2023-11-27
Gian Marco Centinaio: «Sul premierato non ci vuole fretta»
Gian Marco Centinaio (Imagoeconomica)
Il vicepresidente leghista del Senato: «Serve la condivisione più ampia possibile. L’autonomia invece avrà tempi più brevi. In Europa il centrodestra sta ottenendo risultati, quindi basta inciuci con la sinistra».Gian Marco Centinaio, pavese appassionato di agricoltura con una solidissima cultura di economia del turismo e valorizzazione dei territori, è considerato il «gemello» di Matteo Salvini. Nella Lega hanno fatto vite parallele nel movimento fin quando Centinaio, che ama andare in moto per le colline dell’Oltrepò, non è diventato ministro, il primo peraltro a riunire in una sola figura due deleghe decisive per la valorizzazione del nostro patrimonio territoriale, dell’agricoltura e del turismo. Ora ha un profilo molto istituzionale: è vicepresidente del Senato per la Lega, ma non dimentica l’impegno del fare. Con lui discutiamo di riforme, di scenari economici con uno sguardo privilegiato sull’Europa. Partiamo dalla riforma costituzionale: il consiglio dei ministri l’ha varata, che previsioni ci sono su contenuti e tempi? «Sarà il Parlamento a esaminare la proposta del governo. Servono quattro sì allo stesso testo ed è naturale che si impieghi il tempo necessario. Si parla già di possibili modifiche che vorrebbe introdurre la maggioranza, senza considerare il dialogo che dovrà essere aperto con le opposizioni per cercare una convergenza più ampia possibile, come credo sia doveroso. Se vogliamo cambiare la Costituzione in maniera così importante, non possiamo avere fretta. In ogni caso, il testo prevede che la riforma entri in vigore dopo la scadenza del mandato del capo dello Stato e io mi auguro che il presidente Mattarella concluda il suo settennato, com’è giusto che sia».La riforma costituzionale si porta dietro anche quella elettorale, come si orienta la Lega?«Con un premier più forte, dobbiamo garantire un adeguato contrappeso del Parlamento. Quindi è necessario riaffermare la rappresentatività del voto popolare, favorire la partecipazione, rafforzare il collegamento tra eletti ed elettori. Il premio di maggioranza va bene, ma non può nascere da un voto al quale partecipa solo una ristretta minoranza, come spesso abbiamo visto in occasione dei ballottaggi».C’è un’altra riforma che per la Lega è essenziale: quella sull’autonomia differenziata. A che punto è?«Proprio la scorsa settimana la prima Commissione del Senato ha approvato il disegno di legge proposto dal governo. Voglio ringraziare il ministro Calderoli per l’ottimo lavoro svolto, che ha permesso che anche dalle minoranze sia giunto qualche voto favorevole. Nulla impedisce che, mentre la Commissione affronterà la riforma del premierato, sia calendarizzato in Aula il testo sull’autonomia, così da portare avanti l’esame di quella che - lo ricordo - è una legge ordinaria e quindi prevede un iter più breve rispetto a una legge costituzionale».Parliamo di Europa. La riforma del Patto di stabilità e il Mes: capitoli spinosi ?«Il ministro Giorgetti ha tenuto ben salda la posizione dell’Italia su entrambi i fronti. La sua esperienza e l’autorevolezza di cui gode ai tavoli internazionali sono molto utili al governo in Europa. Oggi per i tecnocrati di Bruxelles è più difficile dare pagelle. Se l’Italia ha ereditato dagli scorsi decenni il problema del debito pubblico, la Francia prevede un deficit oltre il 3% fino al 2027 e in Germania si è aperto un buco di bilancio da 60 miliardi. Sotto la lente della Commissione ci sono anche Spagna, Belgio, Finlandia e altri Paesi, come la Lettonia del commissario Dombrovskis. Inoltre l’Italia ha un ampio risparmio privato, che ultimamente sta sostenendo sempre di più il Paese con l’acquisto di titoli di Stato, e le nostre banche sono più solide di quelle tedesche. Insomma, la divisione tra figli e figliastri non funziona più. Stando così le cose, nessuno può sentirsi in diritto di dare ultimatum ad altri. Il nostro governo sta chiedendo una valutazione complessiva su tutti gli strumenti a disposizione per aiutare gli investimenti, non chiede favori».Sempre in Europa si è avuto un parziale successo sia sugli imballaggi che sui fitofarmaci, ma l’agricoltura resta nel mirino, così come resta intatto l’impatto del green deal su case, auto, energia. Quale sarà la proposta che farete agli elettori in vista delle europee? L’alleanza con la Le Pen è confermata e puntate al superamento della maggioranza Ursula?«La maggioranza Ursula è sempre più sfilacciata, l’abbiamo visto proprio in queste due occasioni. Gli europarlamentari italiani si sono mossi in maniera bipartisan per proteggere la nostra economia da provvedimenti ideologici e dannosi per la filiera agroalimentare e per l’industria del riciclo. Ma quegli emendamenti decisivi non sarebbero passati senza la pressione dei gruppi di centrodestra a Strasburgo. La nostra proposta, quindi, rimane sempre la stessa: basta inciuci con la sinistra rosso-verde, che hanno portato solo danni, e avanti con il fronte unitario del centrodestra. Non è la Lega a essere ambigua su questa posizione».Balneari, carne sintetica e Nutriscore: temi che le stanno a cuore. Cosa bisogna fare?