2025-06-23
Gilberto Pichetto Fratin: «Temo l’effetto rincari. A rischio il 20% del gas e il 30% del petrolio»
Gilberto Pichetto Fratin (Ansa)
Il ministro: «Le forniture possiamo sostituirle, stiamo studiando due piani per contenere i costi. Il fondo di sicurezza è il carbone».Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ed esponente di Forza Italia: la crisi mediorientale sembra avvitarsi. Dopo l’attacco americano, l’Iran minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz. Cosa rischiamo se gli iraniani compiono questo passo?«Rischiamo un 20% di gas e un 30% di petrolio in meno. L’Italia ha le risorse per sostituire il flusso che verrebbe a mancare. Ma certamente pagheremmo l’aumento del prezzo, con l’aggiunta di una speculazione “cattiva”».Come reagire?«Se vi fosse un’emergenza, dovremmo usare mezzi straordinari. Le strade allo studio sono due: modalità tecniche e ricorso al bilancio dello Stato. Disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità, per proteggere i consumatori dai bruschi sbalzi del mercato. Fornire alle imprese sconti sui prezzi, con modalità di restituzione nei decenni successivi, autorizzare contratti a termine».Magari anche creare un coordinamento tra i mercati europei del gas?«Difficile, perché i Paesi hanno situazioni diverse. La Francia per esempio non ha interesse ad essere della partita, avendo autonomia energetica con il nucleare. La Spagna si è attrezzata in proprio, e anche lei continua con il nucleare. L’Italia, come la Germania, deve continuare a incrociare il gas con le rinnovabili e il carbone».Il carbone?«Dal punto di vista energetico, il carbone è un po’ la riserva aurea. Non c’è convenienza ad utilizzarlo, ma non lo puoi eliminare. Chi si fida, in quadro geopolitico come quello di oggi, a gettare via una riserva di sopravvivenza? È il nostro fondo di emergenza».Il nucleare di nuova generazione sarà davvero il futuro italiano, o è l’ennesimo fuoco di paglia?«Il nucleare è un grande progetto già partito. La legge delega è all’esame delle Regioni e degli enti locali, e poi sbarcherà in Parlamento. In seguito, arriveranno i provvedimenti attuativi, bisognerà costruire un quadro giuridico che accompagni la terza generazione avanzata del nucleare. Che si affiancherà alle altre energie presenti».Tempi?«Con tutta probabilità, il prossimo decennio sarà possibile».L’opposizione, i Verdi in particolare, dicono che i prezzi del nucleare rendono sconveniente questo tipo di energia: «Il nucleare costerà tre volte l’energia verde», dice Angelo Bonelli, «perché volete condannare gli italiani a spendere di più?».«Queste sono valutazioni da fare quando dovremo acquistare il primo reattore. Se costo del combustibile e ammortamento determineranno un prezzo dell’energia superiore al fotovoltaico, ci orienteremo diversamente. Ma è impossibile saperlo oggi».Gli ambientalisti sono prevenuti?«Se in passato avessimo affrontato le sfide energetiche con questo atteggiamento di chiusura, oggi saremmo ancora all’età del carbone. Capisco il gioco delle parti dell’opposizione, ma aprire oggi una discussione sul prezzo di una merce nel 2033 non ha alcun senso. Potrei citare l’esempio di Francia e Spagna, che hanno fatto scelte simili alle nostre, ma mi limito a dire che le valutazioni economiche vanno fatte con cognizione di causa in futuro».Intanto, per adeguarci agli standard europei, dal prossimo 1° ottobre le auto diesel euro 5 non potranno più circolare liberamente in quattro regioni del Nord Italia: Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Nello specifico, a questa classe di automobili non sarà più permessa la circolazione nei comuni di oltre 30.000 abitanti.«Che ci sia un problema di qualità dell’aria nella Val padana è indubbio, ed è dovuto alla morfologia del territorio. Certamente non risolviamo il problema fermando le automobili diesel».Lei dice?«Capisco i motivi che hanno spinto le Regioni a prevedere nei loro piani questo blocco, alcuni amministratori sono stati anche indagati per questa ragione. Comunque non sono quel mezzo milione di euro 5 a stabilire i Pm 10 dell’aria nella Pianura padana. Si tratta di intervenire su altro...».Questa regola va posticipata, come dicono i partiti di governo con i loro emendamenti, o semplicemente eliminata?«Bisogna trovare soluzioni alternative: mettiamo in moto le università e i politecnici per trovarle. Per carità, magari possiamo stabilire divieti nei centri delle metropoli, a Milano e Torino, ma certo non nelle province. Ripeto: non sono gli euro 5 a determinare la qualità dell’aria del nord Italia».E da dove arrivano le emissioni?«Soprattutto dai fabbricati, e poi dall’agricoltura, e infine dai veicoli. Bisogna intervenire con un percorso di modernizzazione. Molte aziende stanno evolvendo con impianti a biomassa, ma in effetti i tre quarti dei fabbricati in fascia alpina sono in fascia energetica bassa. Il punto è che dobbiamo creare le condizioni perché convenga elettrificare, non si può imporre una conversione epocale con la forza».L’elettrico deve essere reso conveniente, perché oggi non lo è affatto. Si riferisce anche all’auto elettrica? Il regolamento europeo «Fit for 55» prevede lo stop alla vendita di auto diesel e benzina nel 2035. Praticamente, dopodomani.«Nel governo precedente presiedevo il tavolo automotive, e posso dirlo con certezza: il divieto europeo sul motore endotermico è un’idiozia collettivista».Collettivista?«Sì, valutazioni di questo genere le facevano in Unione Sovietica, non nell’Unione europea».Perché la considera un’idiozia?«Perché la politica può fissare gli obiettivi di lungo periodo, ma non può individuare gli strumenti con cui raggiungerli con così tanto anticipo. I politici possono pretendere di ridurre le emissioni, ma non possono arrogarsi il diritto di prevedere il futuro, convincendosi che l’elettrico sarà l’unica tecnologia efficace. Se io sapessi quale sarà la tecnologia migliore da qui a 15 anni, non farei il ministro: farei il mago».Una visione miope, insomma?«Completamente, tant’è vero che grazie all’idrogeno abbiamo già motori endotermici ad emissione zero, anche se non sono ancora economicamente convenienti. Senza contare l’importante partita nazionale che si gioca sui biocarburanti».Insomma, il divieto a diesel e benzina nel 2035 è bocciato senza appello?«Intendiamoci, io non sono contrario a prescindere al motore elettrico. Anzi, magari nel 2035 ce ne saranno di nuovi modelli, tutti diversi, più facili da produrre. Ma l’idiozia della politica sta nel fatto che pensa di sapere tutto, di avere certezze granitiche su strumenti in divenire. Quindi non sono contro l’elettrico: sono contro i paraocchi ideologici».E allora, come intervenire?«Dovremo batterci. Nel 2026 ci sarà una revisione delle regole – anche se andava fatta subito –, confido che questa assurdità verrà eliminata. È una forma di sovietismo, una deformazione del potere che pretende di avere in tasca la verità».
Alessandra Maiorino durante l' intervento in Aula del 22 ottobre (Ansa)
Donald Trump e Vladimir Putin (Getty Images)