2025-10-08
Così i carabinieri del caso Garlasco aiutavano il collega a stalkerare la ex
Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Maurizio Pappalardo, Silvio Sapone e Antonio Scoppetta (Ansa)
Il maggiore Pappalardo, a 44 anni, inizia una storia con una ragazza di 17. Quando viene mollato, chiede aiuto agli amici Scoppetta e Sapone. Che iniziano a sorvegliare la donna, pure con un dispositivo Gps.La squadretta di investigatori che ha fatto il bello e il cattivo tempo in Procura a Pavia era un corpo speciale pronto a risolvere i problemi dei membri del gruppo. Il maresciallo dei carabinieri Antonio Scoppetta, condannato a 4 anni e 6 mesi in primo grado per corruzione e stalking, se era in missione con i colleghi, contattava l’amico Maurizio Pappalardo, maggiore in quiescenza e ancora sotto processo, e gli chiedeva, per esempio, di procurargli escort per allietare le loro serate.Ma il gruppo mostrava tutta la sua determinazione se c’era da vendicare uno sgarbo, da lavare l’onta di un tradimento sentimentale o di un abbandono.Un’attività per cui Scoppetta, come detto, è già stato condannato e Pappalardo è sotto processo. Ma un ruolo, secondo inquirenti e testimoni, lo avrebbe avuto anche Silvio Sapone, ex comandante dell’aliquota dei carabinieri in Procura, recentemente perquisito (da non indagato) nel procedimento per corruzione avviato contro l’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, sospettato di avere fatto archiviare la posizione di Andrea Sempio in cambio di denaro.Il 31 maggio 2024 si presenta davanti ai pm una ragazza che ha avuto con Pappalardo una lunga relazione, da lei definita «un calvario lungo 12 anni».La donna racconta come sia iniziata la storia con quell’uomo, quando lui aveva 44 anni e lei 17: «Mia mamma aveva un negozio in centro a Pavia, lui era cliente. Ha iniziato a venire a cena da noi […] quando ho avuto l’età per andare in discoteca talvolta veniva a prendermi. Ci siamo avvicinati così». Sin da subito l’ufficiale si sarebbe mostrato invadente: «Se decidevo di non parlargli o di allontanarlo, lui si insinuava anche tramite la mia famiglia, che non sapeva nulla» della relazione. «Era molto geloso e controllante» fa mettere a verbale Paola (nome di fantasia), tra le lacrime. A fine 2019 la rottura: «Mi ero stufata di tutto, dove per tutto intendo la sua persona, di avere a che fare con lui, del suo modo di controllarmi». Ma quando la storia termina, Pappalardo si presenta sotto casa per consegnare al patrigno le cose che la ragazza aveva lasciato da lui: «Con questa mossa lui voleva spiattellare ai miei genitori il fatto che io avessi degli indumenti a casa sua». I pm, a bruciapelo, domandano, come se fossero Maria De Filippi: «Lei è mai stata innamorata di Pappalardo?». E la ragazza si apre: «All’inizio pensavo di esserlo, ma non era così. Io ora, con la testa della donna che sono, capisco di essere stata sin dall’inizio manipolata, avevo solo diciassette anni. La verità è che volevo lasciarlo quasi subito dopo l’inizio della relazione […], ma avevo paura». La manipolazione torna più volte nel discorso: «Anche nel privato, come credo abbia fatto poi nel lavoro, è come se lui fosse un burattinaio. È un maniaco del controllo. Anche all’università mi veniva a prendere, mi ronzava sempre intorno». L’ex compagno l’avrebbe persino fatta pedinare: «Mi sono accorta di essere stata seguita più volte. Mi ricordo di avere visto qualcuno che mi guardava». E, a proposito dei presunti complici di Pappalardo, fa un nome ben preciso: «Frequentavamo talvolta Silvio Sapone. Quando io e Pappalardo ci siamo lasciati, se lo incontravo per strada, dopo due secondi spuntava fuori anche Maurizio». La ragazza nota Sapone anche in una circostanza precisa, mentre era in macchina con il nuovo fidanzato, che verrà fatto licenziare dalla sua azienda: «Sapone mi ha visto sull’auto e poco dopo sono arrivate le lettere anonime». Gli investigatori scrivono in un’annotazione: «Sapone risulta avere partecipato ad almeno due turni di osservazione (dicembre 2019 e gennaio 