2021-03-17
«Trova la frode sui voti in Georgia». La frase che Trump non ha mai detto
Donald Trump (Joe Raedle/Getty Images)
Il «Washington Post» e altre testate hanno ammesso di aver riportato erroneamente il contenuto del colloquio con l'investigatrice capo delle elezioni, diffondendo notizie false sull'allora presidente Usa.La grande stampa americana ha fatto marcia indietro. Alcune importanti testate hanno dovuto ritrattare la ricostruzione di una telefonata, avvenuta il 23 dicembre tra l'allora presidente americano, Donald Trump, e Frances Watson, l'investigatrice capo delle elezioni per conto del segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger. La situazione è aggrovigliata e, per comprenderla appieno, è necessario un passo indietro.Lo Stato della Georgia è risultato particolarmente contestato alle ultime presidenziali: Joe Biden lo aveva conquistato per poche migliaia di voti, mentre Trump sosteneva che si fossero verificate delle irregolarità. In questo quadro, tra dicembre e gennaio, l'allora presidente ebbe alcune telefonate con i funzionari dello Stato, per convincerli della sua tesi. In particolare, sono due i colloqui più significativi, entrambi portati alla luce dal Washington Post: il primo è quello del 23 dicembre con la Watson, che fu rivelato il 9 gennaio; il secondo - a cui prese parte lo stesso Raffensperger - ebbe luogo il 2 gennaio e venne reso noto il giorno dopo. Ebbene sia il Washington Post che altre testate hanno ammesso di aver riportato erroneamente il contenuto del colloquio di dicembre, attribuendo a Trump cose che non aveva detto. In particolare, secondo la versione fasulla, l'allora presidente si sarebbe rivolto alla Watson, usando espressioni come «trova la frode» (il che suggeriva quasi un'esortazione alla creazione di prove false) o dicendole che sarebbe stata un «eroe nazionale» se avesse seguito le sue indicazioni. La ritrattazione è avvenuta dopo il ritrovamento di una registrazione della telefonata in una cartella cestino della stessa Watson. La correzione del Post - che Trump ha detto di apprezzare, pur denunciando quella che definisce la «caccia alle streghe della Georgia» - recita come segue: «Due mesi dopo la pubblicazione di questo articolo, il segretario di Stato della Georgia ha pubblicato una registrazione audio della telefonata di dicembre del presidente Donald Trump con il principale investigatore elettorale dello Stato. La registrazione ha rivelato che il Post ha citato erroneamente i commenti di Trump, sulla base delle informazioni fornite da una fonte. Trump non ha detto all'investigatrice di “trovare la frode" né ha detto che sarebbe stata “un eroe nazionale" se lo avesse fatto. Invece, Trump ha esortato l'investigatrice a controllare le schede nella contea di Fulton, in Georgia, affermando che vi avrebbe trovato della “fraudolenza". Le disse anche che aveva “il lavoro più importante del Paese in questo momento"». Dello stesso tenore si è rivelata una correzione dell'Associated Press. I critici di Trump avevano usato la conversazione - malamente riportata - del 23 dicembre per corroborare le loro accuse alla telefonata del 2 gennaio. In quest'ultimo colloquio l'allora presidente disse: «Voglio solo trovare 11.780 voti, che è uno in più di quelli che abbiamo. Perché abbiamo vinto lo Stato». Ritenendo (a torto o a ragione) di avere più voti di Biden, Trump sosteneva cioè che, per colmare il divario, bastasse reperire soltanto una piccola parte dei voti che - secondo lui - non erano stati correttamente conteggiati. Ora, è senza dubbio problematico il fatto che un presidente telefoni a dei funzionari su materie tanto delicate. Ma è altrettanto chiaro che parte consistente del «caso Georgia» si sia fondata sul sospetto che Trump potesse aver esortato quegli stessi funzionari a mentire o a fabbricare delle prove false. Sospetto in buona sostanza legato ai contenuti della telefonata del 23 dicembre. Ricordiamo, per inciso, che il «caso Georgia» ha portato all'apertura di un'inchiesta penale da parte della procura distrettuale di Fulton County e che ha giocato un ruolo significativo nel secondo processo di impeachment contro Trump. E proprio sull'impeachment (conclusosi lo scorso 13 febbraio) si registra un elemento particolarmente grave. A pagina 10 del memorandum di accusa, presentato al Senato dai dem contro l'ex presidente, si faceva riferimento alla telefonata del 23 dicembre e si citava polemicamente l'affermazione «trova la frode»: affermazione che abbiamo adesso scoperto non essere mai stata pronunciata. Quella che si è rivelata successivamente una falsa notizia è stata dunque utilizzata per corroborare l'accusa all'interno di un processo di impeachment. D'altra parte, sostenere che gli avversari (politici e mediatici) dell'allora presidente repubblicano non avessero motivo per attaccarlo strumentalmente, visto che ormai si accingeva ad abbandonare la Casa Bianca, lascia francamente il tempo che trova: il secondo impeachment era infatti chiaramente volto a interdire Trump dai pubblici uffici, mentre l'indagine penale di Fulton mette inevitabilmente a rischio il suo futuro politico. Al di là delle opinioni che si possono avere in merito, il «caso Georgia» non è quindi ancora derubricabile a materia per gli storici. Ma le stranezze proseguono. La fonte alla base della ricostruzione fasulla parrebbe essere il vicesegretario di Stato della Georgia, Jordan Fuchs. Il Post ha dichiarato di aver riportato il contenuto erroneo della telefonata «sulla base di un resoconto di Jordan Fuchs», mentre Nbc News ha riferito che «l'audio appena rilasciato contraddice il racconto della Fuchs di ciò che Trump ha detto durante la chiamata». Qualcuno ha detto che tra la registrazione e quanto detto dalla Fuchs la sostanza non muterebbe: tesi discutibile, visto che, in circostante così delicate, la sostanza risiede anche nella forma in cui ci si esprime. Senza poi dimenticare come la stampa abbia riportato dei virgolettati, non dei generici riassunti. Per quale ragione la vice di Raffensperger ha riferito ai giornali dei contenuti che non corrispondevano al vero? Ma soprattutto: perché una parte della stampa anglosassone si è affidata acriticamente a una simile fonte?
Jose Mourinho (Getty Images)