforzare i servizi pubblici con personale radicato.
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
Continua a leggereRiduci
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)
Il governatore forzista della Calabria, in corsa per la rielezione: «I sondaggi mi sottostimano. Tridico sul reddito di dignità si è accorto di aver sbagliato i conti».
Marco Minniti (Ansa)
L’ex ministro: «Teniamo d’occhio la Cina su Taiwan. Roma deve rinsaldare i rapporti Usa-Europa e dialogare col Sud del mondo».
Attilio Fontana e Maurizio Belpietro
Nell’intervista con Maurizio Belpietro, il presidente della Lombardia avverte: «Non possiamo coprire 20 mila ettari di campi con pannelli solari. Dall’idroelettrico al geotermico fino ai piccoli reattori: la transizione va fatta con pragmatismo, non con imposizioni».
Nell’intervista con Maurizio Belpietro, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana affronta il tema dell’energia partendo dalle concessioni idroelettriche. «Abbiamo posto fin da subito una condizione: una quota di energia deve essere destinata ai territori. Chi ospita dighe e centrali subisce disturbi e vincoli, è giusto che in cambio riceva benefici. Per questo prevediamo che una parte della produzione venga consegnata agli enti pubblici, da utilizzare per case di riposo, scuole, edifici comunali. È un modo per restituire qualcosa alle comunità».
Investimenti e controlli sulle concessioni. Belpietro incalza: quali investimenti saranno richiesti ai gestori? Fontana risponde: «Non solo manutenzione ordinaria, ma anche efficientamento. Oggi è possibile aumentare la produzione del 10-15% con nuove tecnologie. Dobbiamo evitare che si ripeta quello che è successo con le autostrade: concessioni date senza controlli e manutenzioni non rispettate. Per l’idroelettrico serve invece una vigilanza serrata, con obblighi precisi e verifiche puntuali. La gestione è più territoriale e diretta, ed è più semplice accorgersi se qualcosa non funziona».
Microcentrali e ostacoli ambientali. Sulla possibilità di nuove centrali idroelettriche, anche di piccola scala, il governatore è scettico: «In Svizzera realizzano microcentrali grandi come un container, che garantiscono energia a interi paesi. In Italia, invece, ogni progetto incontra l’opposizione degli ambientalisti. Anche piccole opere, che non avrebbero impatto significativo, vengono bloccate con motivazioni paradossali. Mi è capitato di vedere un’azienda agricola che voleva sfruttare un torrente: le è stato negato il permesso perché avrebbe potuto alterare di pochi gradi la temperatura dell’acqua. Così diventa impossibile innovare».
Fotovoltaico: rischi per l’agricoltura. Il presidente spiega poi i limiti del fotovoltaico in Lombardia: «Noi dobbiamo produrre una quota di energia pulita, ma qui le ore di sole sono meno che al Sud. Per rispettare i target europei dovremmo coprire 20 mila ettari di territorio con pannelli solari: un rischio enorme per l’agricoltura. Già si diffonde la voce che convenga affittare i terreni per il fotovoltaico invece che coltivarli. Ma così perdiamo produzione agricola e mettiamo a rischio interi settori».
Fontana racconta anche un episodio recente: «In provincia di Varese è stata presentata una richiesta per coprire 150 ettari di terreno agricolo con pannelli. Eppure noi avevamo chiesto che fossero privilegiate aree marginali: a ridosso delle autostrade, terreni abbandonati, non le campagne. Un magistrato ha stabilito che tutte le aree sono idonee, e questo rischia di creare un problema ambientale e sociale enorme». Mix energetico e nuove soluzioni. Per Fontana, la chiave è il mix: «Abbiamo chiesto al Politecnico di Milano di studiare un modello che non si basi solo sul fotovoltaico. Bisogna integrare geotermico, biomasse, biocarburanti, cippato. Ci sono molte fonti alternative che possono contribuire alla produzione pulita. E dobbiamo avere il coraggio di investire anche in quello che in Italia è stato troppo a lungo trascurato: il geotermico».
Il governatore cita una testimonianza ricevuta da un docente universitario: «Negli Stati Uniti interi quartieri sono riscaldati col geotermico. In Italia, invece, non si sviluppa perché – mi è stato detto – ci sono altri interessi che lo frenano. Io credo che il geotermico sia una risorsa pulita e inesauribile. In Lombardia siamo pronti a promuoverne l’uso, se il governo nazionale ci darà spazio».
Il nodo nucleare. Fontana non nasconde la sua posizione favorevole: «Credo nel nuovo nucleare. Certo, servono anni e investimenti, ma la tecnologia è molto diversa da quella del passato. Le paure di Chernobyl e Fukushima non sono più attuali: i piccoli reattori modulari sono più sicuri e sostenibili. In Lombardia abbiamo già firmato con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica un accordo per sviluppare Dal confronto con Belpietro emerge un filo conduttore: Attilio Fontana chiede di mettere da parte l’ideologia e di affrontare la transizione energetica con pragmatismo. «Idroelettrico, fotovoltaico, geotermico, nucleare: non c’è una sola strada, serve un mix. Ma soprattutto servono regole chiare, benefici per i territori e scelte che non mettano a rischio la nostra agricoltura e la nostra economia. Solo così la transizione sarà sostenibile».
Continua a leggereRiduci