
I tank di Benjamin Netanyahu invadono il sobborgo di Sabra: «Offensiva finale a metà settembre». L’ambasciatore americano a Gerusalemme attacca le Nazioni Unite per la gestione «distorta» delle forniture alimentari.Donald Trump ha riportato al centro dell’attenzione internazionale la questione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas a Gaza con dichiarazioni che hanno subito innescato reazioni a livello politico e diplomatico. Intervenendo dalla Casa Bianca in occasione di un annuncio sui prossimi Mondiali di calcio (2026), Trump ha affermato che i prigionieri israeliani ancora in vita sarebbero meno di 20, ipotizzando che alcuni possano già essere deceduti. Ha inoltre rivendicato il merito di aver fatto uscire «molte persone» da Gaza, richiamando il ruolo dell’amministrazione statunitense nei precedenti cessate il fuoco. Le sue parole hanno avuto un effetto immediato: il Forum delle famiglie dei rapiti e dei dispersi ha diffuso una nota di forte critica, ribadendo che per loro gli ostaggi sono 50 e che ognuno rappresenta «un mondo intero». Le affermazioni di Trump hanno così aperto un nuovo fronte di tensione tra le famiglie, le autorità israeliane e la diplomazia americana, mettendo in luce quanto la gestione delle informazioni sugli ostaggi sia divenuta un terreno di scontro politico e simbolico. La posta in gioco non riguarda soltanto la sorte dei prigionieri, ma anche il controllo della narrazione, in un momento dove Israele deve affrontare contemporaneamente la pressione interna e l’attenzione della comunità internazionale. Sul piano mediatico e diplomatico le tensioni si estendono anche al tema umanitario. L’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, ha definito le Nazioni Unite «corrotte e incompetenti» per aver diffuso la valutazione che a Gaza sia in corso una carestia. Secondo Huckabee, mentre gli ostaggi rischiano di morire di fame, Hamas trae beneficio da una gestione distorta degli aiuti, e cibo e forniture restano inutilizzati. Sempre a proposito di Onu, Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) lascerà la sua funzione il prossimo marzo al termine del suo mandato. «Penso che due mandati siano sufficienti», ha detto rispondendo a una domanda sul suo futuro. È bene ricordare che sotto la sua guida l’Unrwa, secondo i servizi di sicurezza israeliani, è stata infiltrata in modo sistematico da Hamas e da altre organizzazioni radicali. Diversi dipendenti, tra cui insegnanti, sono stati collegati a manifestazioni a favore della lotta armata o a vere e proprie attività militari. Israele ha diffuso nomi e foto di funzionari accusati di aver partecipato ad attacchi o ricoperto ruoli operativi nelle brigate di Hamas.Parallelamente, l’ambasciatore israeliano Jonathan Peled, commentando un’inchiesta giornalistica del Tempo, ha espresso preoccupazione per i legami di alcune figure che operano nel nostro Paese con Hamas, ricordando come alcune siano già state colpite da sanzioni statunitensi, vedi Mohammad Hannoun. Peled ha parlato apertamente di «guerra mediatica», sottolineando che Israele, pur prevalendo militarmente, starebbe perdendo la battaglia della comunicazione a causa di disinformazione, propaganda e pregiudizi antisionisti. Ha criticato inoltre la relatrice speciale Onu Francesca Albanese, accusandola di affermazioni «distorte e sproporzionate» sul ruolo di Hamas, e ha denunciato un forte aumento dell’antisemitismo in Europa e in Italia, sostenendo che la vita quotidiana per molti ebrei sia divenuta più difficile, tra minacce, aggressioni verbali e scritte offensive. Mentre sul versante diplomatico e mediatico si moltiplicano gli scontri, Hamas ha rilanciato la propria strategia di mobilitazione popolare con l’annuncio di un «pellegrinaggio di massa» verso la moschea di al-Aqsa, in risposta alle incursioni di gruppi di coloni israeliani. L’organizzazione ha parlato di «pratiche terroristiche e provocatorie» e ha invitato a intensificare gli sforzi contro l’espansione degli insediamenti israeliani, richiamando il valore simbolico e religioso del terzo luogo sacro dell’Islam per rafforzare la propria legittimità non solo a Gaza ma in tutto il mondo musulmano. Sul fronte militare Israele si prepara a una nuova offensiva su Gaza City, che secondo Channel 12 potrebbe iniziare a metà settembre, subito dopo la rimessa in servizio dei riservisti richiamati per il 2 del mese.L’operazione, ribattezzata da Netanyahu «Iron Fist», dovrebbe prevedere l’evacuazione di circa un milione di palestinesi e sarà finalizzata a