2023-04-15
Giletti sepolto sotto una montagna di balle
Smentite dai pm le voci sui soldi in nero a Salvatore Baiardo. Che però è stato perquisito nella inchiesta su Silvio Berlusconi per un presunto scatto offerto a diverse televisioni. In Italia giovedì l’informazione ha vissuto un inspiegabile corto circuito. Verso mezzogiorno con una mail di poche righe La 7 ha dato il benservito a Massimo Giletti e ha chiuso in anticipo di due mesi la sua trasmissione Non è l’Arena. Il messaggio era firmato direttamente dal patron Urbano Cairo. Le motivazioni non erano specificate. E allora è partito un incredibile tam tam. Open, il sito fondato da uno dei più celebri anchorman della rete, Enrico Mentana, ha citato «la voce corsa in tutte le redazioni di perquisizioni della Dia a casa di Massimo Giletti o nella sede della redazione di Non è l’Arena». Il sito aveva anche sottolineato che gli scoop di Giletti non erano piaciuti a inquirenti e carabinieri del Ros, ma aveva concluso: «C’è anche chi ritiene […] che in realtà si sia esaurito il rapporto di fiducia tra Giletti e il suo editore e tutto il resto sia solo fantasia». Una saggia annotazione che, però, i giornalisti delle altre testate hanno ignorato. Infatti nelle redazioni hanno iniziato a circolare indiscrezioni, su «un presunto intervento della Dia (Direzione investigativa antimafia) a proposito delle svariate “rivelazioni” su Matteo Messina Denaro concesse a Non è l’Arena da Salvatore Baiardo, uomo di fiducia dei fratelli Graviano». A un certo punto si è pure diffusa la notizia che la Dia aveva «beccato Giletti dare 30.000 euro a Baiardo». Ma la perquisizione al conduttore, che tutti i media davano ormai per sicura, era una colossale fake news. E non è bastata la smentita serale dello stesso giornalista a fermare le rotative: «È tutto falso» aveva giurato, «non c’è stata alcuna perquisizione nella mia abitazione. Nessuna notifica delle forze dell’ordine, nulla di nulla. Del resto era tutto facilmente verificabile e riscontrabile». Non per La Repubblica, però, che ieri ha pubblicato un fantasioso articolo intitolato «Giletti, si indaga su 48.000 euro versati al prestanome dei Graviano». Per i cronisti Baiardo sarebbe stato perquisito dagli uomini della Dia giovedì mattina. Il motivo? Leggiamo: «Al centro del fascicolo di Firenze c’è il compenso ricevuto da Baiardo per le sue ospitate e il contenuto delle sue dichiarazioni: si parla di almeno 48.000 euro, una parte dei quali, ipotizzano gli inquirenti, pagata in nero». Anche questa cifra era stata orecchiata da chi scrive (18.000 euro in chiaro e 30.000 in nero) come riferita dallo stesso Baiardo ad alcuni cronisti. Peccato che la Procura di Firenze ieri, con noi, abbia seccamente smentito quanto riportato inopinatamente dalla Repubblica: «A noi non risulta che ci siano stati pagamenti in nero e nei confronti del giornalista non ci sono state perquisizioni. Giletti non è stato perquisito né indagato e non è al centro dell’indagine nessun pagamento in nero a Baiardo».I magistrati confermano che, invece, c’è stata una perquisizione nei confronti di Baiardo, risalente a lunedì 27 marzo. Ma a innescarla non sono stati i presunti denari ricevuti dalla Fremantle, la società che produce Non è l’Arena (i pm lo ribadiscono con forza), ma altri motivi. A far muovere gli inquirenti, sono state proprio le dichiarazioni rilasciate da Giletti alla Procura in due diverse tornate. Dopo lo speciale del 5 novembre scorso («Fantasmi di mafia»), quello in cui Baiardo aveva buttato lì che il capo dei capi fosse malato e pronto a consegnarsi, la Procura di Firenze aveva convocato Giletti e questi, il 19 dicembre, aveva dovuto rispondere a una lunga serie di domande sul suo rapporto con Baiardo. Il testimone aveva deciso di non essere reticente per evitare di essere strumentalizzato da chi aveva favorito la latitanza dei fratelli Graviano e «preannunciato» l’arresto di Matteo Messina Denaro. In estate Baiardo aveva chiesto a Giletti di raggiungerlo con urgenza vicino a Milano. La stessa sera il conduttore si era recato presso la fonte, la quale gli aveva annunciato un clamoroso scoop in arrivo e gli aveva mostrato (senza fargliela toccare), a garanzia della bontà delle sue rivelazioni, una fotografia, una di quelle vecchie Polaroid degli anni ‘80-‘90. Nell’immagine Giletti aveva riconosciuto Berlusconi e il generale dei carabinieri Francesco Delfino, ma non la terza persona, che a detta di Baiardo era il mafioso Giuseppe Graviano. Giletti avrebbe detto ai magistrati di non poter garantire sull’autenticità di quello scatto, ma che, dopo alcune verifiche su Internet, era arrivato alla conclusione che il terzo soggetto potesse in effetti essere il malavitoso siciliano. Lo scatto immortalava i tre seduti all’aperto, probabilmente al tavolino di un bar, in abiti primaverili. Per Baiardo si trovavano sul lago d’Orta.Con i magistrati ha negato la ricostruzione di Giletti: «Non è vero, io sono stato anche perquisito, ma non hanno trovato niente». Ma come La Verità è in grado di rivelare il gelataio di Omegna aveva riferito dell’esistenza scatto (o addirittura lo aveva mostrato) anche ad altri giornalisti, per esempio, sembra già a gennaio, all’inviato di Report Paolo Mondani. Lo stesso Baiardo, a