2022-06-22
Gara per il capo del «golden power». La commissione ha gli occhiali rossi
Massimo D'Alema (Imagoeconomica)
I valutatori sono vicini al segretario generale Roberto Chieppa. Non ostile al dalemiano Bernardo Argiolas.Continuano le stranezze e i malumori sull’assegnazione degli incarichi alla presidenza del Consiglio dei ministri. Come La Verità aveva raccontato il mese scorso, infatti, il 20 maggio era stato pubblicato il bando interno (il cosiddetto interpello) con cui Palazzo Chigi sceglierà il dirigente che si occuperà della riorganizzazione del comitato del golden power. Come noto la presidenza del Consiglio ha deciso di creare una nuova struttura «per le attività propedeutiche all’esercizio dei poteri speciali, la cooperazione europea, lo studio e l’analisi degli investimenti dei settori strategici», appunto il golden power. Draghi ha dato sempre particolare attenzione alla materia. Non a caso ha usato il golden power ben cinque volte durante il suo mandato, in particolare contro le ingerenze della Cina. La materia è molto delicata e importante non solo per l’esecutivo in carica e in scadenza nel 2023, ma per il nostro Paese, in una fase molto delicata con la guerra alle porte dell’Europa tra Russia e Ucraina. L’interpello fa seguito al decreto del 12 maggio firmato da Roberto Garofoli, sottosegretario di Stato presso la presidenza del Consiglio e vero deux ex machina nella gestione dei nuovi uffici dirigenziali. La scorsa settimana è stata finalmente istituita la commissione che dovrà esaminare le varie candidature.La commissione è composta da un presidente, l’avvocato dello Stato nonché capo del dipartimento per il Coordinamento amministrativo Sergio Fiorentino e dai componenti consigliere Maria Barilà e dalla dottoressa Vincenza Palocci. Saranno loro a decidere chi avrà il delicato incarico di gestione della politica industriale estera italiana e di supervisione del golden power. Peccato che non sia una commissione così «terza» rispetto alle forze politiche. Barilà e Palocci lavorano direttamente con il segretario generale Roberto Chieppa, collega del Consiglio di Stato e più stretto e diretto collaboratore del sottosegretario Garofoli, che vedrebbe bene in quell’incarico il piddino Bernardo Argiolas (sostenuto dall’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema e dal giurista Sabino Cassese), al momento dislocato al Servizio per le attività propedeutiche all’esercizio dei poteri speciali. La Palocci è stata da poco promossa con un incarico di direttore generale proprio dal segretario generale Roberto Chieppa che l’ha voluta all’ufficio del segretario generale, struttura di diretto riporto del segretario generale coordinata da un altro fedelissimo di Chieppa, Ciro Piro, che da semplice funzionario dell’Agcom è stato «promosso» dallo stesso segretario generale addirittura capo di un ufficio autonomo con un triplice salto di carriera.Sorprende poi la mancanza, nella commissione esaminatrice, del consigliere Carlo Notarmuzzi che, essendo l’unico direttore generale che si è occupato di golden power in tutti questi anni, era quello più titolato a stare in commissione. Ma appare evidente che forse lui stesso non voglia prestarsi a ratificare una scelta che rischia di essere illegittima, cioè dichiarare inidonei i colleghi dirigenti di prima fascia nonché i numerosi dirigenti di seconda fascia dei ruoli della presidenza del Consiglio dei ministri che hanno presentato domanda di partecipazione alla procedura selettiva e dare l’incarico ad un dirigente di seconda fascia peraltro non dei ruoli della presidenza del consiglio dei ministri e, quindi, privo di due fondamentali presupposti per poter partecipare alla procedura selettiva che, come noto, è riservata ai dirigenti di prima fascia e, in seconda battuta, ai dirigenti di seconda fascia appartenenti al ruolo della presidenza del Consiglio dei ministri.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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