2018-04-16
«Usando la scienza cerchiamo di creare un matrimonio che duri per sempre»
Parla lo psicologo Gerry Grassi che, su Sky, accoppia gli sconosciuti e li fa sposare. «Le difficoltà affrontate nello show sono le stesse della vita reale».Una giacca a quadri, la barba lunga. Tatuaggi colorati, che i fanatici del genere definirebbero «old school». A prima vista, Gerry Grassi parrebbe il prototipo dell'hipster. Uno, tra i tanti entusiasti di risvoltini e scarpe stringate. Invece, la divisa d'ordinanza poco ci azzecca con il compito che Grassi, psicologo e specialista in terapie brevi e ipnosi, ha scelto per sé. Il dottore s'è caricato in spalla l'arco di Cupido e, nell'era dei social network - dove i like hanno rimpiazzato i fiori e Twitter le lettere - ha cominciato a formare coppie. Grassi, assieme a due altri esperti, è da tre anni nel team di Matrimonio a prima vista Italia, di ritorno in questi giorni su Sky Uno Hd (canale 108 del satellite). Insieme ai colleghi, si è assunto l'onere di spingere alle nozze sei individui, creando tre coppie ad edizione. I signori, costretti a conoscersi in abito bianco e tight, sono illustri sconosciuti, accoppiati sulla base di criteri scientifici. Si sposano, con rito civile, e al termine delle prime cinque settimane di matrimonio scelgono se rimanere insieme o firmare per il divorzio.Quest'anno, a richiedere di partecipare allo show sono state 1.300 persone: mille donne, trecento uomini, provenienti in larga parte dal Nord Italia. «Le donne covano ancora il desiderio dell'abito bianco, dimostrando con ciò di aver assorbito più degli uomini il nostro retaggio culturale», spiega Grassi. E, nel programma, sono mediamente più giovani degli uomini.«La fase post adolescenziale, solitamente caratterizzata da un rifiuto dei legami impegnativi, negli uomini, ha una durata diversa. Si protrae più a lungo». Infatti, ai casting siete stati presi d'assalto dalle donne.«L'idea del matrimonio è più tipicamente femminile. L'ambizione a realizzare quello che è percepito come un sogno è più probabile, dunque, porti una donna a voler fare un'esperienza di questo tipo. Senza contare, poi, che il maschio è inibito dalla componente estetica: il fatto che la donna scelta da noi possa non corrispondere alla figura che ha in testa costituisce un deterrente». La storia degli uomini che valutano solo la “carrozzeria" è quindi vera.«Sulla carta, sì. Sulla carta, una donna è ben disposta a supportare un uomo non particolarmente piacente, purché questi sia dotato di caratteristiche psicologiche affini. Nella realtà, però, no. Le donne sono legate alla componente estetica tanto quanto lo sono gli uomini».Perciò oggi c'è tanta ressa su Tinder e affini?«In parte. L'aspetto visivo è ancora il canale attraverso il quale conoscere l'altro. È più naturale vedere e poi approfondire che non viceversa. La vista, nella natura umana, resta il primo filtro attraverso il quale leggere la realtà. Le app funzionano all'opposto del nostro show. Presentano una foto e richiedono di conoscere la persona che vi si cela dietro in un secondo momento. Noi agiamo al contrario». E la percentuale di successo non è altissima. Nelle due edizioni passate, solo una coppia su sei alla fine del programma ha deciso di rimanere sposata.«Sì, ma non si tratta di un fallimento. Lo scopo di un esperimento non è mai la vittoria, ma i dati registrati in fieri. L'esperimento della prigione di Stanford non è andato a buon fine, eppure ancora Philip Zimbardo gira il mondo per raccontarlo». Ma il matrimonio non dovrebbe essere il punto di arrivo di ogni relazione sana?