2020-06-11
Genitori modesti, rampolli ambiziosi. Studi, affari e bella vita dei Torino
Carlo, che gestisce l'azienda coinvolta nell'indagine, s'occupa di crediti deteriorati ed era alla fondazione del centro studi vicino al Cav. Il fratello Flavio vanta laurea e business a Londra e ostenta lusso sui social.A guardare i loro profili social sembrano atteggiarsi a grandi manager i fratelli Torino: Carlo, classe 1986, con la sua Carlo Torino e associati, società con sede a Portici, in provincia di Napoli, fondata il 26 novembre 2019 con 1.500 euro di capitale e un solo socio, lui, e Flavio, 29 anni, socio insieme a papà Antonio della Progetto stile napoletano, che deve essere l'azienda di famiglia. Una srl semplificata con 2.000 euro di capitale sociale, che si occupa di commercio all'ingrosso di calzature e accessori: valore della produzione dichiarato a bilancio 70.375 euro nel 2017 e poco più di mille euro di utile (l'azienda risulta registrata alla Camera di commercio di Napoli, ha sede a Portici e risulta essere al 98% di proprietà di Flavio e al 2% di Antonio, che ne è amministratore).Carlo, invece, con la società di famiglia non c'entra. Qualche anno fa era tra i frequentatori dell'evento alla brianzola Villa Gernetto, dove Silvo Belusconi voleva tirare su il centro studi del pensiero liberale, ha studiato alla Bocconi (completando gli studi con una summer school in Business administration and management e con un percorso alla Cass business school di Londra in Banking and international finance) e si occupa di consulenza strategica e finanziaria con la Carlo Torino e associati e con la Carlo Torino international (che ora risulta in liquidazione). Core business della sua impresa è l'assistenza alle aziende e agli enti nell'ambito dell'organizzazione e della ristrutturazione aziendali.Sul suo profilo Linkedin, dove si presenta in abito gessato blu da dandy, camicia rosa, pochette e cravatta pied de poule, propone i suoi servizi promuovendo la «forte esperienza nella gestione dei crediti in sofferenza». Alla ricerca di crediti deteriorati si presentò alla Fondazione Cassa di risparmio di Firenze come rappresentante della Davis & Morgan. Ma gli diedero picche.Flavio, invece, in realtà vive in Inghilterra, dove sembra essersi dedicato a qualcosa di più vicino ai suoi propagandatissimi (su Facebook) studi all'estero. Lì ha una società immobiliare: la Dukas capital Ltd, che ha sede in un prestigioso studio di commercialisti londinesi nella importante Broadway street. Flavio dal suo profilo Facebook pubblicizza appartamenti lussuosi e chiede di essere contattato per ulteriori informazioni. D'altra parte, che sia un amante del lusso non lo nasconde. E quando posta il link pubblicitario dell'Aykon london one, un condominio per ultraricchi by Versace, lo accompagna con queste parole: «Dove il lusso significa logica». La sua prima foto su Facebook risale al 2012. E a soli 21 anni il rampollo dei Torino sembrava avere già le idee chiare. Nello scatto c'è un sigaro cubano cohiba behike, ci sono due orologi, un Rolex e un Cartier, c'è la targhettina di uno champagne Dom Perignon, e ci sono un bigliettino del Billionaire e un fermasoldi con delle banconote di grosso taglio. Flavio sui social sembra il cocco dei genitori: quando è ritratto in pose con abiti eleganti, in doppiopetto, o che mettono in risalto il fisico palestrato ci sono quasi sempre papà Antonio e mamma Paola Oliviero a commentare orgogliosi. Come quando ha annunciato la fine dei suoi studi alla Regent's University di Londra, il 9 dicembre 2016. Flavio pubblica un post con la foto della tesi in International business and Portuguese accompagnandola con l'esclamazione «Made it», ovvero «ce l'ho fatta». Babbo Antonio ha commentato: «Oggi sono un uomo felicissimo, orgoglioso di essere tuo padre. Ti sei realizzato in un altro Paese e da solo, con sacrificio e abnegazione. Sarò sempre al tuo fianco. Ora inizia la tua carriera. Ad Maiora!». E mamma Paola: «Amore mio, ti amo». Ma la Regent's University non è l'unico ateneo frequentato da Flavio che, stando al suo profilo, proviene anche dalla Católica Lisbon school of business and economics (Spagna) e dalla Fgv Escola de administração de empresas de Sao Paulo (Brasile). I due genitori sui social commentano sempre a una certa distanza l'uno dall'altro. Un vicino di casa racconta: «Credo siano separati, hanno due figli che stanno a Londra: il primo ha fatto un bel percorso universitario, a Milano, e da quel che so si occupa di finanza; il secondo pure è un ragazzo sveglio e preparato». Hanno un buon nome nel vicinato i Torino: «Il padre Antonio? Un uomo simpatico, allegro, vende scarpe. Non bada molto all'apparenza, è estremamente concreto nel lavoro. Da quanto ne so, acquista scarpe dalle fabbriche e le vende ai negozianti». I Torino vengono descritti come una famiglia mai sopra le righe: «Se pensiamo a quello che è stato il percorso di studi dei figli, qualcosa da parte doveva averla, ma è una persona tutt'altro che appariscente: basta vedere la sua automobile…», commenta il vicino. Insomma, i Torino dal vivo sono l'immagine della discrezione. Da quel che si intuisce dai social, mamma Paola, sindacalista della scuola, deve essere una donna sprint: su Facebook pubblica a go go foto di viaggi, a Vienna, Praga, Valencia, Amsterdam e ovviamente a Londra, insieme al secondo figlio Flavio.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)