2025-07-19
Apre col botto il Giffoni film festival: il bambino che ama vestirsi da donna
Il cast del film «Unicorni» (Getty)
Tema «inedito» per «Unicorni», presentato alla kermesse delle pellicole per ragazzi.La cinquantacinquesima edizione del Giffoni film festival, la celebre kermesse di cinema per ragazzi, è ora nel vivo - si è aperta giovedì e si concluderà sabato prossimo, 26 luglio - ma è già riuscita a far parlare di sé per il film d’apertura. Parliamo di Unicorni, pellicola della regista Michela Andreozzi che, al di là dei meriti artistici, pare un piccolo quanto esplosivo concentrato di temi delicatissimi, specie nella misura in cui sono proposti a dei ragazzi. Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama del film. La vicenda trattata è quella d’un affermato conduttore radiofonico, Lucio, interpretato da Edoardo Pesce, sposato con l’avvenente Elena, interpretata da Valentina Lodovini. I due sono diversi - lui, carismatico e sicuro di sé, lei quasi dipendente da lui -, ma compongono una famiglia non solo armoniosa ma anche molto particolare. Del nucleo infatti fanno parte sia la prima moglie e una figlia di Lucio, sia il loro figlio interpretato da Daniele Scardini. Oltre al nome non così comune - Blu -, questo bambino di 9 anni ha un’altra caratteristica non esattamente diffusissima: ama vestirsi da femmina.Ora, già una famiglia allargata con un figlio che si veste da bambina non è qualcosa di scontato, benché - va detto - l’atteggiamento di Blu è accettato dai genitori purché limitato alle pareti domestiche. Ciò nonostante, e a dispetto dell’orientamento progressista in cui si riconosce il padre interpretato da Pesce, un bel giorno i due coniugi vengono posti dinnanzi a una richiesta cui forse non erano preparati: quella del figlio che, in occasione della recita scolastica, vuole a tutti i costi sfoggiare il costume da Sirenetta, rendendo pubblico ciò che fino ad allora era, come si diceva, invece privato. A quel punto Lucio ed Elena si trovano davanti a un dilemma: assecondare il desiderio di Blu - col rischio d’esporlo alla derisione - oppure limitarlo, con la certezza di proteggerlo ma, parallelamente, anche di deluderlo? Per affrontare la questione, i due si fanno accompagnare da un gruppo eterogeneo di coppie di «genitori unicorni», guidato da una psicologa interpretata dalla già citata Michela Andreozzi. La quale, presentando la sua opera, ci tiene a precisare che «non è un film sul «gender»», ma «racconta la ricerca di una identità: che non è solo quella di Blu, che forse sta solo attraversando una fase». «Piuttosto», prosegue, «è la storia di Elena, che deve ripensare a sé stessa come donna prima che come madre e imparare a diventare assertiva, ma soprattutto quella di Lucio, che non conosce davvero i pregiudizi e i limiti che si porta dentro».Ora, anche qui, se appare apprezzabile intendere il giovane Blu come un figlio che «che forse sta solo attraversando una fase» - e che quindi non necessariamente da leggersi come destinato a «cambiare sesso» -, viene da chiedersi se davvero siano «pregiudizi e limiti» quelli d’un padre non entusiasta all’idea che suo figlio di 9 anni venga visto da tutti vestito da Sirenetta. A suffragare la sensazione che - per quanto abbia voluto essere super partes dinnanzi ai temi gender - Unicorni (che dovrebbe apparire un genere particolare di film, ossia un dramedy) verosimilmente non sia poi tale, c’è un altro aspetto: il fatto che il soggetto sia frutto di un lavoro condiviso tra Andreozzi e Alessia Crocini, presidente dell’associazione Famiglie arcobaleno. Insomma, se aveva ragione Agatha Christie asserendo che tre indizi fanno una prova, gli indizi che Unicorni sia una pellicola assai di parte rispetto ai temi che propone paiono abbondare.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.