2019-01-15
Fubini si difende senza spiegare i legami con Soros, né le accuse del collega Caizzi
Il vicedirettore del «Corriere» Federico Fubini risponde all'interrogazione del M5s parlando di sé in terza persona come il mago Otelma.Parla di sé stesso in terza persona, ma non è Giulio Cesare. O meglio, non ancora. Ieri Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, ha risposto alle accuse del collega Ivo Caizzi e all'interrogazione parlamentare dei senatori di M5s sulla drammatizzazione dello scontro tra il governo e la Commissione Ue in occasione della manovra 2019. Lo ha fatto non in prima persona, ma come se fosse uno che passa da via Solferino per caso, con toni a metà tra Cesare e il divino Otelma, e senza rispondere alla domanda più imbarazzante: che cosa ci fa nell'Open society foundation di George Soros?Mentre da giorni è scomparsa dal giornale la firma di Caizzi, colpevole di aver denunciato le forzature dei pezzi del collega a novembre, nel pieno dello scontro sul famoso deficit al 2,4% e con lo spread che schizzava a 350 punti, Fubini ieri ha finalmente risposto (si fa per dire) agli addebiti che gli sono stati mossi in nome di quello che i giornaloni predicano dal 4 marzo scorso: la lotta alle famose fake news. Che l'articolo intitolato «Italia-Ue, ecco cosa accadde. La procedura “pronta" e le concessioni del governo» sia del nostro si ricava dal fatto che compare la sua firma in testa.Però è scritto tutto in modo impersonale, con uno stile apparentemente molto inglese, ma che in realtà raggiunge lo scopo di dimostrare che il Corriere, e soprattutto il suo direttore Luciano Fontana, sono tutti con il valoroso interprete dell'euro pensiero e del verbo di Mario Draghi, il suo idolo. Alla sedicesima riga, però, si legge di informazioni «a firma Fubini» e lo straniamento un po' assale il lettore. In ogni caso, «a firma Fubini» prova a mettere in fila le principali contestazioni che gli sono state mosse da Caizzi e dai senatori pentastellati, a cominciare da Elio Lannutti, Daniele Pesco e Primo Di Nicola. Sul fatto che il Corriere, il 1° novembre, abbia dato per certa la procedura d'infrazione Ue per deficit eccessivo contro l'Italia («Deficit, pronta la procedura Ue. La decisione attesa il 21 novembre», il mitico «a firma Fubini» cita un documento della Commissione in cui si legge che tale procedura era «giustificata», anche se poi non è stata adottata. Quanto all'accusa di aver favorito la speculazione contro l'Italia, il giornalista ricorda che non è stato il solo ad annunciare tragedie, e cita due articoli di Repubblica e Sole 24 Ore e un'intervista del vicepremier Luigi Di Maio al Financial Times in cui afferma: «La procedura sarà avviata» (4 novembre). Resta il fatto che se il 29 ottobre la Commissione guidata da Jean-Claude Juncker ha respinto la manovra del governo Conte, questo non significava direttamente l'arrivo di una procedura d'infrazione, ma l'inizio di una trattativa da una posizione di forza e dopo aver messo in mora un esecutivo con tutti i giornali contro e che avrebbe potuto implodere anche per pochi punti di spread.«A firma Fubini» spiega poi ai lettori che in coincidenza con le notizie contestate i rendimenti dei Btp a dieci anni «sono calati dello 0,06%» e lo attribuisce alla seguente teoria: «Forse gli investitori calcolavano che, con Bruxelles pronta alla procedura, il governo alla fine avrebbe dovuto fare retromarcia (come poi accaduto)». Che è un po' come sostenere che se dici a una persona che sta per avere un infarto e poi al pronto soccorso gli trovano solo un po' di tachicardia gli hai salvato la vita. Anche su un articolo del 7 novembre in cui si sostiene che tra Ue e Italia fino a quel momento «non c'è stato alcun vero passo avanti, né alcun vero negoziato», Apocalypse Fubini confessa: «Il Corriere non aveva alcuna esclusiva. Il 6 novembre l'Ansa parla di “muro del non si cambia"». Si tratta proprio del genere di argomentazione che fa piacere al datore di lavoro Urbano Cairo, che paga profumatamente un vicedirettore ad personam perché riprenda le agenzie, smosciandole anche. Quanto all'accusa più imbarazzante rivolta da Lannutti e dai 5 stelle, ma anche da decine di lettori che in questi giorni si sono fatti vivi sul profilo Twitter di Fubini, ovvero quella di conciliare il libero giornalismo con la presenza nell'advisory board della fondazione di Soros, ieri nessuna parola. Domenica, comunque, il ministro dell'Economia del «governo del cambiamento» ha siglato personalmente la miglior difesa possibile e immaginabile di Fubini da qualunque accusa di aver «complottato» contro la nazione: gli ha concesso una lunga e allegra intervista sul Corriere. Irriferibili i commenti di vari esponenti di Lega e M5s.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)