2023-07-31
Caro Pichetto Fratin, le lacrime vengono a noi
Gilberto Pichetto Fratin (Ansa)
Caro Gilberto Pichetto Fratin, caro ministro dell’Ambiente, spero non si commuova se le scrivo questa cartolina dopo aver visto le sue lacrime al Giffoni Festival. Una ventisettenne, scrittrice e attrice probabilmente in cerca di visibilità, s’è messa a frignare, dichiarandosi in preda all’ecoansia, e lei ha pensato di condividere il pianto, tirando in ballo pure i suoi inconsapevoli nipoti.Singhiozzi a volontà: del resto eravate protagonisti di un festival cinematografico, no? Bene: avete dimostrato di sapere stare sul set. Le confesso che, presi dalla scena, per poco ci stavamo per mettere a piangere pure noi, caro ministro. Se non avessimo già pianto abbastanza nel vederla su quella poltrona… Lei, infatti, si candida a essere il Toninelli del governo Meloni. Già la partenza è stata bruciante: la premier l’aveva indicato come ministro della Pubblica amministrazione, e lei esultò. «Con voce ferma. Al lavoro per il futuro dell’Italia», scrisse sui social. I suoi follower la avvertirono: «Guardi che non è ministro per la Pubblica amministrazione, ma per l’Ambiente». La sua voce ferma si spezzò per un attimo, anche perché al telefono con Nino Luca del Corriere Tv dimostrò di non conoscere neppure il nome del ministero che le avevano assegnato. «Ambiente? O com’è che si chiama ora?», chiese con voce non proprio ferma. Dopo di che esultò con soddisfazione, assicurando che sul tema era preparatissimo. Infatti alla prima uscita ufficiale in Lussemburgo si fece accompagnare dal suo predecessore, Roberto Cingolani. «Allora mi spieghi tutto tu, vero?», gli chiese. Del resto come un Pichetto vale un Fratin, così una poltrona vale un’altra per lei che di poltrone ne ha occupate tante fin da quando giovanissimo cominciò la sua carriera come consigliere comunale per il Partito Repubblicano. Vicesindaco di Biella, poi assessore all’urbanistica, quindi assessore regionale all’industria (prima) e al bilancio (poi), coordinatore di Forza Italia in Piemonte fino al flop del partito nel 2018, viceministro nel governo Draghi e finalmente ministro nel governo Meloni: è stato così impegnato a occupare poltrone che non ha potuto imparare bene le lingue: in un vertice internazionale infatti le fecero una domanda sul «compromesso», ma lei capì «complimenti». Come stupirsi? Alle sue prime uscite si è anche distinto per aver confuso il Consiglio europeo (massimo organo Ue) con il Consiglio d’Europa (organismo esterno alla Ue) e per aver ribattezzato il Ttf, il mercato del gas, chiamandolo Tte. Del resto, si sa: quando c’è la padronanza della materia c’è tutto. Ma è così che si diventa dei Toninelli. Ci pensi. Si applichi. Si inventi, che ne so, un tunnel nell’Etna, per fare il paio con il tunnel nel Brennero del mitico grillino. O faccia anche lei un proclama a favore dell’auto elettrica, dopo aver comprato un Suv Diesel. E poi continui a ripetere, come sta facendo, i suoi appelli in stile Greta Thunberg sul cambiamento climatico, magari piangendo ancora un po’ insieme a qualche giovane attrice con l’ecoansia. Vedrà che ce la farà: avanti di questo passo le cresceranno pure i capelli ricci alla Toninelli e finalmente anche a noi verranno le lacrime agli occhi. Per le risate, però.
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