riprendere il controllo del principale centro urbano dell’enclave. Netanyahu e i vertici politici premono per accelerare l’avvio dell’operazione, convinti che la pressione militare aumenti la possibilità di ottenere concessioni da Hamas nei negoziati sugli ostaggi. Secondo il generale (rit.) Giorgio Battisti «il combattimento nei centri abitati ha caratteristiche proprie che rimangono simili nel tempo, poiché è il prodotto riflesso delle opportunità offerte da un ambiente creato dall’uomo per scopi pacifici ma capace di trasformarsi in una realtà ostile difficile da dominare: un inferno a tre dimensioni. L’estensione verticale costituisce l’aspetto cruciale delle operazioni in aree urbane. Si tratta di un terreno multidimensionale, costituito da sottosuolo (sotterranei, fognature, gallerie), superficie (livello stradale) e interno (edifici, parti superiori di edifici e spazio aereo), che rende anche più difficile l’evacuazione dei feriti. La minaccia può manifestarsi in vari modi, da parte di un nemico che conosce il campo di battaglia e si è preparato al combattimento, con imboscate, ordigni esplosivi improvvisati, franchi tiratori, lancio di droni esplosivi e incursioni alle spalle delle truppe avanzanti da parte di miliziani che utilizzano le vie del sottosuolo». Mentre scriviamo alcuni media locali riferiscono che i carri armati delle forze israeliane hanno fatto ingresso nel quartiere di Sabra, situato nel cuore di Gaza City, nella parte centrale della Striscia. L’area si trova a nord rispetto al settore meridionale di al-Zaytoun, dove le truppe israeliane sono già impegnate nelle operazioni militari.
Uomini del Racis in azione sul luogo del delitto alla periferia di Roma nel 2008 (Ansa)
Nato nel 1955, il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (da cui dipendono anche i RIS) è un fiore all'occhiello dell'Arma. L'anniversario è stato celebrato dalle autorità alla caserma «Salvo d'Acquisto» di Roma.
Il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, anche noto come RaCIS., rappresenta un’eccellenza nell'ambito delle indagini tecnico-scientifiche in Italia. La sua storia inizia nel 1955, quando venne fondato presso la Caserma «Podgora» di Roma con il nome di «Gabinetto Centrale di Documentazione e di Indagini Tecnico-Scientifiche dell’Arma». Inizialmente, il suo compito era fornire supporto didattico agli ufficiali e assistenza ai reparti operativi. Rinominato Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche (CCIS), il Reparto è stato trasferito nel 1976 alla Caserma «Magg. MOVM Ugo De Carolis». Negli anni ’90, con l’istituzione dei Sottocentri CIS di Messina e Parma e l’attivazione di 30 laboratori per l’analisi delle sostanze stupefacenti, il Ra.C.I.S. ha ampliato le sue capacità operative. Nel 1999, il CCIS e i Sottocentri assunsero l’attuale denominazione, con la creazione dei RIS di Roma e Cagliari. Successivamente, nel 2001, il comando del Ra.C.I.S. venne elevato al rango di Generale di Brigata.
Oggi ha sede a Roma ed è articolato su: un Reparto Tecnologie Informatiche, un Reparto Dattiloscopia Preventiva, un Reparto Analisi Criminologiche, un Reparto Ricerca e Sviluppo, nonché su 4 Reparti Investigazioni Scientifiche (RIS) dislocati a Roma, Parma, Messina e Cagliari; inoltre, 22 Sezioni Investigazioni Scientifiche (SIS), inquadrate nei Reparti Operativi dei Comandi Provinciali, hanno collegamento tecnico-funzionale e addestrativo con i RIS di competenza.
Il Ra.C.I.S. svolge un ruolo cruciale nel supporto alle indagini, rappresentando la struttura tecnico-scientifica dell’Arma per le richieste di indagine tecnica di Polizia giudiziaria dei Reparti dell’organizzazione Territoriale e Speciale, della Magistratura e delle altre Forze di Polizia.
Si occupa della raccolta e analisi di evidenze fisiche, chimiche, biologiche, telematiche e informatiche, conducendo esami su reperti, sostanze stupefacenti e dispositivi elettronici. Inoltre analizza i profili psicologici e comportamentali degli autori di crimini violenti e monitora il fenomeno delle violenze di genere. È anche impegnato nella ricerca scientifica, nell’innovazione tecnologica e nella formazione di personale specializzato, collaborando con organismi nazionali e internazionali. I quattro Reparti Investigazioni Scientifiche di Roma, Parma, Messina e Cagliari sono responsabili, secondo le proprie competenze areali, dello svolgimento delle analisi di laboratorio nei seguenti settori delle scienze forensi: biologia, chimica, balistica, dattiloscopia, fonica, grafica e audiovideo.
