2023-07-02
Le banlieue si armano fino ai denti. Oltre a razziare, sparano ai poliziotti
Nei video sui social spopolano ragazzini che imbracciano Ak-47. Commando su uno scooter ferisce 7 agenti. E mentre Darmanin fa finta di nulla, i sindaci chiedono aiuto. In campo le forze speciali a Lione e Marsiglia.Il presidente Macron, dopo la gaffe del concerto, cancella la visita di Stato prevista per oggi in Germania. Il 30% dei rivoltosi è minorenne: «Genitori, tenete i vostri figli in casa».Lo speciale contiene due articoli.Nonostante il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, l’avesse definita una notte segnata da «violenze di minore intensità», in Francia quella tra venerdì e sabato è stata un’escalation di assalti, saccheggi e ferimenti delle forze dell’ordine. Il bilancio, infatti, è stato di 1.311 persone arrestate, rispetto alle 875 della notte precedente, 79 poliziotti e gendarmi feriti. Il 30% dei rivoltosi arrestati sono minorenni, ha fatto sapere il ministro della Giustizia, Éric Dupond-Moretti, confermando le impressioni registrate da polizia e da diversi testimoni di una grande presenza di giovanissimi tra i manifestanti.Con la scusa di voler vendicare l’uccisione del diciasettenne Nahel a Nanterre (ieri i funerali in moschea sono stati interdetti ai giornalisti) hanno bruciato quasi 2.000 veicoli, e dato alle fiamme o vandalizzato 234 edifici. Venerdì sera, ospite della prima rete francese TF1, il ministro dell’Interno aveva annunciato: «Saranno 45.000 i poliziotti mobilitati sul campo», 5.000 in più rispetto al giorno precedente. I «mezzi eccezionali» promessi non sono bastati, la violenza ha continuato a divampare ovunque. Lione e Marsiglia sono state le due città più colpite e dal ministero ieri sono arrivati rinforzi speciali. Il sindaco di Lione, Grégory Doucet, aveva chiesto l’immediato invio di più uomini e mezzi dopo disordini e violenze «senza precedenti». Saccheggi durati ore, compiuti da «decine di giovani che si muovevano a piedi, in bicicletta o in motorino», automezzi bruciati mentre le forze dell’ordine erano in numero «insufficiente» e perciò «sopraffatte».Nella notte tra venerdì e sabato sono stati segnalati «danni in tutti i quartieri», e persone hanno sparato con fucili d’assalto in stile Kalashnikov, secondo diversi video fatti circolare sui social. La furia si è riversata sulla polizia, con 35 agenti rimasti feriti. A Vaulx-en-Velin, alla periferia del capoluogo della Regione Rodano-Alpi, poliziotti sono stati presi di mira con fucilate e sette di loro sono stati colpiti. Doucet ha deciso la chiusura anticipata del festival Entre Rhône et Saône, nonché l’annullamento del banchetto previsto ieri a Lione da metà pomeriggio sul ponte della Guillotière.Tutte le manifestazioni sono nuovamente vietate a Marsiglia fino a questa mattina alle 7, dopo gli scontri e il saccheggio di molte attività commerciali che hanno portato all’arresto di 95 persone, con 31 poliziotti feriti. Da un’armeria sono stati rubati fucili e pistole. I mezzi pubblici si sono fermati sabato alle 18 e nella città, dopo le pressanti richieste del sindaco, come a Lione sono arrivati i rinforzi del Crs 8, il corpo di polizia con funzioni antisommossa urbana, altri mezzi blindati e due elicotteri. Agli abitanti è stato chiesto di non portare fuori casa la spazzatura e oggetti ingombranti, che possono essere pretesto per nuovi roghi e violenze.Grandi tensioni si sono registrate a Nîmes, con veicoli bruciati e telecamere distrutte. Alcuni individui sono riusciti a entrare in un supermercato a Drancy e lo hanno devastato. Nove persone sono state arrestate dalla polizia di Nanterre mentre trasportavano una tanica e molotov. A Bondy, è stato assaltato un negozio di ferramenta. A Persan, una trentina di chilometri da Parigi, venerdì sera sono stati incendiati il municipio e la stazione di polizia. A Colombes (Hauts-de-Seine), rivoltosi hanno ostruito la strada con un furgone in fiamme per rallentare il movimento della polizia e gli agenti sono stati bersagliati da colpi di mortaio. Bruciata e distrutta venerdì sera la preziosa biblioteca di Metz, capoluogo del dipartimento della Mosella. Il sindaco, François Grosdidier, ha scritto sui social: «I vigili del fuoco, vittime di colpi di mortaio, non sono stati in grado di intervenire. La polizia nazionale non poteva affiancarsi alla polizia municipale per garantire la protezione dei pompieri».La cronaca di ieri riportava scontri ovunque. A Grenoble, centinaia di giovani incappucciati sono riusciti a svaligiare molti negozi del centro cittadino, anche di abbigliamento e di telefonia mobile, a riprova che la morte di Nahel è solo un pretesto per abbandonarsi a violenze gratuite. A Mulhouse, in Alsazia, molotov e colpi di mortaio sono stati lanciati contro la polizia e contro il garage della polizia municipale.Il sindaco di Saint-Étienne, Gaël Perdriau, sabato ha istituito un coprifuoco per i minori non accompagnati da un adulto, in vigore dalle 19 alle 6 di oggi, e interrotto da ieri alle 14 il servizio di trasporto pubblico. Ai commercianti, aveva raccomandato di chiudere i locali già sabato pomeriggio. In Ile-France, autobus e tram hanno smesso di prestare servizio ieri era alle 21 per garantire «l’incolumità di agenti e viaggiatori». Anche la prefettura del Basso Reno e il municipio di Strasburgo hanno invitato a chiudere già da ieri pomeriggio le attività commerciali, con i trasporti pubblici fermi dalle 13. Un bilancio, dei danni provocati in Francia da martedì, è stato fatto dal ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, che ha elencato almeno una decina di centri commerciali, 200 grandi rivenditori, 250 tabaccherie, 250 sportelli bancari oltre a numerosi punti vendita di moda, abbigliamento sportivo e fast food che sono stati saccheggiati o incendiati.In risposta ai danni subìti da molte imprese, il ministro ha chiesto agli assicuratori di ridurre le franchigie, di risarcire rapidamente le vittime e ha annunciato «il rinvio del pagamento degli oneri previdenziali e fiscali», per i commercianti colpiti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/francia-rivolta-banlieue-2662148543.