inizio marzo, aveva inviato a Giletti un selfie con lo stesso Mondani in cui chiedeva al conduttore se fosse stato lui a parlare all’inviato Rai «delle foto». Una domanda che magari serviva a confondere le acque o a scatenare un’asta tra trasmissioni concorrenti. Di certo, sempre utilizzando l’esca della competizione tra programmi, Baiardo era riuscito a ottenere alcuni pagamenti per le sue ospitate a Non è l’Arena. Ma dalla trasmissione hanno ribadito che, nel rispetto della policy aziendale, i pagamenti sono stati fatti tutti in chiaro e in modo tracciabile. Baiardo avrebbe incassato circa 25.000 euro per due speciali e due ospitate. Dopo l’arresto di Messina Denaro e le ulteriori puntate tv, Giletti è stato sentito nuovamente in Procura il 23 febbraio scorso e questa volta al centro della convocazione c’era un misterioso documento di cui Baiardo aveva parlato al conduttore: «Quando te lo mostrerò e leggerai quello che c’è scritto resterai senza parole e capirai che il rapporto tra Graviano e Berlusconi era reale, ma non potrò lasciartene una copia» avrebbe detto.Lo scorso 27 marzo Baiardo è stato sentito dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, quando ormai era calata la sera, presso il commissariato di San Lorenzo, in veste di testimone assistito nel procedimento fiorentino contro Berlusconi e Marcello Dell’Utri, essendo stato condannato in via definitiva per il favoreggiamento dei Graviano. «Sono stato chiamato ad assistere questo Baiardo verso le 20:30 di sera e siamo rimasti lì due o tre ore» ci ha raccontato l’avvocato Carlo Fabbri, già legale del pentito Francesco Marino Mannoia. Il difensore ci ha anche confermato che al centro del verbale c’era proprio la famosa foto.Dopo essere stato perquisito e interrogato Baiardo ha ottenuto di potersi allontanare e raggiungere i famigliari in Nord Italia per le vacanze pasquali. Giovedì è ricomparso su Tik tok più acido che mai con Giletti, che, evidentemente, ritiene responsabile delle sue nuove disavventure: «Non sarò più a La7, probabilmente mi vedrete in Mediaset: lì almeno lasciano dire quello che uno pensa, non ti condizionano nel parlare, ne scoprirete delle belle». Sul suo faccia a faccia con Tescaroli, ha puntualizzato: «È stato interessante anche perché ho scoperto delle cose talmente assurde che è stato un bene, da una parte, perché le aggiungerò al mio libro ormai in chiusura». Baiardo ha approfittato dell’occasione per fare pubblicità alla sua fatica letteraria e anticipare la sua partecipazione al Salone del libro di Torino. Ha poi attaccato Giletti: «Alla fine della fiera non so che gioco faccia anche lui perché se uno va in trasmissione ci va per dire qualcosa, poi alla fine non ti fanno mai dire niente...». In realtà il giornalista ha sempre provato a farlo parlare apertamente, ma lui ha preferito dire e non dire e giocare su più tavoli. Adesso Giletti, forse anche per colpa anche di questo signore, è stato licenziato direttamente da Cairo. Nessuna telefonata o comunicazione a quattr’occhi. Il conduttore stava trattando con l’azienda un rinnovo di un paio d’anni, ma, a quanto ci risulta, Cairo aveva già deciso di chiudere la trasmissione, visti i costi di oltre 200.000 euro a puntata non compensati dalle entrate pubblicitarie. Ma la decisione si è clamorosamente saldata con i boatos sulle perquisizioni e in tanti hanno collegato le due vicende. Giletti non ha smentito subito le voci perché è corso in redazione per tranquillizzare la sua squadra e confrontarsi con l’amministratore delegato della Fremantle Gabriele Immirzi. Ma perché Cairo non ha aspettato giugno, data di scadenza naturale del contratto, per chiudere la trasmissione? Qualcuno ipotizza che l’editore, ex dipendente di Silvio Berlusconi e in buoni rapporti con i leader dell’attuale maggioranza, potrebbe aver ritenuto che le prossime puntate in cantiere sui rapporti con Cosa nostra dell’ex sottosegretario di Forza Italia Antonio D’Alì, ma anche di Dell’Utri, non ancora pronta, ma in fieri, stridessero con le attuali condizioni di salute del Cavaliere, ricoverato al San Raffaele per una leucemia cronica. Cairo ieri, però, con l’Ansa, ha voluto allontanare da sé i sospetti di censura: «Giletti ha condotto in 6 anni 194 puntate di "Non è l'Arena" dove ha potuto trattare in totale libertà tutti gli argomenti che ha voluto inclusi quelli relativi alla mafia sulla quale ha fatto molte puntate, con tutti gli ospiti che ha voluto invitare. Gli auguro di trovare la stessa libertà incondizionata nella sua prossima esperienza televisiva o di altro genere».Quasi contemporaneamente Giletti ha negato di avere in corso trattative con la Rai, sia per rispetto verso la vecchia azienda che verso l’attuale, di cui resta «a disposizione». In molti in queste ore hanno dato per sicuro un suo sbarco su Rai3 al posto di Fabio Fazio. Ma quello è uno spazio che non si addice a Giletti, essendo un pubblico di orientamento progressista. Inoltre, in questo momento, in Rai, in attesa dell’annunciato spoils system in arrivo per i vertici, mancano gli interlocutori con cui avviare qualsiasi trattativa. Anche se giovedì sera il leader leghista Matteo Salvini, unico big della maggioranza, ha speso pubblicamente parole di solidarietà verso l’epurato Giletti.