Un’importante componente del RaCIS è il Nucleo Carabinieri per il Riconoscimento Vittime di Disastri (DVI), operativo dal 2003. Il nucleo, composto da esperti in biologia, dattiloscopia e rilievi tecnici, si divide in due sezioni: Ante-Mortem, che raccoglie informazioni e campioni biologici delle persone scomparse, e Post-Mortem, che analizza i corpi non identificati per confrontare i dati raccolti. Il Nucleo DVI ha operato in numerosi disastri, tra cui l’attentato di Nassiriya nel 2003, lo tsunami in Asia nel 2004, il terremoto de L’Aquila nel 2009 e quello di Amatrice nel 2016.
In sintesi, il RaCIS rappresenta un pilastro fondamentale per le indagini scientifiche in Italia, grazie alla sua struttura avanzata, alle sue competenze specialistiche e al suo impegno costante nell’innovazione e nella collaborazione internazionale.
Lo sguardo del Reparto, per quanto riguarda le prospettive future, è rivolto principalmente allo studio delle applicazioni dell'Intelligenza Artificiale nell’ambito delle indagini forensi, che già oggi stanno rivoluzionando il modo con cui vengono raccolte, analizzate e interpretate le tracce.
Ad esempio grazie all’uso di avanzati sensori multispettrali e tecniche di ricostruzione 3D della scena del crimine basate sull’IA, gli investigatori potranno partecipare, in tempo reale e senza accedere direttamente, alle attività di sopralluogo in uno scenario virtuale dove valutare velocemente la tipologia e distribuzione delle tracce come le impronte digitali, i fluidi biologici, le armi, e gli oggetti e le sostanze di diversa natura.
Nuovi algoritmi di ricerca basati sull’IA permetteranno di comparare in modo sempre più efficiente e rapido le impronte digitali e le immagini 3D di bossoli e proiettili con i relativi elementi di confronto archiviati nelle rispettive banche dati. Anche l’analisi delle microtracce potrà essere realizzata con il supporto dell’IA, che, opportunamente addestrata, offrirà agli investigatori risultati in tempo reale, identificando, ad esempio, l’esatta composizione di frammenti di fibre, vetri o vernici, permettendo di risalire alla loro origine provenienza.
Sono numerosissimi i casi giudiziari, di rilevanza nazionale, trattati dal RaCIS, con un contributo che si è rivelato più volte decisivo.
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2025-11-27
Immigrazione: «I Paesi Ue vogliono collaborare a prescindere dall'estrazione politica»
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(Totaleu)
Lo ha dichiarato Sara Kelany, (Fratelli d'Italia) membro del Parlamento e capo del dipartimento italiano per l'immigrazione a margine dell'evento Europe and migration: The Italian Approach Transcending Ideologies al Parlamento europeo di Strasburgo.
Friedrich Merz, Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Bordata alla triade Londra-Parigi-Berlino. Il capo del Ppe ce l’ha con Friedrich Merz. E lo mette contro Ursula von der Leyen.
Davanti alle telecamere si stringono la mano. Ma dietro le quinte, se ci sono da spartirsi quote di potere reale, si guardano in cagnesco. Stiamo parlando di Manfred Weber, Ursula von der Leyen e Friedrich Merz: tutti figli della stessa casa madre, quella Cdu che per decenni è stata la potente «balena bianca» teutonica, ma che Angela Merkel ha lasciato letteralmente in macerie. Macerie su cui i conservatori tedeschi vorrebbero iniziare a ricostruire. Eppure il tridente, a quanto pare, non gioca per la stessa squadra.
Vladimir Putin e Steve Witkoff (Ansa)
Putiferio per le soffiate su una chiamata in cui il mediatore Usa, atteso al Cremlino, dava consigli a Mosca. Il «Guardian» evoca lo zampino di Cia o servizi ucraini, che ad Abu Dhabi hanno visto gli 007 dello zar.
Le manovre diplomatiche per far concludere la crisi ucraina potrebbero trovarsi davanti a uno scoglio. Uno dei principali negoziatori americani, Steve Witkoff, è infatti finito nella bufera, dopo che Bloomberg News ha pubblicato la trascrizione di una telefonata da lui avuta con il consigliere di Vladimir Putin, Yuri Ushakov, lo scorso 14 ottobre. Dal testo è emerso che l’inviato americano ha dato all’interlocutore dei consigli su come lo zar avrebbe dovuto affrontare il colloquio telefonico con Donald Trump, che si sarebbe tenuto due giorni dopo.