«Non parlerei di salute, ma di scelta. Il matrimonio, come istituto, è parte della nostra cultura, ma i tempi sono mutati. Fa bene a sposarsi chi crede nella bontà dell'unione riconosciuta». Cos'è che ha reso il matrimonio tanto impopolare?«I tempi e i ritmi della vita quotidiana vanno nella direzione opposta alla calma del matrimonio: è tutto molto veloce, molto breve. Tutto è legato ai ritmi della giornata, e l'idea di impegnarsi contrattualmente per la vita intimorisce la maggioranza delle persone».Perché la maggioranza delle coppie che formate scoppia?«Matrimonio a prima vista è uno specchio del reale. Il più grande problema delle coppie che formiamo, e di quelle che si formano fuori, è l'irrigidimento. L'incapacità di adattarsi, di lasciare il porto sicuro delle proprie posizioni per vivere il cambiamento come un momento di costruzione della coppia». Il divorzio non costituisce più un deterrente? L'Istat, per l'anno 2015, ha registrato un aumento nel numero di divorzi del 57%.«Dipende dal soggetto che si ha davanti. Il divorzio è un aspetto valoriale cui ciascuno assegna una diversa importanza. C'è chi lo vive come un fallimento totale, dando tutto sé stesso pur di evitarlo, e chi, invece, lo vive come una tra le parti di un esperimento più grande».Internet come ha cambiato la dinamica di coppia?«Internet non è un assoluto: non è positivo e non è negativo. Mi è capitato di avere a che fare con coppie in crisi a causa della comunicazione social. Mogli che rimproveravano ai mariti di avere un intrallazzo online, mariti che rimbrottavano le mogli troppo prodighe di like. Ma, allo stesso modo, mi è capitato di avere a che fare con coppie nate grazie al digitale».Dunque, né bene né male.«No. Internet, semplicemente, è una nuova pagina della comunicazione. Un tempo, ci si affidava alla comunicazione verbale, a quella gestuale. Oggi, la comunicazione è anche social, e questo è un dato imprescindibile».Dal Sud Italia, avete avuto poche candidature per questa terza edizione dello show. Perché?«Al Sud, la dimensione del matrimonio è vissuta in maniera molto tradizionale. Si fa fatica, all'interno di un tale contesto culturale, a pensare di imbarcarsi in un'esperienza come quella proposta da Matrimonio a prima vista».Le famiglie dei futuri sposi hanno mai avuto da obiettare?«È capitato. Tuttavia, se la famiglia non è in grado di accettare le scelte di una persona adulta, il problema prescinde da Matrimonio a prima vista».Ma è davvero possibile trovare l'amore grazie alla scienza?«È un'alternativa. Redigere una statistica sulle probabilità di successo di un tale esperimento è difficile. Sappiamo, però, che nel mondo esistono i matrimoni ordinari, quelli combinati dalle famiglie e quelli organizzati a tavolino dal format tv. Siamo una delle possibilità tra cui scegliere».Perché mai un single dovrebbe affidarsi a Matrimonio a prima vista?«La molla, nella maggior parte dei casi, è il meccanismo dell'“ho provato da solo e non sono riuscito a trovare la persona giusta". I ragazzi si affidano a noi nella speranza che i tratti di affinità psicologica, sociologica e sessuologica sulla base dei quali creiamo le coppie sia sufficiente a dar loro un compagno». Televisivamente, cosa funziona tanto nel programma?«Il meccanismo del riconoscimento. Matrimonio a prima vista è uno specchio della realtà. Le incapacità che hanno i ragazzi all'interno dell'esperimento non sono diverse dalla difficoltà che hanno le coppie sposate nel 2018. C'è la possibilità, quindi, di identificarsi con il concorrente». Ci si fa i fatti degli altri e si impara qualcosa, quindi.«Sono convinto di sì. Assieme a Mario Abis, sociologo, e Nada Loffredi, sessuologa, riusciamo a fornire dei consigli, dei suggerimenti che credo possano essere di aiuto a chiunque».
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)