«Se devo trovare un filo comune a queste tre vicende, direi che accusano noi di privilegiare rendite di posizione, quando è vero il contrario. Le multinazionali che vorrebbero comprare le nostre spiagge, quelle che producono alimenti concorrenti delle eccellenze Made in Italy, i gruppi finanziari che sovvenzionano la ricerca sulla carne coltivata… cosa sono queste se non potenti lobby? C’è chi fa il loro gioco, qualcuno anche in buona fede, ricoprendo di alti ideali le sue battaglie commerciali. È il momento di svelare questo inganno ed è quello che stiamo facendo. Le coste italiane hanno ancora ampi spazi da mettere a gara, senza toccare le imprese esistenti. Sulla carne coltivata non esiste una ricerca che ci dica che non fa male alla salute. Il Nutriscore doveva essere una sorta di “Bibbia” della buona nutrizione e invece si dimostra pieno di strafalcioni da correggere, come è successo ancora fino a pochi giorni fa. Questi sono i fatti».Facciamo un tagliando alle promesse che avete fatto: fisco, pensioni, riforma della giustizia. A quando una svolta? «Potrei dire quando finiremo di pagare il conto salato che ci hanno lasciato i 5 stelle con Superbonus e reddito di cittadinanza. Il secondo lo abbiamo riformato e non mi sembra che ci siano state ondate di povertà, anzi piuttosto è aumentata l’occupazione. Il primo ci regalerà ancora per un bel po’ oltre 20 miliardi l’anno da pagare, che dovremo sottrarre alle risorse che avremmo voluto destinare ad alzare pensioni e salari. Con i provvedimenti approvati e con la prossima legge di bilancio, comunque, stiamo già dando un’impronta al percorso che porteremo avanti nella legislatura: meno tasse a partire dai redditi più bassi, aiuti alle famiglie per invertire il trend della denatalità, età pensionabile più bassa per cancellare definitivamente la legge Fornero. Abbiamo appena iniziato, questa è la prima manovra gestita integralmente da questo governo, e abbiamo intenzione di andare avanti fino al 2027».Il caso del giorno sono i femminicidi. Si vogliono inasprire le pene, si vuole introdurre l’educazione sentimentale, ma non ha avuto la sensazione che sul caso di Giulia vi sia stata una certa speculazione politica anche per mettere in discussione la famiglia? Perché su Saman e sui femminicidi commessi da immigrati tutta questa attenzione non c’è stata? «Quando una ragazza di 22 anni viene uccisa in maniera così ingiusta e atroce, è comprensibile che il Paese si commuova e si mobiliti. Il femminicidio è un crimine orrendo, da qualsiasi parte provenga. Per questo, mi scandalizzo quando un giudice fa uscire dal carcere chi ha ucciso la sua ex solo perché è obeso o quando si arriva a una assoluzione dall’accusa di maltrattamenti alla moglie perché nella cultura del Paese di provenienza sarebbe una cosa normale. In Italia non è affatto normale e chi vuole stare qui deve rispettare le nostre leggi. La certezza della pena è un deterrente fondamentale, così come l’educazione familiare è la prima forma di prevenzione».Lei è vicepresidente del Senato: di fronte alle stragi di Hamas e all’antisemitismo montante, di fronte alla crisi ucraina che non trova soluzione, di fronte alla marginalizzazione dell’Europa sullo scacchiere internazionale quale ruolo vede per l’Italia?«Chi pensava che l’Italia sarebbe finita nelle retrovie mondiali con una maggioranza di centrodestra è stato clamorosamente smentito. La presidente Meloni e tutti i ministri dialogano alla pari con chiunque, senza mai andare agli incontri con il cappello in mano. Possono farlo grazie alla serietà e alla fermezza di un governo che porta avanti il proprio programma senza mettere a rischio né i conti, né la collocazione internazionale del Paese. Il piano Mattei potrà aprire un importante canale di confronto con i Paesi africani, che avranno un’importanza crescente per l’Europa e per il Mediterraneo. Attendo con ansia di conoscere i dettagli di questo piano, per ora solo annunciato dalla premier».Può indicare le tre urgenze e le speranze per l’Italia? «Le urgenze sono i salari, le famiglie e la formazione. Ho spiegato prima perché salari e famiglie. Aggiungo la formazione, perché è la richiesta più pressante che viene dalle aziende, che cercano lavoratori specializzati e non li trovano, e perché è l’unica possibilità che hanno i giovani per costruirsi un futuro migliore e per diventare cittadini maturi. Le speranze sono: la pace, perché guerra e terrorismo portano morte e distruzione nei luoghi in cui colpiscono ma fanno sentire i loro effetti anche su chi non è direttamente coinvolto, come noi; la stabilità, perché serve a dare continuità ai benefici che vogliamo introdurre; la serenità, che può nascere dalla certezza di vivere in un Paese più sicuro e capace di dare opportunità per il futuro. Ci stiamo lavorando e ci impegniamo al massimo per riuscirci».