
Esce il report sulla qualità della sanità fatto dalla creatura del gastroenterologo-prezzemolino cui non piace la trasparenza sui bilanci. In classifica si piazzano meglio gli enti che hanno fatto affidamenti alla Fondazione.Riecco i pagelloni di Gimbe, la fondazione del gastroenterologo Nino Cartabellotta e famiglia da 1,2 milioni di euro di bilancio, che questa volta si erge a custode dei Livelli essenziali di assistenza (Lea): «Nel 2023», sostiene l’organizzazione, «solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura». Per ciascuna Regione sono state valutate le variazioni tra il 2022 e l’anno seguente e il posizionamento nelle tre aree della prevenzione, dell’assistenza distrettuale e di quella ospedaliera. Le promosse, coincidenza, sono tutte amministrate da giunte di centrosinistra. E al Sud la differenza è ancora più evidente: Gimbe promuove solo «Puglia, Campania e Sardegna». Ma c’è un altro aspetto, che non è di natura politica. La fondazione da anni assegna le pagelle proprio mentre incassa da quelle stesse Regioni affidamenti e consulenze. Nella narrazione di Cartabellotta viene specificato che la fondazione «ha condotto un’analisi indipendente», ma emerge un paradosso: chi non raggiunge i Lea paga per farsi dire che la situazione è critica (ma probabilmente migliorerà nella prossima classifica); chi li raggiunge paga per sentirsi confermare che tutto funziona (o migliora le sue performance). E Gimbe, in mezzo, a recitare la parte del controllore che, però, spesso svolge pure la funzione del consulente. Il meccanismo appare semplice ma spietato: il ministero della Salute pubblica la Relazione sul monitoraggio dei Lea, Gimbe la rielabora in salsa mediatica e le Regioni che si sono affidate al team del professor Cartabellotta spesso si ritrovano, combinazione, nel registro dei buoni. Piemonte (quinta in classifica), Umbria (settima), Toscana (seconda) ed Emilia-Romagna (terza), Regioni promosse e di vertice, hanno pagato studi e analisi. Con punteggi da primato: anche la Puglia (decima), «unica Regione del Sud», valuta Gimbe, presenta «punteggi simili a quelli del Nord». Ma la fondazione ha firmato un contratto con l’Asl Bari per un «report sugli indicatori del Nuovo sistema di garanzia relativi all’Azienda». Come la Toscana: «Affidamento diretto della Regione (8 aprile 2024, ndr). Stesso report. E nel 2025 è rintracciabile online un pagamento a Gimbe da 47.580 euro. Emilia-Romagna: «Affidamento diretto del 14 giugno 2024 per la predisposizione di un report sulla performance del sistema di emergenza-urgenza». Il pagamento deve essere avvenuto quest’anno, al costo di 39.000 euro. Mentre nel 2023, proprio per «le performance relativamente ai Lea», erano stati erogati a Gimbe 38.000 euro. Piemonte: «Progetto sul Registro regionale della ricerca clinica, formalizzato nel 2024 con delibera del 18 marzo 2022». Umbria: «Corso di formazione sulle infezioni ospedaliere finanziato con fondi Pnrr, affidamento diretto del 9 aprile 2025 da Azienda Ospedaliera di Terni e Asl regionali». La Calabria, che nel comunicato viene definita comunque inadempiente, anche se con «+41 punti rispetto al 2022», ha affidato a Gimbe uno studio sui fabbisogni e sulle liste d’attesa da 80.000 euro più Iva. La fondazione l’ha punita a metà. Con Gimbe nella doppia veste di arbitro e di fornitore. Stando alla relazione della fondazione, «nel 2023 otto Regioni hanno registrato un peggioramento rispetto all’anno precedente, seppure con gap variabili»: a perdere almeno 10 punti «sono Lazio (-10), Sicilia (-11), Lombardia (-14) e Basilicata (-19)». Tutte amministrate, coincidenza, dal centrodestra. Eppure proprio la Basilicata ha commissionato a Gimbe un progetto formativo biennale da parte dell’Asl di Potenza, affidato il 2 dicembre 2024. La Regione peggiora, Gimbe certifica il disastro e intanto incassa un affidamento pubblico per «formare» i professionisti lucani. Chissà se nella prossima classifica il punteggio, grazie al metodo Gimbe, sarà nettamente migliorato. Anche la Valle d’Aosta, sempre secondo la tabella Gimbe, sarebbe in grave difficoltà sui Lea. Ed ecco spuntare dall’Assessorato alla Sanità regionale, a settembre 2024, un incarico per un report proprio sugli indicatori Lea. Il comunicato conclude che «il monitoraggio Lea certifica ancora una volta che la tutela della salute dipende in larga misura dalla Regione di residenza». Vero. Ma è altrettanto vero che la tenuta del bilancio di Gimbe dipende in larga misura dalle Regioni che finanziano. Eppure, nonostante le richieste pubbliche di alcuni parlamentari, la trasparenza non sembra essere di casa a Bologna, dove ha sede la fondazione guidata da Cartabellotta, dalla moglie, pediatra, Giuseppina Drago, e da due dei suoi tre figli, consiglieri del Cda. Trasparenza a parte, però, anche il metodo di valutazione sembra scricchiolare. In Liguria (Regione finita all’undicesimo posto, passando in classifica dall’area verde a quella gialla) l’assessore alla Sanità Massimo Nicolò è sceso nel dettaglio: «I risultati dell’analisi della Fondazione Gimbe sulla qualità della prevenzione sanitaria in Liguria nel 2023 sono stati influenzati da un disallineamento nella trasmissione dei dati, il problema è stato risolto nel 2024». Ma gli esperti in pagella non devono essersene accorti. Non è andata meglio con la Lombardia, che Gimbe ha indicato come in calo di 14 punti e quasi maglia nera. La risposta del sottosegretario all’Autonomia Mauro Piazza è stata secca: «Strumentalizzazioni e dati distorti». Poi ha spiegato che il punteggio totale usato dalla fondazione non coincide con «i punteggi per area del ministero». Infine, ha sottolineato che «è fondamentale distinguere tra punteggio totale, punteggi per area e indicatori», perché «la somma dei punteggi per area non equivale a una singola «perdita» di 14 punti in tutte le aree». Cartabellotta sentenzia che «la riduzione delle performance anche in Regioni storicamente solide dimostra che la tenuta del Servizio sanitario nazionale non è più garantita nemmeno nei territori con maggiore disponibilità di risorse o reputazione sanitaria»; tuttavia, come aveva sottolineato il senatore leghista Claudio Borghi: «Certo che se Gimbe prende i soldi dell’Emilia-Romagna e poi fa lei le classifiche dove dice che la sanità migliore è proprio quella dell’Emilia-Romagna…». Se le classifiche finiscono col somigliare a un gioco delle tre carte, con promossi, bocciati e rimandati che alla fine passano quasi tutti dalla stessa cassa, la vera emergenza non sembra più essere nei Lea, ma in chi pretende di misurarli.
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