2025-02-17
Gabriella Farinon: «Posai per Playboy, ma in canottiera»
L’ex «signorina buonasera»: «Condussi un Festival in piena contestazione: Dario Fo era venuto a Sanremo per una “contro kermesse”, noi rischiammo di non andare in onda. Per un fotoromanzo feci arrabbiare la Rai».Oltre al garbo e all’affabilità, in lei si coglie la capacità di comunicare quel che di familiare proprio della Rai di un tempo. Gabriella Farinon non è stata solo «signorina buonasera», ma anche attrice di cinema, sceneggiati e teatro. E ha condotto tre edizioni di Sanremo. Dal suo cognome si desumono indiscutibili origini venete.«Provincia di Vicenza, ma sono nata a Oderzo, provincia di Treviso, perché mio padre, vicentino, come la mamma, essendo militare, girava. Apparteneva al corpo della Guardia di Finanza ed era stato mandato lì. Poi, a guerra iniziata, lui è partito e io, con mia mamma, all’età di pochi mesi, sono andata da mia nonna a Campanella di Altissimo, dove i nonni avevano proprietà. La guerra fu affrontata senza problemi di cibo». Dal Veneto a Roma. «Papà, tornato da Albania o Grecia, l’ho conosciuto che avevo già cinque anni, quando la guerra finì. Poi ci trasferimmo in Brianza, vicino a Como. Lì feci le elementari. Poi siamo tornati ancora in Veneto e, nel ’57, siamo arrivati a Roma». Si ritrovò a essere «signorina buonasera». Tutti gli italiani la conobbero. Fu chiamata «viso d’angelo». «Stavo frequentando corsi di lingue. Quando ci siamo trasferiti a Roma arrivano dei parenti e, per Natale, andiamo a Piazza Navona. La Settimana Incom, all’epoca, faceva i cinegiornali. Mi vide, mi pare, Gigi Magni. Chiese ai miei zii se poteva farmi una ripresa, un primo piano, e se potevano dargli il numero di telefono. Lì iniziò la mia avventura. Iniziai con la pubblicità per la Settimana Incom per un sapone, Camay, poi un dentifricio…».Desiderava entrare nel mondo dello spettacolo?«Tutte le ragazze lo desiderano, anche se allora era di moda fare la hostess o diventare annunciatrice. Tra la fine dei anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta era il sogno di tutte le ragazze, belle e brutte».Prima della Rai si era già affacciata nel cinema.«Sì, prima ho fatto dei film. Nel Sessanta, con il regista francese Roger Vadim, Il sangue e la rosa, che stava girando a Roma. Ebbi un ruolo e poi un altro, come protagonista, in Space Man, la storia di due che vanno nello spazio».Un film di fantascienza.«Cercarono di presentarlo come fosse un film americano. Il cognome me lo lasciarono ma Gabriella diventò Gaby e il regista, Antonio Margheriti, divenne Anthony Daisies. La prima donna andata nello spazio sono stata io (sorride, ndr). Mentre mi stavo avviando nel cinema, un amico del padre dei miei figli, un regista tv, disse “sta nascendo il Secondo Canale”. “Perché Gabriella non partecipa al concorso per annunciatrici?”».Che successe, dunque? «Feci il provino. Eravamo in 4.000, ma arrivai alle ultime selezioni. Siccome avevo recitato in inglese e francese nel film di Vadim, dove avevo una coach, mi chiesero qualcosa in queste lingue. Feci un’ottima figura e mi presero. Entrai con Rosanna Vaudetti, le prime due scelte per la nascita del Secondo Canale».Ricorda il suo primo annuncio?«Il primo annuncio vero e proprio fu una domenica mattina, La tv degli agricoltori, trasmissione molto seguita in quegli anni». Elementi di difficoltà?«Tutti gli annunci erano piuttosto semplici. Quando c’erano i romanzi sceneggiati, si trattava di fare il riassunto delle puntate precedenti. Li imparavamo a memoria. Allora non c’erano i gobbi». La figura dell’annunciatrice è stata soppressa. Potrebbe essere reintrodotta? «Non credo. Tutto è molto cambiato. Rosanna Vaudetti e io abbiamo avuto la fortuna di entrare col grande direttore generale Ettore Bernabei che stava cambiando il mondo della tv. Aveva attenzione per il Paese. S’inventò Non è mai troppo tardi, che noi annunciavamo, e La scuola in tv, la mattina…».Mentre faceva l’annunciatrice Rai, partecipò anche ad alcuni fotoromanzi, su Sogno. «(ride, ndr) Sì, avevo un contratto con Rizzoli che la Rai ha masticato un po’ così. Perché nel contratto dell’annunciatrice eravamo l’immagine della Rai. Ciò ci obbligava, ad esempio, a vestirci in modo adeguato. Io sono stata fissa dal ’61 al ’68. Poi ho dato le dimissioni perché il ruolo mi stava stretto. Volevo tornare alle cose del passato, ma continuando a collaborare con la tv. Sono andata via il 1° agosto e già in settembre conducevo una trasmissione in Rai. ».E tornando ai fotoromanzi?