2023-11-06
Nuovo regime a Gaza: gli States trattano con Turchia e Qatar. Minacce da Teheran
Il segretario di Stato americano Antony Blinken (Ansa)
Antony Blinken svela il piano ad Abu Mazen: Palestina all’Anp e Hamas eradicata. Oggi incontro con Recep Tayyip Erdogan, l’Iran: «Vi colpiremo». Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, impegnato nel delicato viaggio in Medio Oriente (venerdì era a Tel Aviv e sabato ad Amman), è arrivato ieri mattina a Ramallah, in Cisgiordania, dove ha incontrato il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen. A lui ha presentato il piano americano sostenuto dai Paesi arabi - Arabia Saudita in testa - che non è osteggiato da Israele e che prevede un governo unico tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania presieduto dall’Anp. Ma cosa c’è di concreto nel piano ambizioso di Blinken? In primo luogo c’è l’eliminazione da Hamas da Gaza, poi l’intervento di una forza di pace dell’Onu con la presenza certa di militari arabi per garantire la sicurezza e la gestione di Gaza post conflitto, infine l’affidamento all’Anp del governo della Striscia. Previsto anche l’incentivo economico con lo scongelamento di tutti i finanziamenti stanziati ai quali accederebbe anche la Cisgiordania. Se ciò avvenisse la strada per un negoziato di pace sarebbe spianata, così come potrebbe essere realtà il «due popoli, due Stati». Fin qui il contesto e i passaggi chiave, ma cosa pensa di tutto questo Abu Mazen? Secondo l’agenzia Wafa il presidente dell’Anp ha affermato: «L’Autorità nazionale palestinese si assumerà tutte le sue responsabilità per Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza nel quadro di una soluzione politica globale. La sicurezza e la pace si ottengono ponendo fine all’occupazione israeliana del territorio dello Stato di Palestina, con la sua capitale Gerusalemme Est, ai confini del 1967». Nell’incontro avvenuto a Ramallah Abu Mazen ha anche detto: «Respingiamo categoricamente lo sfollamento del nostro popolo palestinese fuori Gaza, Cisgiordania o Gerusalemme». Il segretario di Stato americano ha risposto al presidente dell’Anp che «i palestinesi di Gaza non devono essere sfollati con la forza». Poi Abu Mazen ha ribadito a Blinken che «ci deve essere un cessate il fuoco immediato a Gaza affinché gli aiuti umanitari possano entrare nella Striscia». Qui c’è il deciso «no» del premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Non ci sarà cessate il fuoco fino al ritorno dei nostri ostaggi. Lo abbiamo detto ai nostri amici e nemici. Andremo avanti finché non li avremo sconfitti». A Blinken non è rimasto altro che prendere atto e di seguito sostenere la decisione del suo principale alleato in Medio Oriente tanto che ha dichiarato «un cessate il fuoco ora aiuterebbe solo Hamas a riorganizzarsi e preparare altri 7 ottobre». È evidente però che la missione di Blinken ha buone possibilità di successo perché a parte l’Iran persino il Qatar ha capito che per Hamas non ci sarà più spazio nella Striscia. In tal senso il viaggio a Doha dello scorso 30 ottobre di David Barnea, direttore del Mossad, non è servito solo per parlare del rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas ma anche per discutere dei futuri assetti della Striscia di Gaza. In precedenza lo stesso Blinken aveva anticipato agli emiri di Doha - grandi protettori e finanziatori della Fratellanza musulmana - che Washington si aspetta che dopo il conflitto i leader di Hamas che vivono come nababbi a Doha non vengano più ospitati nel Paese, e a sorpresa si erano sentiti rispondere «siamo disposti a parlarne». Quindi se il Qatar è favorevole al piano Usa che vede al centro l’Anp, cosa faranno i Fratelli musulmani? La domanda è d’obbligo, tuttavia, la risposta non è affatto semplice visto che Hamas e le sue Brigate Ezzedin al-Qassam sono il braccio armato della Fratellanza che non può certo scaricare la sua creatura che oltretutto finanzia. Qui però per capire bisognerà attendere cosa dirà stamattina a Blinken il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a sua volta fratello musulmano. Si tratta di un passaggio non di poco conto visto che Erdogan dall’inizio della crisi si è proposto come il grande difensore del popolo palestinese e per questo ha anche aizzato la sua popolazione contro Israele. In tal senso l’arrivo in Turchia di Blinken è stato preceduto da una manifestazione denominata «Convoglio della libertà per la Palestina» davanti alla base militare americana di Incirlik (provincia di Adana) che ha visto il tentativo di alcuni facinorosi di entrare nella roccaforte, in cui trovano posto 90 ordigni nucleari. La polizia ha dovuto usare gas lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti ma chi conosce la Turchia sa bene che nulla avviene a caso. Chi non abbandonerà di certo Hamas è l’Iran, come visto ieri con l’incontro di Teheran tra la guida suprema Ali Khamenei e il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, assieme ad una delegazione. «La politica permanente della Repubblica islamica dell’Iran è di sostenere le forze della resistenza palestinese contro i sionisti occupanti. I crimini del regime sionista a Gaza sono direttamente sostenuti dagli Usa e da alcuni governi occidentali» ha scritto Khamenei su X dopo l’incontro. Sempre a proposito di Iran Mohammad Reza Ashtiani, ministro della Difesa, sul canale Telegram dell’agenzia Tasnim ha minacciato gli States: «Il nostro consiglio agli americani è di fermare immediatamente la guerra e di attuare un cessate il fuoco, altrimenti verrete colpiti duramente». Evidente il riferimento alle basi Usa nella regione a cominciare da quelle in Iraq, già colpite nelle scorse settimane dai miliziani fedeli a Teheran.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)