2023-10-03
Toghe mute quando rinchiudevano gli italiani
Rimini: controlli in spiaggia durante i giorni del lockdown (Ansa)
Per impedire il trattenimento dei clandestini, i giuristi oggi ci spiegano che, secondo la Carta, «la libertà personale è inviolabile». Durante gli anni bui del green pass, però, non avevano nulla da eccepire. Lo scopo comunque è raggiunto: il centro di Pozzallo è vuoto.Ma dov’erano questi magistrati, ora così preoccupati di tutelare i diritti dei migranti sbarcati illegalmente sul nostro territorio nazionale, quando venivano calpestati i diritti di tutti coloro che in questo territorio sono nati e cresciuti, magari senza violare neppure una legge? Dov’era il giudice di Catania così solerte nel liberare dal centro richiedenti asilo i tunisini Hafed Miaad, «perseguitato per caratteristiche fisiche (come particolari linee della mano) che i cercatori d’oro del suo Paese ritengono favorevoli nello svolgimento della loro attività», Amin Drebali, che ha chiesto protezione per «dissidi con i familiari della sua ragazza che lo ritengono responsabile del decesso di quest’ultima, annegata in un precedente tentativo di raggiungere le coste italiane», Aymen Mekri e Amin Mohamed Zouidi, angosciati rispettivamente per il fatto di dover pagarsi le cure mediche e di essere minacciato dai creditori? Sì, dov’era lei, signora Iolanda Apostolico, quando i suoi connazionali venivano perseguitati e minacciati perché non volevano sottoporsi a una cura sperimentale? E dov’erano i costituzionalisti, che ora volteggiano sulle punte del diritto spiegandoci che i decreti approvati dal governo per contenere l’invasione migratoria cozzano contro i principi della nostra Carta fondamentale? «La libertà personale è inviolabile e la Costituzione non ammette alcuna forma di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge», ammonisce Fulco Lanchester dalle colonne del Corriere della Sera. Ma tu guarda. E di grazia, quali atti motivati di autorità giudiziaria ammettevano lockdown, coprifuoco, chiusura d’imperio di attività commerciali? Qui si ricordano solo dpcm, atti amministrativi della presidenza del Consiglio. «L’ossessione securitaria del governo contrasta con la Costituzione e il diritto europeo, perché non rispetta la dignità della persona», tuona Gaetano Azzariti sulla Stampa. Sacrosanto, perbacco. Ma perché non abbiamo sentito risuonare queste frasi così perentorie davanti alle «ossessioni securitarie» di altri governi, che incapaci di affrontare razionalmente un virus si sono affidati a «misure di cieca disperazione» (secondo l’ammissione del consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi), che però hanno portato vera disperazione nelle famiglie? La parola «green pass» evidentemente non evoca nulla agli illustri giuristi pronti a spaccare il capello in quattro per giustificare i clandestini. Anzi, loro sono impegnati a costruire gabbie da legulei per impedirci persino di usarla, quella espressione: «clandestini». Però noi non riusciamo a dimenticare che con il passaporto verde si è fatto strame del diritto al lavoro sul quale si fonda la Repubblica secondo quella Costituzione di cui i Lanchester, gli Azzariti e tutti i loro paludati colleghi si ergono a esegeti. Non riusciamo proprio a scordarcelo. E non riusciamo a capire perché i diritti da difendere sono sempre quelli degli altri e mai quelli degli italiani. E non comprendiamo (siamo gente semplice) perché le norme dell’ordinamento europeo vietino di fare qui ciò che in altri Paesi della Ue si fa regolarmente: chiudere confini, detenere i migranti irregolari, respingerli oltre frontiera, in certi casi persino sparare per impedire loro di attraversarla. No, non ci capacitiamo. Intanto, però, lo scopo è stato raggiunto. In seguito alle decisioni del tribunale il centro di trattenimento per richiedenti asilo di Pozzallo è vuoto. Completamente vuoto. E il messaggio al di là del Mediterraneo, dove a furia di sentirne parlare sono convinti che in Italia ci sia lo ius soli, è arrivato, forte e chiaro: il governo abbaia ma non morde. Non può mordere perché ci siamo noi magistrati a impedirglielo. Siamo noi la museruola. Perciò, venite: non sarete trattenuti. E anche nel malaugurato caso commettiate qualche reato, beh un occhio di riguardo per voi, per la vostra situazione particolare o per il vostro «fisico spettacolare» è assicurato. Tutto a cura di noi funzionari statali che amministriamo la giustizia «in nome del popolo italiano» (ma solo in nome eh, in realtà facciamo quel che ci aggrada) e stipendiati con le tasse del popolo italiano. Che poi il popolo italiano sia costretto a pagare le conseguenze di scelte ammantate di ideologia con città dove la sicurezza è diventata un lontano ricordo (vedi, ma è solo uno dei mille esempi possibili, l’articolo di Fabio Amendolara in queste pagine) è un dettaglio che ai signori in toga poco importa: mica incide sulle loro buste paga.