2021-12-31
I club di serie A dimezzati dal virus. Stadi, stop ai ticket per i match clou
Paura per un focolaio a Dubai dove numerosi atleti europei trascorrono le vacanze. Guai anche in Spagna e Inghilterra.I corsi e ricorsi della Storia non risparmiano il pallone, tanto meno la serie A. Avevamo lasciato il campionato nel bel mezzo di una lotta senza quartiere tra Inter, Milan e compagnia calciante per la vetta della classifica, lo ritroviamo dopo la sosta natalizia in una riedizione sportiva della Storia della colonna infame, il saggio di Alessandro Manzoni sulla peste. Le vacanze al ricco sole di Dubai della maggioranza dei calciatori professionisti hanno alzato il morale, ma insidiato il sistema immunitario. Il Covid, nella sua variante Omicron, sta contando i suoi bersagli col pallottoliere. A oggi, nella massima serie nazionale, risulterebbero positivi due componenti del gruppo squadra dell’Atalanta, tre giocatori del Bologna (Marco Molla, Nicolas Viola, Nicolas Dominguez), tre dell’Empoli, un giocatore della Fiorentina e tre membri dello staff viola, Domenico Criscito e l’allenatore Andriy Shevchenko per il Genoa, Victor Osimhen e Hirving Lozano nel Napoli, ben sei atleti della Salernitana, due del Sassuolo, quattro dello Spezia (Viktor Kovalenko, Rey Manaj, Petko Hristov, Mbala Nzola), Simone Verdi, un collega di rosa e un membro del gruppo granata per il Torino, Giangiacomo Magnani nell’Hellas Verona. Fosse solo quello il problema. A Dubai, pare, si è innescato un focolaio che ha coinvolto numerosi atleti di tutti i campionati d’Europa e le notizie sugli esiti dei tamponi paiono solo all’inizio: a trascorrere le vacanze negli Emirati arabi c’erano anche gli juventini Alvaro Morata, Dejan Kulusevski, Matthijs De Ligt, oltre a Leonardo Bonucci, invitato per ritirare il premio Globe soccer awards 2021 come miglior difensore dell’anno. Ma c’erano pure il milanista Theo Hernandez, gli interisti Lautaro Martinez e Stefan De Vrij, il napoletano Dries Mertens, il romanista Gianluca Mancini, per citarne alcuni. Si attende l’esito dei loro test e non è difficile immaginare che sia dalle parti della Continassa, sia all’ombra della Madonnina, Allegri, Pioli e Simone Inzaghi si stiano sbizzarrendo con i riti apotropaici. Il rischio di ritrovarsi alla ripresa del campionato, giovedì 6 gennaio, con le rose falcidiate, è concreto. Se l’Italia trema, Inghilterra, Spagna e Francia piangono. Nella Ligue 1 francese, il Lione annovera ben sette positivi al virus, tra cui l’ex brasiliano rossonero Lucas Paquetà, rimasto in terra araba in isolamento. Il terremoto maggiore però è avvenuto in Premier league. L’ultima partita rinviata è stata Everton - Newcastle in programma ieri: la squadra ospite, tra casi Covid e infortuni, non poteva schierare il numero richiesto di giocatori disponibili per il match (13 giocatori di movimento e un portiere). Si tratta della sedicesima sfida posticipata nella massima serie inglese nel solo mese di dicembre. L’emergenza non risparmia nemmeno la Liga spagnola. A oggi, quattro giocatori sono risultati positivi al tampone nel Barcellona, cinque nel Levante, tre membri del gruppo squadra nel Siviglia, non scordando il Real Madrid di Carlo Ancelotti: Courtois, Valverde, Camavinga e Vinicius jr gli isolati di adesso, ma prima delle vacanze natalizie altri sette loro compagni di squadra avevano contratto il coronavirus, incluso l’allenatore in seconda Davide Ancelotti, figlio di Carlo. Nel frattempo le normative sugli accessi agli stadi in serie A si fanno più stringenti con il nuovo decreto. Le capienze massime di tifosi previste saranno al 50% per gli impianti all’aperto e al 35% per quelli coperti e l’applicazione delle regole sarà immediata, già dal turno infrasettimanale di giovedì prossimo. Una riduzione di pubblico significativa, non consistente come quella prevista in Francia, dove per tutto il mese di gennaio agli eventi all’aperto non potranno presenziare più di cinquemila spettatori e a quelli al chiuso non oltre duemila. Dopo il varo delle nuove misure, molte società sono corse ai ripari bloccando la vendita dei biglietti. La Juventus ha già deciso di farlo per le prossime tre partite previste allo Juventus stadium: «In attesa di ulteriori delucidazioni e conferme circa la capienza di pubblico ridotta negli stadi, la vendita dei biglietti per le gare contro Napoli, Udinese e Sampdoria è sospesa, nei prossimi giorni verranno fornite informazioni circa le modalità d’accesso alle prossime partite per chi fosse già in possesso del tagliando», si legge in un comunicato diramato dal club sabaudo. I giallorossi della Roma non sono da meno. In vista del match contro la Juve erano già stati venduti quarantaduemila biglietti. «Nei prossimi giorni forniremo informazioni circa le modalità di accesso alle sfide», fanno sapere. Il Napoli ha sospeso la vendita per l’incontro di Europa league contro il Barcellona, previsto per il 24 febbraio, per poter «predisporre un nuovo riallineamento nella mappa dei posti a sedere», oltre a quella per gli incontri con Sampdoria e Fiorentina. Stessa musica in casa interista. Inter e Juve peraltro starebbero valutando il rinvio della finale di Supercoppa italiana in programma per il 12 gennaio alle 21, ma occorre il benestare della Lega calcio. Sempre in casa Inter fa discutere la confessione di Lukaku: «Al Chelsea non sono contento. Mi scuso coi tifosi dell’Inter e spero di tornare a vincere con la maglia nerazzurra».
La leggendaria bacchetta svela le ragioni che l’hanno portato a fondare una vera e propria Accademia per direttori d’orchestra, che dal 2015 gira il mondo per non disperdere quel patrimonio di conoscenze sul repertorio operistico che ha ereditato dai giganti della scuola italiana.
Ll’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti (Ansa). Nel riquadro la copertina del numero di «Panorama» da oggi in edicola