2020) nei pressi dell’abitazione» della ragazza, «segnalando successivamente gli esiti a Pappalardo». Il quale, si legge nel verbale di Paola, avrebbe persino confessato: «Quando ho iniziato a lavorare in banca, lui mi ha confermato di avermi fatta seguire per sapere se arrivassi al lavoro. Si trattava di carabinieri. Se ci penso adesso mi si accappona la pelle. Praticamente mi scortavano al lavoro». Un manipolo di militari che, alla fine della storia, da bodyguard si sarebbero trasformati in vendicatori. «Il 17 dicembre 2019», hanno ricostruito gli inquirenti, «su indicazione di Pappalardo, Scoppetta provvedeva a ritirare un dispositivo di localizzazione Gps prestatogli da un conoscente dell’Esitel srl (la ditta che effettuava le intercettazioni per la Procura, ndr), per procedere alla sorveglianza dell’autovettura» della ragazza. Il giorno seguente gli uomini di Pappalardo installano il dispositivo, «con la collaborazione di personale in servizio presso la sezione Pg carabinieri di Pavia». Da quel giorno «vengono avviate attività di osservazione e pedinamento, anche con appostamenti fissi nei pressi dell’abitazione e del luogo di lavoro» del target. Pappalardo è costantemente aggiornato con messaggi di questo tipo: «Si muove verso Milano». Oppure: «Rientrata alle 23». E ancora: «Visiva confermata», «contatto sotto casa».Gli uomini in divisa, invece, di pensare a occuparsi di assicurare i delinquenti alla giustizia, braccano una ragazza non ancora trentenne.Un giorno Scoppetta riconosce l’auto della donna in un parcheggio. Dai brogliacci delle conversazioni scopriamo che «Pappalardo dice che bisogna sgonfiarle le gomme». Scoppetta si offre di soddisfare i desiderata dell’amico che per lui, ludopatico, funge da «cassa continua». Promette che il giorno successivo avrebbe portato a termine il compito: «Domani la sistemo... ho il punteruolo in tasca». «A suo dire», scrivono gli investigatori, «non riuscirà nell’intento a causa della vigilanza di una guardia giurata». Scoppetta, nel suo interrogatorio, spiega: «Io lì ho mentito [...] non credo che l’abbia fatto lui, perché non lo ritengo all’altezza di un gesto del genere, avrà trovato qualcun altro che ha sgonfiato le gomme, perché poi ho letto che sono state sgonfiate anche alla madre».Il maresciallo, dopo l’arresto, riferisce ai magistrati che nell’attività di controllo era stati coinvolti pure due uomini delle Fiamme gialle: «Per quanto riguarda gli accessi alla casa della ragazza, il finanziere cui si fa riferimento è C.. Sapone, invece, come in altre circostanze, si è prestato a compiere l’attività istruttoria insieme a me e a P.».Ma era proprio Scoppetta ad alimentare l’astio: «Una storia d’amore può finire, ma non così», scrive in chat a Pappalardo. Poi aggiunge: «Vedrai che tornerà da te, non può andare lontano». E ancora: «Una donna vera ti avrebbe chiamato e detto la verità». Il maggiore è convinto di essere stato lasciato per un altro.A un certo punto, la squadretta, per piegare psicologicamente Paola, escogita una ritorsione sul nonno, cercando di fargli perdere la pensione, dopo una segnalazione dell’Inps su alcune presunte irregolarità che riguardavano più soggetti. «Sono inorridita», afferma la vittima davanti agli inquirenti, «pensare che qualcuno abbia il tempo e la voglia di spulciare la mia vita per colpirmi è una cosa che mi dispiace molto». Il 15 dicembre 2019 Pappalardo e Scoppetta discutono dell’indagine sull’anziano parente. Nei giorni immediatamente successivi Scoppetta comunica all’ex capo «che il fascicolo è stato iscritto» e che «hanno proceduto a notificare l’atto». Scoppetta «conferma che la madre» della ragazza «è andata in tilt». Secondo gli investigatori «la pressione esercitata sul nucleo familiare» sarebbe apparsa «tale da fare allontanare anche il compagno della madre». Che in Procura ha raccontato: «Hanno sentito a sommarie informazioni diversi condomini e anche io sono stato sentito direttamente in Procura da due ufficiali di Pg, ricordo che si chiamavano Sapone e Scoppetta». Sempre loro. Il