2024-11-01
La Germania avvia partenariati strategici con l'India
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Il primo ministro indiano Narendra Modi e il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Ansa)
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è recentemente recato, assieme ai ministri competenti, in India, dove ha siglato col governo guidato da Narendra Modi 27 accordi, miranti a implementare la cooperazione tra i due Paesi in tre settori strategici: ricerca, energie rinnovabili e difesa.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è recentemente recato, assieme ai ministri competenti, in India, dove ha siglato col governo guidato da Narendra Modi 27 accordi, miranti a implementare la cooperazione tra i due Paesi in tre settori strategici: ricerca, energie rinnovabili e difesa.In cambio Berlino ha offerto la possibilità di aumentare il numero di visti di ingresso per quei lavoratori indiani titolari di un'elevata formazione professionale, in settori chiave del mercato del lavoro tedesco.Ufficialmente l'accordo rientrerebbe all'interno del quadro costituito dal crescente numero di domande per un permesso di lavoro proveniente da cittadini indiani.Secondo i dati forniti dall'ufficio immigrazione tedesco, da giugno sarebbero oltre 2.500 le richieste provenienti dall'India per un'opportunity card, il nuovo permesso temporaneo fino a un anno per cittadini non europei, per poter cercare lavoro in Germania.In realtà il governo di Berlino intenderebbe sostituire quello che fino a ora sarebbe stato il partner strategico principale, la Cina, a causa dei recenti attriti derivanti dai dazi introdotti dalla Commissione europea alle vetture elettriche cinesi.Il mercato cinese dell'auto è stato sottoposto a un'indagine di otto mesi da parte dei vertici dell'Unione europea. L'indagine, conclusasi recentemente, ha stabilito che gli aiuti da parte del governo di Pechino ci sarebbero stati, e che per riequilibrare il mercato europeo rispetto a quello cinese è necessario imporre dei dazi, di importo differenziato a seconda del livello di aiuti ricevuti.A essere colpiti da queste misure sarebbero Byd, con un 17% rispetto al 7,8% applicato a Tesla, Geely con 18,8%, fino all'aliquota più elevata del 35,5% applicata a Saic, società partecipata dal governo di Pechino.Per le auto straniere prodotte in Cina, come Bmw e Volkswagen, il dazio unitario si attesta al 20,7%.Nelle more dell'indagine conoscitiva, Pechino aveva già adottato misure ritorsive nei confronti dell'Ue, dando il via a un'analoga indagine nei confronti della carne di maiale e del brandy, importati dal Vecchio Continente.Inoltre sempre il ministro del Commercio aveva annunciato di volere incontrare i produttori tedeschi di veicoli commerciali, ventilando la possibilità di voler introdurre delle restrizioni.L'anno scorso le esportazioni di veicoli commerciali dalla Germania verso la Cina avrebbero fatturato 1,2 miliardi di dollari.Oltre al ricorso al Wto, i produttori cinesi colpiti dai dazi hanno nove mesi di tempo per fare appello alla Corte di Giustizia Europea.Secondo i dati forniti dalla Commissione Ue, la quota di mercato dei veicoli elettrici cinesi in Europa è passata da un 3,9% nel 2020, al 25% del settembre 2023.D'altra parte il primo produttore di auto tedesco Volkswagen, ha comunicato per il terzo quadrimestre 2024 un calo dei profitti netti pari al 64%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per il quotidiano di affari tedesco Handelsblatt, il gruppo VW avrebbe intenzione di fare cassa sui salari dei dipendenti, tagliandoli in media di un 10%, cosa che permetterebbe al gruppo di risparmiare 800 milioni di euro, obbiettivo intermedio verso quello finale di arrivare a un risparmio complessivo di 4 miliardi di euro.Il gruppo avrebbe già pianificato di chiudere tre impianti produttivi e di tagliare decine di migliaia di posti di lavoro. A partire dallo stabilimento Audi di Bruxelles, con la perdita di tremila posti di lavoro. L'Associazione degli Industriali Tedeschi dell'Automotive, Hildegard Muller, ha dichiarato che il passaggio dai motori termici a quelli elettrici comporterà un taglio di 140.000 posti di lavoro in un periodo di dieci anni.In questo contesto la scelta di Pechino quale partner strategico a partire proprio dall'auto elettrica, ma anche in quello fondamentale delle batterie per auto, spinge Berlino a rivedere radicalmente le sue scelte. Bmw, attraverso il suo centro studi Battery Cell Competence Center di Monaco, aveva deciso di rivolgersi al produttore cinese Eve e a quello ungherese Catl, dopo avere chiuso i rapporti con la svedese Northvolt. La prima generazione di batterie per veicoli elettrici era composta per un 30% di cobalto, per un altro 30 di manganese e per un ulteriore 30 di nickel. Oggi il nickel rappresenta il 90% del materiale impiegato, e l'obbiettivo è di abbassare la percentuale al 60%, cercando di mantener il cobalto a livelli minimi. Lo schema era quello delle batterie Nmc (Nickel, manganese, cobalto), più performanti e leggere ma più costose e vincolanti dal punto di vista delle materie prime, oltre che dei produttori. La scelta della Cina, da questo punto di vista, garantiva alla Germania una certa sicurezza, tenuto conto del fatto che Pechino controlla tutti i mercati delle materie prime essenziali grazie proprio agli investimenti statali. Ora sia Bmw che Berlino dovranno tornare sui loro passi e rivedere alcune scelte. A partire dalle batterie Lff (Litio, ferro, fosfato), meno costose ma che garantiscono una maggiore durata in termini di impiego. E soprattutto costruite con materiali più facilmente reperibili.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi