2024-08-24
Gaza, progressi nei negoziati. Domani un altro vertice
A sinistra, Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano. A destra, Lloyd Austin, segretario della Difesa degli Stati Uniti (Getty)
Il direttore della Cia Bill Burns si incontra con Egitto e Qatar al Cairo. Ma se i colloqui non andranno a buon fine, Hezbollah è pronta all’attacco.Mentre le forze di difesa israeliane sono in massima allerta in attesa della risposta del leader di Hamas, Yahya Sinwar, alla proposta israeliana per il rilascio degli ostaggi e per una tregua a Gaza, un importante vertice al Cairo è previsto per domani: parteciperanno il direttore della Cia, Bill Burns, il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdul Rahman al-Thani, e alti funzionari d’Israele ed Egitto. La delegazione israeliana spera che Hamas possa unirsi ai negoziati per facilitare colloqui di prossimità tra le parti in tempo reale. Secondo indiscrezioni, se i colloqui non dovessero andare a buon fine, Hezbollah potrebbe attuare una rappresaglia contro Israele per l’uccisione del capo militare Fuad Shukr. Gli Stati Uniti, nel frattempo, stanno continuando a monitorare attentamente l’Iran, senza dare nulla per scontato. Lo ha dichiarato John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Kirby ha sottolineato che, sebbene gli Stati Uniti ritengano che Teheran sia ancora in grado di agire se decidesse di farlo, non si può escludere nulla in questo contesto delicato. I colloqui al Cairo sulla situazione a Gaza sembrano comunque procedere in modo costruttivo, con i primi segnali di progresso. Anche se nei negoziati in corso per il rilascio degli ostaggi è emersa una nuova condizione da parte dei leader di Hamas: per la prima volta Sinwar ha richiesto esplicitamente un’amnistia e un rifugio in un Paese arabo come parte integrante di qualsiasi accordo. Ma Israele rifiuta di revocare la taglia di 400.000 dollari e la promessa di asilo negli Stati Uniti e in Europa per chiunque contribuisca alla sua cattura o eliminazione. Kirby ha comunque evidenziato che «è essenziale che entrambe le parti coinvolte si uniscano e lavorino insieme per l’implementazione degli accordi raggiunti». E come attuazione della prima fase dell’accordo, il presidente Usa Joe Biden ha chiesto a Benjamin Netanyahu di ritirare le truppe da una parte del confine tra Egitto e Gaza. Netanyahu ha accettato parzialmente la richiesta, rinunciando a una postazione lungo il confine. Parallelamente, il portavoce del Pentagono, il maggiore generale Pat Ryder, ha fatto sapere che il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha esaminato la possibilità di un attacco iraniano con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Gli iraniani hanno minacciato ritorsioni dopo l’assassinio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto il 31 luglio a Teheran. Dal nuovo ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, però, arriva un messaggio distensivo: ha espresso il desiderio di dialogare con l’Unione europea per risolvere le divergenze. Araghchi ha dichiarato che l’Iran accoglie con favore lo sviluppo delle relazioni ma ha sottolineato la necessità di correggere le «cattive politiche europee». Le relazioni tra l’Iran e l’Ue si erano deteriorate sul programma nucleare iraniano, sul sostegno ad Hamas e sul supporto alla Russia in Ucraina. Ma l’allarme maggiore deriva da un annuncio di Hamas: vendicare la morte di Ismail Haniyeh colpendo cittadini israeliani all’estero. L’impegno italiano, invece, è concentrato in Libano, dove il Comitato tecnico militare ha avviato i primi corsi per potenziare le capacità delle Forze armate libanesi. I corsi, rivolti a nuove reclute e a unità a bassa prontezza operativa, mirano a migliorare la sicurezza nell’area sud per facilitare il ritorno degli sfollati.