maresciallo condannato, via messaggio, annuncia trionfante: «Sarà un anno difficile per loro». E Pappalardo approva: «Cosa buona e giusta». Successivamente si scopre che «alcuni atti istruttori risultano redatti o comunque seguiti da Sapone, in coordinamento con Scoppetta, in assenza di una delega d’indagine e in un contesto riconducibile alle iniziative di Pappalardo».Nell’inchiesta non potevano mancare le barbe finte. Quando il pm chiede alla teste se Pappalardo avesse rapporti con la nostra intelligence, lei non ha dubbi: «Sì, ho sentito parlare di questo argomento, ho dedotto che lui conosca qualcuno, ma non saprei dirvi dei nomi precisi. Ho però capito che dei contatti c’erano». Poi aggiunge, senza esitazioni: «Ho sentito Maurizio parlare di servizi segreti, investimenti a Dubai e acquisti di petrolio».In Procura Giovanni Pais, carabiniere in servizio presso il Nucleo informativo del Comando provinciale dei Carabinieri, ha riaffrontato la questione: «Pappalardo spesso ci chiamava e ci diceva di fare degli accessi alle banche dati, che lui giustificava come controllo per l’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) o per il Ros. A volte non ci spiegava neanche il motivo e diceva semplicemente: “Controllami questa targa”, oppure chiedeva i precedenti di un certo soggetto». Pais non crede, però, che quelle informazioni servissero davvero agli 007. Durante le indagini di Clean 2 sono state sentite anche altre ex del maggiore Pappalardo.Per esempio, una bancaria, anche lei molto più giovane dell’uomo (di quasi vent’anni). All’epoca lavorava nella stessa azienda di Paola: «Sapendo che la loro relazione era durata tredici anni e facendo due conti sull’età della collega, mi sono augurata che Maurizio avesse iniziato a frequentarla quando era maggiorenne e non prima».La testimone, in Procura, rivela dettagli della vita sopra le righe del militare: «Ricordo che una volta mi donò una borsa di Louis Vuitton da almeno 1.500 euro. Mi fece questo regalo in occasione di una sua vincita al casinò di Montecarlo». A offrire il soggiorno alla coppia sarebbe stato un avvocato milanese che si sarebbe presentato «accompagnato da una ragazza giovanissima dell’Est Europa che ovviamente non era la moglie».Pappalardo aveva conquistata la nuova fiamma facendo lo splendido: «Aveva l’abitudine di frequentare locali che non erano alla mia portata dal punto di vista economico. Per esempio, la prima sera siamo andati all’Hotel Bulgari a Milano oppure da Vittorio (un ristorante tre stelle Michelin, ndr) a Bergamo. lo, comunque non ho mai vissuto serenamente la mia relazione con Maurizio proprio perché avevo dei profondi dubbi sulle sue dispendiose abitudini di vita. A un certo punto, comunque, mi sentii oppressa dalle sue attenzioni e dalla sua vicinanza. In più di un’occasione ebbi l’impressione che mi controllasse». E, un giorno, ne ebbe praticamente la certezza: «Gli dissi che ero stata con un’amica in un posto e lui mi smentì, dicendomi dove mi ero realmente recata con lei e a che ora. In un’altra occasione utilizzò un nomignolo che una mia amica gli aveva affibbiato in un messaggino e non riesco a spiegarmi come abbia fatto a scoprirlo».Anche per lei la fine della relazione con Pappalardo è stata traumatica: «Ho dovuto ricorrere a un supporto psicologico per superare la situazione. Ora, dopo quest’incontro, temo per la mia incolumità personale dal momento che Pappalardo, talvolta, ha avuto atteggiamenti aggressivi nei miei confronti. Anche se non ho mai subito violenze fisiche da parte sua, ritengo di essere stata sicuramente manipolata».Anche questo era il Sistema Pavia e uomini di tal fatta si sono occupati di indagini delicatissime come quella sull’omicidio di Garlasco. Difficile credere che sia stato fatto tutto a regola d’arte.
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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Ecco #DimmiLaVerità dell'8 ottobre 2025. Il vicesegretario regionale di Forza Italia in Campania Gianfranco Librandi commenta gli sviluppi della campagna elettorale.