2021-07-20
Cingolani tifa Usa al G20 contro le ecotasse dell'Europa
Al G20 Di Napoli sul clima, al via giovedì, sarà battaglia sul programma di Bruxelles contro l'inquinamento. Senza cambiamenti distruggerà le nostre industrie. Ma un no della Casa Bianca ci può offrire una sponda.Napoli bloccata per tre giorni. Ospiterà da giovedì il G20 sul clima, ambiente ed energia. L' occasione migliore per mettere sul tavolo dei grandi le decisioni prese da Bruxelles. L'occasione per comprendere chi ne avrà beneficio, chi resterà soffocato dalla transizione ecologica troppo hard e quali Paesi vorranno sfilarsi. In Italia a sollevare i dubbi e le perplessità sono già stati due ministri di peso. Roberto Cingolani, titolare del Mite, la Transizione ecologica, e Giancarlo Giorgetti, dello Sviluppo economico. «Italia ed Europa sono in prima linea per guidare la transizione energetica e il G20 di questa settimana è un'occasione importante per far riprendere e proseguire il dialogo che si è interrotto a causa della pandemia da Covid», ha detto Cingolani intervistato da Bloomberg osservando che l'agenda contro il cambiamento climatico è «multiforme» e ricca di programmi che riguardano in particolare l'aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili e di veicoli elettrici che comporta «un'imponente trasformazione del sistema produttivo manifatturiero». Già la scorsa settimana il titolare della Transizione aveva lanciato l'allarme sulla Motor valley. Allarme che è stato raccolto anche da Giorgetti che ha spiegato le difficoltà di un cambio di passo così rapido. Non tanto perché abbiamo un parco auto che stando alle nuove norme dovrebbe essere sostituto in toto. Parliamo di almeno 30 milioni di vetture che per finire dallo sfascia carrozze necessiterebbero di una forte spinta fatta da contributi pubblici. Il problema è che accelerare sulle auto elettriche significherebbe tagliare fuori la nostra filiera. E spostare i contributi e le agevolazioni a favore di altre nazioni più avanzate su questo fronte. In pratica spenderemmo, creando nuove tasse senza fare salire il nostro Pil. «Senza contare che l'Europa», ha proseguito Cingolani, «ha un grande mercato del carbonio con l'Ets (Emission trading scheme, il Sistema di scambio di quote di emissione di CO2)», ma questo «ha un forte impatto per le famiglie, per i costi di trasporto, di manifattura. Gli Usa stanno reintroducendo misure per normalizzare il mercato e cercare di ridurre l'impatto. Serve una discussione, occorre un consenso unanime, generale, che manca e non è facile da raggiungere e credo ci voglia un po' di tempo per trovare un accordo globale» ha aggiunto il ministro, affermando di preferire «un prezzo minimo globale per le emissioni. Anche di questo si parlerà durante il G20 di Napoli», ha concluso. La speranza è che gli Usa possano fare da sponda al nostro Paese nel tentativo di gestire la rotta. La possibilità che venga invertita è quasi nulla ma è bene ridefinire gli obiettivi. La Casa Bianca ha già fatto sapere che prezzi troppo alti di Ets impatterebbero sulle bollette delle famiglie e ciò non è sostenibile per l'economia locale. Già nel lontano 2012 le compagnie aeree americane intentarono causa all'Ue per la scelta di applicare il computo degli Ets all'aviazione generale. Il motivo era semplice. Cioè evitare un rialzo dei costi, perché le tasse green ricadono sul consumatore finale. Nel 2019 il gettito da accise di carburante è stato di 34 miliardi di euro. La pandemia ha fatto crollare i volumi e lo scorso anno ha segnato prelievi non superiori ai 25 miliardi. In ogni caso nessuno dei devoti alla Transizione Ue ha messo in conto dove lo Stato andrà a riprendersi il malloppo. Parte delle accise, o meglio, l'Iva sulle accise, serve a finanziare la sanità. Altri spicchi dell'imposta finiscono nei trasporti locali. Dopo il 2035, quando le auto a combustione saranno tutte da museo, i 25 miliardi l'anno di tasse finiranno dritti dritti dentro le bollette di casa. E il computo si riferisce semplicemente al bilancio attuale. Nei prossimi anni arriverà il calcolo dei nuovi valori degli Ets. Come ha bene specificato la Commissione, quando il 14 luglio scorso ha approvato gli obiettivi al 2035, le nuove tasse serviranno in buona parte a ripagare i prestiti e le dazioni dirette che compongono il Next generation Ue. Il tema sta tutto qui. L'Europa produce meno del 9% delle emissioni globali. Il nichel è fondamentale per il mercato dell'auto. L'Ue non ne dispone ed è costretta a importarlo dalla Russia. La quale sarà penalizzata dai nuovi vincoli ambientali. Il nichel costerà di più e a pagare saranno gli europei. Gli italiani che hanno un potere d'acquisto più basso pagheranno ancor di più. Mentre i Paesi con un mercato elettrico più avanzato come la Cina prenderanno il posto delle petrolstati. Se gli Usa decideranno di mettersi al fianco dell'Europa per contrastare la Cina, forse potremo sperare di trovare una nicchia su misura per l'Italia.