2018-11-28
Gialloblù nelle sabbie mobili per le nomine
Lega e M5s si accordano sulla Rai, ma le altre partite sono ferme: Fs rimanda il cda per scegliere il nuovo ad della controllata Anas. Le divisioni bloccano pure Consob e Antitrust. Si intravede uno spiraglio solo per Enit. E a febbraio serve il successore di Boeri.Il governo gialloblù sblocca il capitolo delle nomine nei telegiornali della Rai, ma allo stesso tempo restano ancora in alto mare i nuovi vertici di Anas, Enit, Consob, Inps e Antitrust. Il gioco è complesso, perché alcune di queste nomine devono passare le forche caudine del ministero dell'Economia, della presidenza della Repubblica e persino dell'Anac di Raffaele Cantone. Quindi i giorni scorrono senza trovare una quadra.Capita così che per l'azienda di via Monzambano, che gestisce la manutenzione delle autostrade, ieri ci sia stata l'ennesima fumata nera durante il consiglio di amministrazione di Ferrovie dello stato, che controlla Anas, dopo il trasferimento delle azioni dal Mef a Fs alla fine dello scorso anno. Da 20 giorni, in pratica, dopo le dimissioni di Gianni Armani, la poltrona di amministratore delegato della più grande stazione appaltante in Italia è vacante. Ieri durante il board di Fs sarebbero dovute comparire le liste con i candidati, ma è stato tutto rinviato alla prossima settimana. I nomi che circolano sono quelli già annunciati dalla Verità, da Ugo Dibennardo, responsabile della direzione operazioni e coordinamento territoriale, fino a Roberto Massi, responsabile della tutela aziendale. Per di più, dopo che le liste passeranno dal cda dovranno poi essere approvate dal ministero dell'Economia, dove il capo di gabinetto Roberto Garofoli e il ministro Giovanni Tria sono da sempre visti come un ostacolo dai 5 Stelle. A questo punto, dopo il passaggio al Mef, si arriverà all'assemblea di Anas prevista in seconda convocazione per il prossimo martedì. C'è chi sostiene che andando avanti di questo passo si possa arrivare al prossimo anno. Anche perché tra i grillini c'è sempre chi spinge per far uscire Anas da Fs, ma per farlo serve un decreto legge. Del resto la situazione non è diversa in Enit, l'ente del turismo, dove si è già avuta una fumata nera la scorsa settimana. Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe decide per la nomina del presidente. In ballo ci sono Giorgio Palmucci, attuale numero uno degli albergatori di Confindustria vicino anche al ministro Gian Marco Centinaio, e Josep Ejarque, già direttore di Turismo Torino, impegnato nell'Expo 2015 di Milano e accostato al Movimento 5 stelle. Anche qui si naviga a vista. La nomina che dovrebbe uscire da Palazzo Chigi, infatti, poi dovrà transitare dall'Autorità nazionale anticorruzione per eventuali conflitti di interesse, quindi servirà un decreto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che già si è fatto sentire sulla possibile nomina di Marcello Minenna al posto di Mario Nava in Consob. Per la sostituzione del presidente della Commissione nazionale per le società e la Borsa, dopo le dimissioni di Nava il 13 settembre scorso, si parla ormai del prossimo anno. I nomi che circolano sono sempre quelli dei due professori della Bocconi Alberto Dell'Acqua e Donato Masciandaro, il primo più vicino alla Lega, il secondo ai 5 stelle.Anche sull'Antitrust è nebbia fitta. Qui la candidata in prima fila è Marina Tavassi, presidente della Corte d'appello di Milano. A quanto pare negli ultimi giorni si sarebbe trovato un accordo tra la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, ma continuerebbe a pesare l'endorsement del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Il Cavaliere infatti vedrebbe di buon occhio la nomina della Tavassi, ma è un aspetto che non piace ai 5 stelle. Quindi occhi puntati sulle candidature di Alessandro Pajno, ex presidente del Consiglio di Stato vicinissimo a Mattarella e all'ex premier Romano Prodi, o su Guido Stazi, ex segretario generale della Consob, già capo di gabinetto dell'Agcom. Infine il capitolo Inps. A febbraio scade il mandato di Tito Boeri che ieri è tornato a tuonare contro la riforma leghista: «Dovremmo abolire il termine quota 100 fuorviante, rischia di alimentare illusioni tra chi ha 63 anni di età e 37 di contributi e via così». Parole che sono apparse disperate. I nomi per sostituirlo sono due: Alberto Brambilla, esperto in materia previdenziale vicino alla Lega, e Giovanni Dosi, economista apprezzato.