2021-02-18
Galli, terrore sulla variante inglese. Ma viene smentito dal suo ospedale
Il fan del lockdown: «Mi ritrovo il reparto invaso». La replica: «Sei su 314 ricoverati».Negli ultimi giorni il partito del «forza lockdown» ha guadagnato un testimonial d'eccezione. Stiamo parlando del professor Massimo Galli, infettivologo e primario all'Ospedale Sacco di Milano, una delle trincee italiane della lotta al Covid. Nell'attuale contesto pandemico quella di Galli è considerata una voce degna del massimo rispetto, non fosse altro perché mangia pane e virus da più di quarant'anni. Ragion per cui la sua ultima uscita in favore di un possibile ricorso a un nuovo lockdown ha destato una certa impressione. Preoccupato per la diffusione della variante inglese, martedì l'infettivologo ha lanciato un chiaro allarme: «Io mi ritrovo il mio reparto invaso da varianti, riguarda tutta l'Italia e ci fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri, questa è la realtà». E sulla possibilità di una serrata totale sulla falsariga di quella vissuta la scorsa primavera, di fatto Galli si è detto favorevole. «Chi vi dice “attenzione dobbiamo chiudere di più" può correre il rischio di esagerare», spiega il primario dell'ospedale milanese, «ma il rischio di esagerare è inferiore alla probabilità, purtroppo, di avere ragione per l'ennesima volta». Toni allarmanti e in qualche modo capaci di influenzare, anche in virtù dell'autorevolezza della fonte, la strategia in tema di chiusure del nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi.Almeno fino alle due bucce di banana sulle quali Galli è scivolato nell'intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera. Prima, lo svarione sulla situazione locale. Rispondendo alla domanda su un focolaio scoppiato in tre scuole a Bollate, a poca distanza dal Sacco, l'infettivologo lancia la pietra: «La sensazione è che ormai è che queste siano le proporzioni che si vedono nel resto della città, ma anche in tutta Italia». Peccato che, dati della sorveglianza della Regione Lombardia alla mano, sia i ricoveri in reparto ordinario che in terapia intensiva siano tornati a ritmi «normali» precedenti all'esplosione della pandemia.Poi, il pasticcio sulla variante inglese. «Dottore, ci sta raccontando l'alba della terza ondata?», gli chiede il giornalista. «Quello che posso dire è dei 20 letti almeno uno su tre ormai è occupato da contagiati di una variante. Non ho ancora dati precisi, ma possiamo ipotizzare si tratti di quella inglese. Per ora non abbiamo evidenza di altri ceppi». Insomma, un enorme bailamme mediatico - la notizia è rimbalzata per tutto il giorno sui principali media nazionali - per una mezza dozzina di casi i quali, stando alle affermazioni dello stesso Galli, non sarebbero peraltro nemmeno confermati dai test di laboratorio. Una cosa è certa: le dichiarazioni del professore sono andate di traverso all'Ospedale Sacco, che in serata ha rilasciato una durissima nota sull'argomento. «Tali affermazioni al momento attuale non rappresentano la reale situazione epidemiologica all'interno del Presidio», ha spiegato la struttura, riferendosi ad «alcune notizie apparse sulla stampa riguardanti “reparti pieni di varianti" riferite al reparto di degenza di Malattie infettive dell'Ospedale Sacco». Su un totale di 314 positivi ricoverati al Sacco dal 31 dicembre al 4 febbraio, infatti, appena 6 campioni sequenziati su 50 sono risultati affetti dalla variante inglese. In realtà, precisa la direzione milanese, «le percentuali di varianti identificate (verificate secondo le indicazioni del ministero della Salute e dall'Iss o su controlli a campione) sono in linea con la media nazionale ed inferiori alla media regionale». Forse, a pensarci, l'unica serrata utile oggi sarebbe quella in grado di bloccare le sparate dei virologi da talk show.
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