2023-09-12
Gentiloni da premier accettò che Macron cacciasse Fincantieri dalla Francia
Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni (Ansa)
Il suo legame con i «cugini» è forte: nel 2015 di fatto regalò loro un tratto del Mar Ligure.«I commissari europei, pur rappresentando le nazioni, quando sono commissari rappresentano l’Unione europea. Poi da quando ogni nazione ha il suo commissario accade che questi tengano un occhio di riguardo verso la nazione che rappresentano. Penso sia normale e giusto e sarei contenta se accadesse di più anche per l’Italia». Aveva risposto così, Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa del 7 settembre ad una domanda sulla polemica innescata da Matteo Salvini su Paolo Gentiloni. Poi, dal G20 di Dehli, la premier ha rincarato la dose attaccando la Ue per lo «stallo curioso» sul dossier Ita.Il commissario italiano non deve favorire l’Italia, anzi sarebbe meglio che lui e i suoi colleghi fossero super partes nell’esercizio delle loro funzioni comunitarie. I problemi, però, sorgono se il commissario italiano rema contro l’Italia, o quantomeno tace quando la Commissione Ue azzoppa il nostro Paese liberando la strada a un altro. Ieri il Corriere della Sera ha riportato i sospetti che si rincorrono nelle interlocuzioni fra lo staff di Meloni e quello del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ovvero che qualche tecnico di troppo, alla direzione della Concorrenza, a Bruxelles, abbia agganci e relazioni non unicamente professionali con Parigi, che di sicuro teme un allargamento di Lufthansa anche all’Italia. E che sino ad un anno fa era in corsa con Air France, al posto di Berlino, per rilanciare la ex Alitalia. «Saranno forse cattivi pensieri», ha chiosato il Corriere. Che però ha dimenticato altri due precedenti. E, come diceva Agatha Christie, «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». La tecnica usata dalla Commissione europea sul caso della notifica - e della pre notifica - relativa all’accordo con i tedeschi su Ita, sembra infatti assai simile a quella utilizzata qualche anno fa per l’operazione Stx-Fincantieri. In ballo non c’era una compagnia aerea ma i cantieri bretoni per la costruzione di navi civili basati a Saint-Nazaire, su cui aveva puntato il mirino il nostro colosso della Difesa al tempo guidato da Giuseppe Bono. Il manager di Stato, morto nel novembre del 2022, aveva tentato una campagna di Francia: intendeva acquisire i non brillanti ma storici Chantiers Saint-Nazaire (poi appunto chiamati Stx, poi Chantiers de l’Atlantique) per costituire un polo europeo, convinto che in epoca di globalizzazione l’unica soluzione per sopravvivere fosse quella di accorpare le forze. La Francia di Francois Hollande reagì bene, poi però con l’ascesa al potere di Emmanuel Macron, lo spirito nazionalistico prese il sopravvento e l’Eliseo decise di nazionalizzare i cantieri. La Commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, cui si erano rivolti anche i tedeschi, fece il resto. Dopo ben cinque proroghe, a fine gennaio del 2021 è suonato il requiem per l’accordo firmato dallo Stato francese e da Fincantieri a fine 2017. Colpa anche delle lungaggini di Bruxelles. Nonostante la Commissione avesse aperto un esame approfondito il 30 ottobre 2019, l’Ue non era riuscita ancora a raggiungere una posizione finale sull’operazione che probabilmente sarebbe stata condizionata a misure correttive. Fincantieri ha sempre chiarito di avere fornito all’Ue tutta la documentazione richiesta. Alla fine la ragione ufficiale dello stop ha riguardato «le incertezze senza precedenti sul mercato turistico» causate dalla pandemia. Oggi anche il dossier Ita-Lufthansa rientra nel portafoglio della Concorrenza, che però è attualmente passato al belga Didier Reynders, dopo che la Vestager si è messa in aspettativa perché candidata alla presidenza della Bei, mentre Gentiloni si occupa di Economia e non di materie che ricadono nel portafoglio della Concorrenza. Ai tempi del lunghissimo braccio di ferro su Stx, però, Gentiloni -– che firmò da premier l’accordo con Macron teso a creare un Airbus dei mari con il controllo italiano - quello che era cominciato con un invito a nozze, è finito con un necrologio. Non si ha memoria di un Gentiloni con l’emetto pronto a difendere l’operazione anche davanti agli euroburocrati di Bruxelles o a sfondare le barricate alzate dall’Eliseo. L’ex premier ha poi lasciato Palazzo Chigi nel giugno del 2018 e nel dicembre del 2019 viene nominato commissario europeo per l’Economia. Prima di Ita e di Stx c’era però stato un altro indizio quando Gentiloni era ministro degli Esteri del governo Renzi: nel febbraio 2016 alcuni pescherecci italiani finiscono nei guai con la guardia costiera francese. Non sanno di aver sconfinato in acque territoriali con il tricolore parigino. Non lo sanno perché l’accordo firmato a marzo 2015 a Caen dall’allora ministro Gentiloni e dal francese Laurent Fabius non era stato reso noto. Renzi aveva ceduto in silenzio ai francesi un tratto di mare tra la Sardegna e la Liguria in cambio di una fetta di onde vicine all’isola d’Elba. Le prime molto pescose, le seconde decisamente no. Un anno e mezzo dopo Emmanuel Macron aveva sostituito Hollande, Paolo Gentiloni almeno formalmente Renzi e il nodo del mare aveva lasciato il posto a quello dei cantieri. Il trattato di Caen sulle acque territoriali non è mai stato ratificato dal Parlamento italiano. Ma il tema politico è sempre rimasto lo stesso.
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