2025-03-31
Giovani in crisi usati come arma anti destra
Su «Repubblica», Natalia Aspesi e lo psichiatra Vittorio Lingiardi sfruttano la serie «Adolescence» per attaccare Trump. La sinistra, invece di riflettere sulle cause profonde della rabbia e del disagio soprattutto maschile, preferisce tirare fuori il fascismo perenne.Era solo questione di tempo. Attendevamo con una certa ansia il momento in cui qualche illustre commentatore avrebbe colto l’occasione di sfruttare il clamoroso successo della serie Adolescence per lanciare l’allarme sul pericolo costituito dalla avanzata globale delle destre. Ci hanno pensato ieri su Repubblica Natalia Aspesi e lo psichiatra Vittorio Lingiardi. Prima hanno esaminato, anche con una certa profondità, il disagio giovanile contemporaneo, in particolare quello dei cosiddetti Incel, i celibi involontari, giovani maschi rabbiosi che si riuniscono per lo più in gruppi online. Niente di originale, per carità: Claudio Risé aveva scritto pagine illuminanti sul tema ben prima che la «sinistrosfera» si interessasse al fenomeno. Adolescence racconta di un ragazzino tredicenne che uccide una compagna di scuola che lo aveva rifiutato e preso in giro. Il protagonista non può certo essere scelto come emblema di una intera generazione, poiché rappresenta un caso estremo, ma rivela comunque alcune inquietanti fragilità e patologie degli adolescenti odierni. Questioni che meritano eccome d’essere indagate, ma ci sarebbe bisogno di farlo con mente aperta e disponibilità all’autocritica. E invece Aspesi e Lingiardi, dopo un discreto inizio, finiscono nel consueto luogo comune. Alla fine del dialogo, Aspesi domanda: «Come influisce il fatto che siano più i ragazzi giovani rispetto alle ragazze a votare per l’estrema destra?». Domanda curiosa, visto che Adolescence parla di un tredicenne e prende in considerazione i problemi di una fascia di popolazione che ancora non vota e certo non milita in formazioni destrorse (altrimenti uscirebbe di casa e sarebbe inserita in una comunità, evitando certe derive). Ma sentiamo la risposta di Lingiardi: «Forse ha a che fare col fatto che i ragazzi vivono la società democratica anche come luogo di liberazione femminile, cosa che molti di loro temono e non vogliono. Le dinamiche psicologiche legate al genere e all’identità oggi pesano molto in politica. E vengono usate per veicolare le rabbie della “maschiosfera”. La prima cosa che ha fatto Trump è stata dire basta con la complessità dei discorsi sul genere. Esistono solo maschi e femmine. Detto così è anche un modo per ristabilire una tradizione. Non certo dalla parte delle donne». Il ragionamento è appena abbozzato, ma pare di capire che il punto sia: le destre odierne sfruttano la rabbia maschile per imporsi, e in questo modo fomentano ulteriormente l’odio, in particolare quello contro le donne e le minoranze.In realtà, tutto questo con Adolescence non c’entra un tubo. Uno degli sceneggiatori, Jack Thorne, ha raccontato al Telegraph di essere molto preoccupato dall’impatto dei dispositivi digitali, dai contenuti a cui i ragazzi accendono. Cita i video di Andrew Tate, ex kickboxer e imprenditore britannico divenuto l’emblema della misoginia online. Ecco, sarebbe il caso di specificare che Tate (figura certo discutibile, ma che è un po' eccessivo presentare come il peggiore dei cattivi maestri) non ha nulla a che fare con la «destra estrema»: tra le altre cose, a proposito di minoranze discriminate, si è convertito all’islam. Jack Thorne, per altro, non insiste più di tanto su Tate. Anzi spiega di aver messo molto di sé nella serie: «Ricordo di essere stato quel ragazzino inadeguato», dice. «Ho un disturbo dello spettro autistico e quella è la storia della mia adolescenza. Non dico che Jamie sia come me, ma ricordo che guardando gli altri pensavo: non vedo come potrei essere coinvolto nella tua conversazione o nella tua vita. Ricordo di essermi detestato e penso che in Jamie ci siano tutti questi aspetti. Un odio di sé reale e profondo». Che c’entra la politica, dunque? Beh, forse un po’ c’entra, e c’entra pure la questione dei ruoli di genere, ma non nel mondo in cui pensano Aspesi e Lingiardi. La tesi dello psichiatra sulla battaglia di Trump contro l’ideologia gender ricalca quasi perfettamente ciò che ha scritto Judith Butler (semplificando: la madrina del gender) in un lungo articolo su The London Review of Books, appena tradotto e ripubblicato da Internazionale. Prevedibilmente, la Butler evoca la solita e inesistente internazionale nera che, animata da odio feroce verso le minoranze, vorrebbe creare una società autoritaria e discriminatoria, colpendo tutti i marginali che chiedono soltanto rispetto e riconoscimento. Siamo sempre lì: se l’odio e la violenza esistono è colpa della destra, del presunto fascismo primordiale che i progressisti cercano meritoriamente di eliminare tramite l’ingegneria sociale, ma che i conservatori cattivi continuano a mantenere vivo per poter comandare. Detta con semplicità: sono scemenze. Contro il gender si è sviluppata una rivolta, e non una «crociata», come sostiene Butler. È avvenuto perché i sostenitori di quelle teorie, prive di basi scientifiche e filosoficamente pasticciate, hanno superato ogni limite, ispirando politiche censorie e intolleranti. Non si sono limitati a mettere in discussione i «ruoli di genere», ma hanno attaccato i fondamenti biologici dell’essere umano. Hanno tentato di creare un mondo artificiale del tutto analogo a quello proposto dai sostenitori della rivoluzione digitale, di cui sono corollario, anzi parte integrante (non è un caso che per lo più queste idee siano state veicolate sul Web). Certo, se esistono disagio e violenza non è per via del cosiddetto gender. Questo, tuttavia, ha giocato un ruolo: non solo contribuendo a distaccare dalla realtà le nuove generazioni, ma anche provvedendo a mostrificare la mascolinità. Cosa che ha danneggiato enormemente i giovani maschi, i quali sono stati messi - da innocenti - sul banco degli imputati, e privati di punti di riferimento solidi e positivi. Siamo consapevoli, in ogni caso, che una riflessione seria su questi temi non si farà. Da sinistra continueranno a sostenere che se il male esiste è colpa dell’ur-fascismo di cui tutte le destre sono impegnate. Continueranno a presentarsi come il Bene in alternativa al Male assoluto, alimentando ulteriormente odio e divisioni, demonizzando tutto ciò che esula dal mainstream. Anche per questo continueranno a perdere, o a trionfare imponendosi con violenza e sopraffazione. Con lo stesso autoritarismo tossico e «patriarcale» che fingono di voler eliminare.
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