2025-08-02
Il caimano Conte vuol papparsi i dem e tornare alla guida di Palazzo Chigi
Dopo aver fagocitato il M5s che lo aveva scelto come tecnico, l’ex premier attacca i suoi alleati più di quanto fa con Giorgia Meloni. L’avvocato punta infatti a diventare il leader del campo largo e a formare un nuovo governo. Che Giuseppe Conte non fosse un premier per caso, arrivato a Palazzo Chigi per una bizzarra alleanza politica fra 5 stelle e Lega, l’ho capito il giorno in cui dai banchi del governo e in favore di telecamere attaccò con ferocia Matteo Salvini, avendolo seduto a fianco. L’alleato, che un giorno d’agosto di un anno prima, insieme a Luigi Di Maio, lo aveva pescato nel mazzo di candidati alla presidenza del Consiglio, in piena estate aveva deciso di staccare la spina all’esecutivo. Ma invece di fare le valigie, l’avvocato di Volturara Appula fece una giravolta e si incollò alla poltrona, sostituendo semplicemente la Lega con il Pd. Nella capriola fu aiutato da Matteo Renzi, ma sarebbe sbagliato pensare che il merito sia tutto del fondatore di Italia viva. Quel giorno iniziò la vera carriera politica di Conte, il quale mostrò una capacità trasformistica che nessuno aveva sospettato. La stampa di sinistra in passato definì Silvio Berlusconi un caimano, per la sua capacità di attaccare gli avversari. In realtà il vero caimano è Conte, che con un’abilità straordinaria è riuscito a mangiarsi il movimento in cui era entrato quasi per caso. A uno a uno, ha eliminato tutti i possibili concorrenti, prima Davide Casaleggio, poi Luigi Di Maio, che pure lo aveva scelto, quindi lo stesso Beppe Grillo. Fatto secco il garante, nonché fondatore, dentro i 5 stelle a opporsi sono rimasti in pochi ma, come Virginia Raggi, senza alcun potere. Il caimano con la pochette, l’uomo che a cadaveri ancora sotto le macerie del Ponte Morandi giurò che avrebbe dato seguito alla «caducazione della concessione» per togliere Autostrade ai Benetton, però non ha intenzione di fermarsi. Dopo aver ingoiato il movimento, vuole papparsi pure il Pd. Anche se ha poco di più della metà dei voti del partito democratico, fossi in Elly Schlein non starei tranquillo. E soprattutto non festeggerei per la mossa dell’altro giorno quando, a seguito dell’interrogatorio di Matteo Ricci, Conte ha confermato l’appoggio all’ex sindaco di Pesaro per la presidenza delle Marche. Il leader del M5s, di fronte ai guai giudiziari dell’europarlamentare del Pd, ha fatto la scelta che più gli conveniva. Non avendo un suo candidato da schierare, ha accettato quello del Pd, sapendo che se si fosse sfilato dopo l’avviso di garanzia all’ex sindaco, Schlein lo avrebbe accusato di voler far perdere la coalizione, regalando la Regione al centrodestra. Ma se, com’è probabile visto che i sondaggi più autorevoli lo danno in vantaggio, alle elezioni venisse confermato Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia, Conte potrà accusare il Pd di aver voluto a tutti i costi candidare un indagato. A maggior ragione se su Ricci spuntassero elementi nuovi. E la questione dell’onestà, che il leader pentastellato ha sventolato a proposito dello scandalo di Milano, chiedendo le dimissioni di Beppe Sala, ritornerà un suo argomento di battaglia. Non contro il centrodestra: contro il Pd.È evidente che il suo vero avversario resta il partito di Schlein. Sì, lui attacca spesso Giorgia Meloni, ma solo perché il presidente del Consiglio non gli riserva l’attenzione che lui vorrebbe. Il premier non lo tratta come il vero leader dell’opposizione, come il futuro candidato alle prossime elezioni politiche. Perché è lì che Conte vuole arrivare. La ferita aperta con le sue dimissioni per lasciare il posto a Mario Draghi non si è ancora rimarginata. E infatti, oltre a detestare Renzi, che poi lo fece cadere, l’avvocato di Volturara Appula continua a coltivare un profondo rancore anche verso l’ex governatore della Bce. Il caimano con il ciuffo al vento, da quando si è trasformato in una specie di arruffapopoli, vuole tornare a fare il presidente del Consiglio e per raggiungere lo scopo la prima cosa da fare, oltre a tenere d’occhio Renzi e Draghi per sbarrare loro la strada, è mangiarsi Elly Schlein, digerendola come ha fatto con tutti quelli che hanno avuto la sventurata sorte di pararglisi davanti. Sì, da qui alla fine della legislatura ne vedremo delle belle e sarà una guerra nel campo largo. Primo appuntamento con le regionali. Se Ricci venisse sconfitto, com’è altamente probabile, sappiamo già a chi darà la colpa.