2023-10-04
Giorgetti chiede un fondo salva-assicurati
Giancarlo Giorgetti (Ania)
La sfida del ministro alle compagnie: seguite l’esempio delle banche e con le vostre risorse create uno strumento che tuteli dai crac chi sottoscrive una polizza. Maria Bianca Farina (Ania): per gestire i nuovi fenomeni legati ai flussi migratori servono risposte europee comuni.Basta soldi pubblici a pioggia, bisogna cambiare le garanzie statali che dovranno essere usate solo per investimenti sostenibili. Parola del ministro dell’Economia. Giancarlo Giorgetti, che ieri è intervenuto in videocollegamento all’Insurance Summit dell’Ania, l’associazione delle compagnie assicurative. Secondo Giorgetti è dunque arrivato il «tempo di prevedere l’istituzione da parte degli operatori del settore di un fondo a garanzia degli assicurati, come già da tempo è stato disciplinato nell’ambito del settore bancario». L’obiettivo ha spiegato, sarebbe quella di garantire la tutela degli assicurati soprattutto nel ramo vita, in modo da sostenerne la fiducia nel mercato e concorrere alla stabilità del sistema finanziario. Nessun riferimento diretto a Eurovita, la compagnia finita in amministrazione straordinaria, ma è chiaro che il fondo potrebbe rappresentare un paracadute per altre imprese che si dovessero trovare in difficoltà, senza dover richiedere l’intervento dei big del comparto. Per il ministro va quindi replicato lo strumento utilizzato nel settore bancario. La presidente di Ania, Maria Bianca Farina, ha invece sottolineato che per gestire le nuove sfide, dai flussi migratori all’invecchiamento della popolazione, servono risposte europee comuni.Nel frattempo, il Mef sta preparando un nuovo schema nazionale per sostenere investimenti a elevata addizionalità, che possa agevolare l’adeguamento della dotazione infrastrutturale del Paese e sostenere l'attrazione di capitali nella prevenzione dei rischi naturali e degli effetti del cambiamento climatico. Accanto a questo, c’è l'intenzione di valorizzare un ruolo di Sace come società di garanzia e riassicurazione. L’esecutivo sta lavorando a una iniziativa di «portata sistemica, che segnerà un deciso cambio di passo nel modo in cui finanziamo la spesa per investimenti su infrastrutture di pubblico interesse. Penso, infatti, che la combinazione tra un ruolo di indirizzo generale e di garanzia parziale da parte dello Stato per attrarre capitali pazienti debba rappresentare un cambiamento rispetto alla logica secondo cui gli investimenti sui beni comuni si debbano fare necessariamente con finanziamenti a fondo perduto», ha detto il ministro. Che come esempio ha evocato il Fondo infrastrutturale istituito da Ania e gestito da F2i, «in cui il capitale è conferito dalle imprese di assicurazione. Il governo vuole, inoltre, spingere la copertura assicurativa contro le catastrofi. A fronte di un patrimonio immobiliare (persone fisiche e imprese) stimato in circa 8.000 miliardi, ha fatto notare Giorgetti, la quota assicurata è pari a solo 675 miliardi di euro: circa il 9%, contro una media che, in Francia e in Germania, è intorno al 60%. Quanto ai fondi pensione e alle polizze sanitarie, «il peso del welfare anziano del primo pilastro pubblico è il convitato di pietra di ogni proposta di riduzione strutturale del cuneo contributivo, con ovvie conseguenze negative sulla produttività del lavoro, sull’accumulazione di capitale, sulla crescita economica», ha chiarito Giorgetti, sottolineando che «serve fare ciò che non è stato fatto sino a oggi: rafforzare, specie per le nuove generazioni, la partecipazione al secondo e al terzo pilastro, incentivando la diffusione di prodotti che combinino la componente a capitalizzazione reale con quella assicurativa e incorporare i rischi di longevity».Al summit dell’Ania ieri ha partecipato anche il presidente dell’Ivass (il Garante delle assicurazioni), Luigi Federico Signorini. In merito ad alcune ipotesi di revisione di Solvency 2 (la direttiva dell'Unione europea per il settore assicurativo) orientate a sostenere ulteriori allentamenti dei requisiti patrimoniali, Signorini è convinto che «accrescere la leva finanziaria del sistema assicurativo andrebbe nella direzione opposta rispetto a quella compiuta dalla regolamentazione bancaria dopo la grande crisi del 2008, che mise appunto in evidenza i gravi riflessi reali dell’instabilità finanziaria, e richiederebbe dunque una seria riflessione sul rapporto tra rischi e presunti benefici. L’Ivass sta intanto lavorando «all'elaborazione di analisi tecniche, per fornire supporto al legislatore e contribuire a definire e attuare un sistema organico di protezione contro i danni derivanti da catastrofi naturali (non solo di origine climatica) che poggi sulla collaborazione tra pubblico e privato, valorizzando il ruolo delle imprese di assicurazione nel risarcimento ex post dei danni derivanti dal verificarsi di calamità e nella mitigazione ex ante di tali rischi, e anche guardando al panorama delle scelte effettuate a livello internazionale», ha continuato Signorini aggiungendo che l’Autorità «partecipa ai lavori del Tavolo per la finanza sostenibile presieduto dal Mef, coordinando il gruppo di lavoro dedicato alla scarsa copertura dei rischi catastrofali», ha aggiunto. Ricordando anche che siamo, dopo la Grecia, il Paese europeo con il più ampio divario tra l’esposizione alle calamità naturali (elevata) e l’entità della relativa copertura assicurativa (scarsa)».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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