2025-01-17
Scontro sui prigionieri palestinesi. Poi la schiarita: l’accordo regge
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Dopo l’esultanza di mercoledì per il patto siglato tra Israele e Hamas, ieri sembrava tutto compromesso. Diplomazie al lavoro e problema risolto. Biden si sveglia e rivendica la pace dopo aver dato i meriti a Trump.Secondo una fonte statunitense citata dal giornalista israeliano Barak Ravid, tutte le questioni in sospeso relative all’accordo per il cessate il fuoco con Hamas sarebbero state risolte siglando l’intesa. Successivamente, Aryeh Deri, presidente del Partito Shas, ha annunciato che sono stati superati gli ostacoli che bloccavano l’attuazione di un accordo per il cessate il fuoco con Hamas: «Qualche minuto fa ho ricevuto la conferma definitiva che tutti gli ostacoli sono stati risolti e l’accordo è in corso. Ora stanno lavorando sulla stesura tecnica finale. Mi congratulo con il primo ministro Netanyahu che è il principale artefice dell’accordo». Il segretario di Stato americano Antony Blinken durante un briefing con la stampa al dipartimento di Stato ha affermato: «Ci aspettiamo che l’accordo Gaza parta domenica». Il governo israeliano si riunirà questa mattina per approvare l’accordo di cessate il fuoco con Hamas, dopo che a Doha sono stati smussati anche gli ultimi punti sui quali c’era forte disaccordo. Una fonte di Hamas ha dichiarato ieri sera al sito d’informazione palestinese Shebakt Quds che tutte le controversie e le interpretazioni che Israele ha suscitato riguardo ad alcune clausole dell’accordo sono state risolte e che l’accordo verrà siglato. Le Brigate Ezzedine Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno avvertito Israele che i raid e gli attacchi su Gaza, ora mettono a rischio gli ostaggi prossimi alla liberazione. Il portavoce di Hamas Abu Obeida ha riferito senza dare dettagli di «un attacco israeliano che ha colpito un luogo dove si trovava una delle donne previste per il rilascio nella prima fase del cessate il fuoco». La giornata di ieri è stata ad altissima tensione quando l’ufficio di Netanyahu ha riferito che Hamas stava cercando di fare marcia indietro dopo che mercoledì sera i negoziatori avevano annunciato che era stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco. In una dichiarazione ufficiale lo staff del primo ministro israeliano ha spiegato nel dettaglio le questioni su cui Hamas stava cercando di fare marcia indietro: «Tra le altre cose, in contraddizione con la sezione esplicita che dà a Israele il diritto di porre il veto sul rilascio di assassini di massa che sono un simbolo del terrore, Hamas chiede di decidere l’identità di questi terroristi». Nel corso della giornata l’ufficio di Netanyahu ha poi aggiunto: «Hamas ha rinnegato parti dell’accordo raggiunto con i mediatori e Israele nel tentativo di estorcere concessioni dell’ultimo minuto. Il governo israeliano non si riunirà finché i mediatori non notificheranno a Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi dell’accordo». Il gruppo jihadista, attraverso Izzat El Risheq, alto dirigente di Hamas, era corso a smentire al Times of Israel le accuse secondo cui il gruppo avrebbe disatteso alcuni punti dell’intesa sugli ostaggi: «Hamas non sta facendo passi indietro rispetto agli accordi raggiunti per una tregua a Gaza». In realtà la situazione non era quella descritta da Hamas, tanto che John Kirby, il portavoce per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha affermato: «Siamo consapevoli delle questioni che il primo ministro Netanyahu ha sollevato e ci stiamo lavorando. Il nostro team sul campo sta lavorando con lui e il suo team per appianare tutto questo e andare avanti». E così è stato, sperando di non essere smentiti oggi. Dopo l’approvazione dell’accordo, il ministero della Giustizia pubblicherà l’elenco dei detenuti da liberare, consentendo eventuali ricorsi alla Corte Suprema. In attesa di sciogliere questi nodi Netanyahu deve affrontare le pressioni del partito di estrema destra Sionismo Religioso. Il leader del partito, Bezalel Smotrich, ha dichiarato che appoggerà l’accordo con Hamas solo se, al termine della prima fase (42 giorni), riprenderanno le ostilità. In caso contrario, Sionismo Religioso uscirà dalla coalizione, provocando una crisi di governo. «Qualsiasi promessa di Netanyahu ai suoi alleati politici di riprendere i combattimenti dopo la prima fase rappresenterebbe una violazione dell’accordo, rischiando di far naufragare l’intesa stessa», ha spiegato una fonte coinvolta nei negoziati all’emittente israeliana Kan. Ieri sera, inoltre, si è diffusa la notizia che il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, contrario all'accordo, si sarebbe dimesso dal governo, anche se, al momento di andare in stampa, non erano arrivate conferme ufficiali. In ogni caso, anche se questo accordo dovesse entrare in vigore, Hamas ha ricevuto garanzie verbali da Qatar, Egitto e Stati Uniti che Israele continuerà i negoziati per la seconda e la terza fase dell’accordo a partire dal 16° giorno della prima fase. Ma non si sa quanto dureranno questi negoziati ed è certo che Hamas li prolungherà all’infinito per estendere la tregua nei combattimenti e il periodo di aumento degli aiuti umanitari, due circostanze che consentono al gruppo terroristico di ricostruirsi grazie al reclutamento e così tentare di riacquistare il suo potere. Per tornare all’annuncio di mercoledì sera c’è da sottolineare il curioso episodio di Joe Biden che ha annunciato l’accordo su Gaza con una certa nonchalance, circostanza che ha lasciato molti osservatori perplessi. In un primo momento il presidente ha attribuito meriti a Trump, quasi sminuendo il ruolo della sua stessa amministrazione. Solo in un secondo momento Biden è sembrato aver compreso la portata dell’annuncio, rivendicandolo come uno dei successi più significativi del suo mandato: «Il piano è stato sviluppato e negoziato dal mio team, ma sarà messo in pratica durante la prossima amministrazione», ha detto. Un atteggiamento che ha alimentato nuovamente il dibattito sulla sua salute: il motivo principale del suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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