2024-04-29
Giorgia ci mette la faccia per cambiare Bruxelles
Giorgia Meloni ieri a Pescara ha rivendicato i meriti del suo governo. Dall’aumento dell’occupazione alla tenuta dei conti pubblici messi a dura prova dai bonus del governo giallorosso di Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio ha rimarcato che la demonizzazione della maggioranza di centrodestra da lei guidata non soltanto era ingiustificata ma, come si è visto con lo spread che è calato invece di aumentare, era contraria alla verità. Se qualcuno immaginava che, con una donna a Palazzo Chigi, e per di più con un’esponente che mai ha rinnegato la propria storia, l’Italia sarebbe stata isolata nel consesso internazionale, Giorgia Meloni ha dimostrato che non c’era nulla di più falso, perché oggi il nostro Paese, grazie a un premier che è in grado di interloquire direttamente con tutti i leader mondiali, ha più peso di prima, forse addirittura di quando a condurlo era Mario Draghi.Tuttavia, la parte interessante del discorso della leader di Fratelli d’Italia non è quella riguardante la rivendicazione dei successi conseguiti, pur tra mille difficoltà, nell’ultimo anno e mezzo. A parer mio l’intervento merita più attenzione per quanto riguarda il futuro più che il passato. Dell’ultimo anno e mezzo, dai decreti per fermare i migranti a quelli per riuscire a dare qualche soldo in più alle famiglie nonostante i 5 stelle abbiano svuotato le casse pubbliche, sappiamo tutto o quasi. Perciò ieri a Pescara non si è svelato nulla di nuovo. Tuttavia c’è un aspetto delle parole del presidente del Consiglio che merita attenzione. Annunciando la sua candidatura, Giorgia Meloni ha detto che così come si è impegnata a cambiare l’Italia (e lo stop al reddito di cittadinanza e al super bonus per i ricchi vanno in questa direzione), è pronta a costituire un fronte per cambiare l’Europa.I lettori della Verità conoscono bene le nostre opinioni su alcune delle follie che la Ue ci propina. Dalla transizione energetica a quella sessuale, dagli interventi sulla concorrenza a quelli sui migranti, Bruxelles prefigura un’Europa di alieni, fatta di diritti per le minoranze ma mai di doveri e, soprattutto, senza alcun rispetto delle maggioranze. Secondo i burocrati che guidano l’Unione, dovremmo rinunciare all’automobile a benzina e pure al riscaldamento a gas per adottare alternative che non ci sono e quando esistono sono un’esclusiva per i ceti più abbienti. Quello che vogliono i vertici dell’Unione è un continente dalle porte aperte agli immigrati, ma che chiude gli occhi sulla realtà e sullo spopolamento delle nostre nazioni. È un’Europa che vuole regolare i tappi delle bottigliette di plastica, senza rendersi conto che la globalizzazione ha fatto saltare qualsiasi tappo imposto da una nomenklatura che crede di poter normalizzare il mondo e non si accorge che il mondo sta schiacciando noi. Sì, la parte più interessante del discorso di Giorgia Meloni è quella che ha riguardato la Ue e la possibilità di cambiare le regole che fino a oggi, dall’agricoltura alle compagnie aeree di bandiera, ci ha complicato la vita. Provate a pensarci: se ancora stiamo discutendo della fusione tra ciò che resta dell’Alitalia e Lufthansa, è perché l’Europa dei conflitti d’interessi non sa e non può decidere. Se oggi la commissaria europea non ha ancora dato via libera all’operazione tra Italia e Germania, è solo perché la Francia si è messa di traverso e dunque cerca ogni pretesto per ritardare un’alleanza che la mette in difficoltà. Ma non c’è solo il caso Ita. Ci sono i nostri prodotti, che nel resto d’Europa sono messi in difficoltà. E poi ci sono le banche, le nostre da sempre attenzionate e punite mentre quelle tedesche sono ignorate e premiate. Quindi bisogna aggiungere l’acciaio, che oltre a essere penalizzato dalle procure italiane è nel mirino di Bruxelles. Sì, gli argomenti su cui l’Europa ci mette i bastoni fra le ruote sono moltissimi e purtroppo fondamentali per la crescita del nostro Paese. È per questo che il discorso di Pescara è interessante. Candidandosi e mettendoci la faccia, Giorgia Meloni ha detto che c’è un solo modo per cambiare questa deriva ed è votarla. Mettere la crocetta sui simboli dei partiti di centrodestra. Il che non significa uscire dall’Europa, come qualche sciocco racconta, ma correggerne la direzione. Se la Ue continua su questa strada, piegandosi al furore ideologico della sinistra, finirà per andare a sbattere, facendoci uscire di strada. Perché su energia, agricoltura e scelte etiche non serve l’ideologia, ma il buonsenso. Ed è quello che rivendica il premier. Se c’è un modo per cambiare l’Europa e indirizzarla verso un futuro che non sia fatto di regole stupide e vessatorie, la sola possibilità è cambiare i vertici della Ue. Per anni siamo stati guidati da una maggioranza in cui erano i socialisti (cioè gli ex comunisti) a governare. Se ci vogliamo salvare, con le elezioni del 9 giugno dobbiamo cambiare. Svoltare è possibile: basta volerlo.