«Mi chiamò il direttore dicendomi: “ma come?. Gli dissi una bugia alla quale lui fece finta di credere, sostenendo che li avevo fatti prima di entrare in Rai».Nel 1969 presentò il primo Sanremo, a fianco di Nuccio Costa…«Un grande amico, purtroppo mancato troppo presto».Come si trovò? «Un Festival travagliato, perché eravamo in piena contestazione. Dario Fo e Franca Rame vennero a Sanremo per fare il “contro-festival”. Noi, dentro, al Salone delle feste del casinò, eravamo presidiati. C’era l’imbarazzo della Rai se andare in onda o no. Comunque ci siamo preparati, non c’erano show, le protagoniste erano le canzoni. Dovevamo essere ben chiari sull’interprete, l’autore dei testi, il direttore d’orchestra».Secondo festival nel 1973, accanto a Mike Bongiorno. «Accanto solo la terza sera, perché le sue precedenti le ho dovute condurre da sola. Mike, a Milano, aveva la trasmissione. Andai in onda, da sola, in radio. La radio mi preoccupava perché dovevo descrivere l’atmosfera. Poi Mike arrivò e, in tv, sul Programma Nazionale, conducemmo insieme la serata finale». E Corrado, al Sanremo 1974, come lo ricorda?«Un grande, con la sua maniera sorniona di presentare. Non c’è un erede di Corrado. Avevo fatto con lui Un disco per l’estate e sapevo che dovevo stare in guardia perché faceva sempre scherzi, fuori onda. A volte ti cambiava il titolo della canzone dicendo “l’hai già detta”, attimi di panico. Poi interveniva all’ultimo momento, “beh, dai, che ti ho preso in giro”. Era uno scherzo, ma non sapevi mai fino a dove…». Ha guardato Sanremo 2025? «Sì, un po’ di traverso, ma sì, non reggo la notte lunga». Che giudizio ne dà?«Devo dire che, in fondo, Carlo ci ha messo tutto dentro, tutta la sua esperienza e quindi non è certo un Festival banale… Anche nella scelta dei cantanti, delle canzoni».Chi le è piaciuto? «Cristicchi e Giorgia. Giorgia è come la figlia mia, di una bravura straordinaria. E Cristicchi che ha toccato un tema molto… Io che ho vissuto una mamma che se n’è andata a 101 anni, ma gli ultimi anni non era così vigile e presente… Una canzone che ti tocca e ti rappresenta…». In un frammento d’archivio la vediamo in tv, nel 1971, a Incontri d’estate accanto a Celentano. «Ho avuto modo di conoscerlo perché ho partecipato a Urlatori alla sbarra, un film dove c’erano Celentano, Mina. È sempre stato simpatico». Gira voce che stia chiuso in casa…«Mah, succede sa… Ha avuto tutto dalla vita. Ha fatto il cinema, la canzone, la più straordinaria, e forse ha delle riflessioni personali. Lo capisco… Io spero che si goda questi anni in maniera tranquilla».Alla metà degli anni Settanta divenne anche un’icona sexy. «Veramente sexy non lo sono mai stata».Andò in copertina su Playboy. «Sì, con la canottiera però… (ride, ndr)».Le fu chiesto?«Sì, sempre la Rizzoli».Suo marito fu geloso?«Beh, in quel periodo ero single, avevo due figli. Ma vorrei dire anche che ho avuto un riconoscimento, sono Grand’Ufficiale al Merito della Repubblica».Complimenti.«L’ho avuto dopo aver lasciato la televisione e aver incontrato mio marito, Stefano Romanazzi, che stava tra Roma e Bari. Umberto Veronesi mi chiese di creare a Bari una succursale per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro. La Puglia era sprovvista di attrezzature adeguate. Con l’aiuto del teatro Petruzzelli abbiamo fatto molti spettacoli e raccolto fondi creando un centro oncologico all’università di Bari. Premiai Frank Sinatra, che venne a fare una serata per la ricerca al Petruzzelli e a Roma».Fece l’intervistatrice in un episodio diretto da Luigi Comencini Mangiamo i bambini, nel film grottesco del 1976, Signori e signore, buonanotte, parodia della tv, di registi vari. Intervistava Paolo Villaggio. «Non lo ricordo tanto lì, ma due tre volte che mi sono ritrovata nei centri per dimagrire dove c’era anche lui. Cercava di coinvolgermi dicendo “dai accompagnami, che devo andare qua vicino”, sempre un negozio di alimentari dove lui si riempiva di cose. Persona straordinaria, divertentissimo». Ci provavano gli uomini con lei, durante la sua carriera? «Succedeva, ma poi finiva lì. Se non eri interessata… Io sono stata sposata e poi ho avuto l’annullamento del matrimonio. Poi ho incontrato mio marito Stefano Romanazzi, che è mancato nel ’95 e quindi non… Corteggiamenti ci sono stati, che ti possono fare piacere, ma tutto sommato non hanno avuto una destinazione più concreta». Fu corteggiata anche da qualche personaggio famoso?«Sì, ma non direi mai il nome». Ha conosciuto Carlo d’Inghilterra, ai tempi del matrimonio con Diana. «Nell’85, sul Britannia fecero un giro in Italia, che doveva essere un po’ un viaggio di nozze rimandato. Una delle tappe fu la Puglia. Essendo mio marito presidente della Fiera del Levante, fummo invitati a colazione al Circolo della vela. C’era lei, ma si capiva che erano un po’ in crisi, perché aveva una faccia triste, non quella raggiante che abbiamo visto dopo, quando la loro storia finì». Che rapporto ha con fede e spiritualità?«Guardi, la fede è una grande conquista. E devo dire che madre Teresa di Calcutta mi ha rasserenata quando diceva che anche a lei sono venuti di dubbi. Perché ogni tanto ti vengono dei dubbi. È uno stato di grazia. Chi ce l’ha, profondo, è molto fortunato. C’è chi, invece, si pone delle domande. Quando vedi la guerra, i bambini che muoiono, ti chiedi “perché?”. Ecco, questo è il mio rapporto».
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