2022-04-20
Tutto pronto per il Giro 2022, ma nessun italiano tra i favoriti
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Venerdì 6 maggio parte la centocinquesima edizione della corsa che rappresenta un pezzo importante della storia del nostro Paese. Si comincia in Ungheria, da Budapest, con un percorso di 3.437,6 chilometri suddivisi in 21 tappe fino alla passerella finale di domenica 29 maggio con l'arrivo all'Arena di Verona. Le poche speranze azzurre sono riposte ancora una volta in Vincenzo Nibali. Simon Yates, Richard Carapaz, Mikel Landa, Miguel Angel Lopez e Pello Bilbao tra i più quotati per la maglia rosa. Per la quattordicesima volta in 113 anni di storia, il Giro d'Italia partirà dall'estero. Lo start della corsa rosa, infatti, è previsto venerdì 6 maggio da Budapest, capitale dell'Ungheria, con la prima tappa di 195 chilometri in linea fino a Visegrád, dove si arriverà in salita per la prima assegnazione della maglia rosa. Ma perché il Giro d'Italia non comincia da una città del territorio italiano, ma dall'Ungheria, e più precisamente da Hősök tere, in Piazza degli Eroi a Budapest? La risposta va individuata nell'obiettivo di internazionalizzare sempre più quello che è uno dei più importanti eventi ciclistici e sportivi a livello globale, trasmesso in più di 200 Paesi in tutto il mondo. Scelta che accomuna anche le altre due grandi corse, il Tour de France e la Vuelta de Espana, che quest'anno partiranno rispettivamente da Danimarca, da Copenaghen, e Olanda, da Utrecht. Motivo che ha spinto gli organizzatori e il team marketing e comunicazione del Giro d'Italia a sposare il progetto delle prime tre tappe in terra magiara. La seconda tappa, infatti, sarà una cronometro cittadina di 9,2 chilometri da una parte all'altra della capitale ungherese, attraverso il Danubio che divide in due parti la città. Mentre la terza tappa, denominata «tappa del lago Balaton», ossia il mare d’Ungheria, consiste in un percorso di 201 chilometri dalla città di Kaposvár al lago di Balaton, con un tratto di saliscendi di origine vulcanica e gli ultimi 50 chilometri in volata. Una curiosità da sottolineare in questo contesto è di tipo ambientalistico: per i tifosi e gli appassionati che vorranno giungere in Piazza degli Eroi per vedere da vicino l'arrivo della prima tappa, è stato disposto un servizio che li invita a non usare le automobili in luogo di una mini crociera lungo il Danubio.Dopo la tre giorni ungherese, il 9 maggio sarà dedicato al riposo per i corridori e al trasporto logistico di tutta la carovana del Giro in Sicilia, precisamente da Avola, in provincia di Siracusa, dove martedì 10 comincerà a tutti gli effetti la corsa sul territorio italiano, con 170 chilometri nell'entroterra siciliano e arrivo in salita al rifugio Sapienza sullEtna. Poi ancora Sicilia con la quinta tappa di 174 chilometri da Catania a Messina, prima di approdare in Calabria con i 192 chilometri della sesta tappa da Palmi a Scalea lungo la costa Viola. La settima tappa, lunga 196 chilometri, parte dal comune cosentino di Diamante e giunge a Potenza attraverso le montagne calabro-lucane e un dislivello che gli esperti hanno paragonato a una tappa delle Dolomiti. L'ottava tappa, in programma sabato 14 maggio, si svolge interamente in Campania con 153 chilometri con partenza e arrivo a Napoli, attraverso un percorso da Bacoli a Monte di Procida da completare cinque volte. La nona tappa è tutta di montagna sugli Appennini: 189 chilometri da Isernia con arrivo in scalata al Blockhaus, la cima montuosa del massiccio della Maiella, in Abruzzo. Lunedì 16 