2022-09-24
Ansia, fatica, dolori: le miocarditi «lievi» tormentano i giovani anche per tre mesi
Studio Usa sulla reazione post vaccino: molti under 30 soffrono di depressione, altri non riescono a svolgere attività quotidiane.La miocardite post vaccino è «lieve e autolimitante». Le parole di Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione medici cardiologi ospedalieri, sono immagazzinate dallo scorso febbraio negli impietosi motori di ricerca online. Chissà cosa penserebbero, se le leggessero, i ragazzi americani tra 12 e 29 anni, i quali, su indicazione dei Centers for disease control and prevention (Cdc), sono stati seguiti da un team di ricercatori per 90 giorni dalla diagnosi di infiammazione cardiaca, sopravvenuta dopo la vaccinazione anti Covid. Specialmente quelli che, per ben tre mesi dall’inizio della loro disavventura, hanno lamentato difficoltà a svolgere le attività quotidiane.I risultati del follow up sono stati appena pubblicati su Lancet. A stringere, si è trattato di un’operazione di farmacovigilanza attiva; quella che è sempre mancata nel nostro Paese, dove autorità sanitarie e telepredicatori medici si sono rifiutati di valutare costi e benefici delle iniezioni, a seconda delle categorie anagrafiche. Il paper di Lancet si è basato sui questionari proposti ai professionisti che hanno seguito i pazienti e ai loro genitori, oppure ai soli dottori. Tra i 393 soggetti presi in esame, in prevalenza maschi, con un’età media di 17 anni, a tre mesi dall’esordio dei sintomi, quattro non avevano riscontrato alcun miglioramento del loro status cardiaco; 61 stavano meglio, ma non si erano ancora completamente ripresi; 59 aspettavano nuove informazioni; 261 erano definitivamente guariti; e di otto non era nota la condizione. La media del periodo necessario per superare completamente la malattia è stata calcolata in 84 giorni; 92, invece, quelli intercorsi in media dalla comparsa dei disturbi fino all’ultima visita del personale medico. Alla faccia di chi, per pompare la propaganda vaccinale nei giovani, raccontava che dalle miocarditi si usciva in un paio di settimane, con una terapia blanda. Spesso, sfruttando pure un paragone insostenibile sul piano logico: ci sono, in proporzione, più miocarditi da Covid che da vaccino. Il Covid, però, bisogna prenderlo. L’impatto dell’infiammazione al cuore, purtroppo, condiziona sensibilmente la qualità della vita. A portare a termine il questionario su questo aspetto specifico sono stati 249 pazienti statunitensi. Il 2% di loro ha riscontrato difficoltà addirittura con la cura quotidiana di sé; il 5% aveva problemi di mobilità; il 20% pativa limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane; il 30% lamentava ancora dolori; e addirittura il 46% - quindi, poco meno della metà del campione - segnalava depressione e ansia. Peraltro, 151 ragazzi sono stati monitorati anche attraverso risonanze magnetiche cardiache e in 81 di loro (il 54% del totale) c’erano anomalie. Alla fine del follow up, il 68% dei pazienti ha comunque ricevuto il via libera per svolgere attività fisica.L’articolo ha acceso un vivace dibattito tra gli esperti americani. Non solo perché, a finanziarlo, sono stati i Cdc, ai quali è stato rimproverato di aver sottovalutato a lungo la questione e di aver promosso ossessivamente la somministrazione dei booster, esponendo una popolazione scarsamente suscettibile alle conseguenze gravi del coronavirus al rischio di pesanti reazioni avverse alle punture a mRna. Una curiosa coincidenza ha voluto, infatti, che proprio in questo periodo, il New York Presbyterian hospital facesse trasmettere uno spot tv sulle miocarditi negli adolescenti, che a diversi osservatori è apparso sia come la spia dell’aumento di casi (per la serie: occhio a eventuali sintomi), sia un tentativo di minimizzare e «normalizzare» la patologia, peraltro senza mai citare il possibile ruolo dei vaccini. Particolarmente critico è stato il professor Vinay Prasad, dell’Università di San Francisco, autore di podcast molto seguiti negli Stati Uniti. Oltre a lamentare l’assenza di un’osservazione sistematica degli episodi di miocardite asintomatica - soltanto in Thailandia è stato tentato questo genere d’indagine - lo scienziato ha suggerito una serie di accorgimenti che sarebbe stato opportuno prendere, per ridurre al minimo le occorrenze di effetti collaterali cardiaci: diminuire le dosi, aumentare il periodo intercorrente tra prima e seconda puntura, garantire esenzioni a chi avesse già sviluppato un’immunità naturale. Mal comune, mezzo gaudio: come Oltreoceano, pure da noi si continuano a inseguire i ragazzini con la siringa. Ieri, una circolare del ministero della Salute ha dato l’ok ai richiami con i bivalenti per gli over 12. Intanto, di investigare bene sui danni da vaccino, non se ne parla. Non prima che, a Palazzo Chigi, sia cambiata l’aria.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)