giornata di riposo, a seguire, martedì 17, si riprende con la tappa numero 10 di 196 chilometri da Pescara a Jesi. Poi 203 chilometri da Santarcangelo di Romagna a Reggio Emilia per la tappa numero 11, e i 202 chilometri da Parma a Genova per la tappa numero 12. Dopodiché è la volta della tredicesima tappa, con 150 chilometri da Sanremo a Cuneo, attraverso luoghi simbolo del Giro, come il Santuario di Vicoforte e Mondovì. La quattordicesima tappa consiste in 147 chilometri da Santena a Torino, passando per Chieri, Moncalieri e una doppia scalata di Superga e una tripla salita al Colle della Maddalena e a Santa Brigida. La quindicesima tappa, prevista per domenica 22 maggio, 178 chilometri con un dislivello di 4.010 metri da Rivarolo Canavese a Cogne, è il preludio a una delle tre tappe più complicate di tutto il Giro, insieme alla salita del Blockhaus e a quella del Passo Fedaia (penultima tappa). Dopo il consueto lunedì di riposo, infatti, martedì 24 si va da Salò all'Aprica, con la sedicesima tappa di 202 chilometri e un dislivello di 5.250 metri, che riporta la memoria ad alcune scalate storiche del passato. Come per esempio il Goletto di Cadino: da qui il Giro non transitava dal 1998, anno della trionfale cavalcata di Marco Pantani a Montecampione. Oppure la scalata del Mortirolo da Monno che mancava dal 2017 o l'arrivo ad Aprica dopo la salita al Valico di Santa Cristina a cui non si assisteva dal 1999. Il giorno dopo, con la tappa numero 17 di 168 chilometri, si va da Ponte di Legno a Lavarone, mentre nel corso della diciottesima ci si sposta da Borgo Valsugana a Treviso (151 chilometri). Da qui, gli ultimi tre giorni con il gran finale. Venerdì 27 tappa numero 19 con 177 chilometri in Friuli Venezia Giulia, da Marano Lagunare al Santuario di Castelmonte a ridosso delle Alpi Giulie nei pressi di Cividale. Una tappa caratterizzata dall'arrivo in salita e da uno sconfinamento in Slovenia dal valico di Uccea fino alla città di Kobarid, meglio conosciuta come Caporetto. Sabato 28 ecco la ventesima tappa con i 167 chilometri da Belluno alla Marmolada. Si tratta dell'ultima grande salita, prima dell'arrivo a Verona. Un tappone dolomitico con un tris di salite una dietro l'altra: il Passo di San Pellegrino con pendenze che superano il 15%, il Passo Pordoi e il Passo Fedaia. Ed eccoci a domenica 29 con la ventunesima e ultima tappa e il grande arrivo all'Arena di Verona, dopo la frazione a cronometro lunga 17,4 chilometri sul circuito delle Torricelle e gli ultimi tre chilometri attraverso le vie della città scaligera e l'arrivo in Piazza Bra.Il ciclismo azzurro si presenta ai blocchi di partenza di questa edizione del Giro d'Italia non proprio in grande spolvero. Le poche e labili speranze di vedere tra i protagonisti un corridore italiano sono riposte ancora una volta nell'«eterno» Vincenzo Nibali. Lo Squalo dello Stretto, che ha trionfato con la maglia rosa nel 2013 e nel 2016, a 37 anni può ancora dire la sua, ma il confronto con i vari Simon Yates, Richard Carapaz, Mikel Landa, Miguel Angel Lopez e Pello Bilbao, considerati dai bookmakers tra i favoriti della corsa, diventa ogni stagione sempre più difficile. Gli altri pezzi da novanta del nostro ciclismo, Filippo Ganna, Damiano Caruso, secondo l'anno scorso dietro al vincitore Egan Bernal, e Sonny Colbrelli, non prenderanno parte al Giro. Occhio poi a Tom Dumoulin: il 31enne belga del team Jumbo-Visma ha già vinto il Giro nel 2017 e può benissimo insidiare gli avversari.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.
Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)