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="fifa-blu-di-macron-viaggio-annullato" data-post-id="2662148543" data-published-at="1688253518" data-use-pagination="False"> Fifa blu di Macron: viaggio annullato Ieri, presso la grande moschea Ibn Badis a Nanterre, si sono svolte le esequie di Nahel, il diciassettenne di origini magrebine, la cui morte ha scatenato le violente rivolte delle banlieue transalpine. Rivolte che non accennano a placarsi e hanno riaperto il dibattito sul fallimento del modello multiculturale, tenacemente sostenuto per decenni dai governi di Parigi. La situazione è grave e già iniziano a girare gli spettri delle rivolte del 2005. Sarà per questo che Emmanuel Macron, per seguire da vicino gli sviluppi della vicenda, ha rimandato a martedì una visita di Stato in Germania, che era prevista per stasera. Sempre nella giornata di sabato, inoltre, si è riunita l’unità di crisi (Cic) che, come ha dichiarato il primo ministro Elisabeth Borne, rimarrà operativa finché l’ordine pubblico non sarà definitivamente ristabilito. Tuttavia, lo stato d’emergenza nazionale non è ancora all’ordine del giorno, mentre le autorità di Marsiglia e Lione, città pesantemente colpite dalle violenze, hanno escluso l’istituzione di coprifuoco localizzati. Nel frattempo, la politica transalpina continua a interrogarsi sulle cause della rivolta e sulle possibili soluzioni. In tal senso, il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha provato a gettare acqua sul fuoco: «È la Repubblica che vincerà», ha affermato il ministro macroniano durante una visita ai poliziotti e ai gendarmi nella banlieue parigina, a Mantes-la-Jolie. «Non confondo le poche migliaia di delinquenti con la stragrande maggioranza dei nostri connazionali che vivono nei quartieri popolari», ha aggiunto Darmanin. Insomma, il solito appello a non generalizzare, che abbiamo sentito ormai troppe volte. Peraltro, da non dimenticare che era stato proprio il ministro dell’Interno transalpino, un paio di mesi fa, a provocare una crisi diplomatica tra Italia e Francia, dichiarando che Giorgia Meloni non sarebbe in grado di gestire l’immigrazione. Rilette oggi, quelle dichiarazioni fanno quasi tenerezza. Anche Macron però, dopo l’improvvida partecipazione al concerto di Elton John mentre la Francia bruciava, alla fine è sceso in campo in prima persona. Appreso che un terzo dei rivoltosi è composto da giovanissimi, il capo dell’Eliseo ha lanciato un appello ai genitori dei manifestanti, richiamandosi «al senso di responsabilità dei padri e delle madri di famiglia» per trattenere i figli in casa. Macron si è rivolto anche ai gestori di social network come Snapchat e TikTok: il presidente si aspetta «spirito di responsabilità da queste piattaforme» e ha chiesto loro di rimuovere i contenuti che aizzano ai saccheggi e alla sommossa nelle strade. «Nessuno pensi che dietro questi social ci sia l’impunità», ha commentato, con toni ben più duri, Eric Dupont-Moretti, il ministro della Giustizia. Mentre il governo fa fatica a gestire una situazione che sta sfuggendo di mano, i partiti continuano a polemizzare sulle responsabilità politiche della vicenda. Le forze di destra (Rassemblement national, Républicains e Reconquête), che non cessano di invocare lo stato d’emergenza, hanno accusato la sinistra di fomentare e giustificare le rivolte. Il bersaglio è soprattutto Jean-Luc Mélenchon, leader del partito di estrema sinistra La France insoumise (Lfi): «Non abbandoneremo la Repubblica francese agli istigatori della guerra civile che prendono a pretesto una tragedia per gettare il caos nelle nostre strade», ha dichiarato Éric Ciotti, presidente dei repubblicani. Gli ha fatto eco Marine Le Pen, che ha addossato agli esponenti di Lfi «una responsabilità indelebile di fronte alla nazione e alla storia, anche quando saranno travolti dall’insensato movimento di violenza che hanno incoraggiato, anzi iniziato». Da parte sua, Mélenchon ha parlato di «farneticazioni» contro il suo partito e, anzi, ha rilanciato, sostenendo che «l’escalation della sicurezza porterà al disastro. Bisogna invece ascoltare le domande del popolo. Rispettarle. Dare alle persone giustizia e non parlare soltanto di emergenza». Parole che, però, hanno finito per stizzire persino i suoi alleati della coalizione Nupes. Il segretario socialista, Olivier Faure, ha ribadito di trovarsi «in profondo disaccordo» con lui, mentre Fabien Roussel, leader del Partito comunista francese, ha tagliato corto: «Quando si è di sinistra, si difendono i servizi pubblici, non il loro saccheggio». Infine, ha suscitato indignazione - e una bordata di fischi social - anche l’uscita di Sandrine Rousseau, esponente dei Verdi: «E se il saccheggio avesse a che fare con la povertà e l’emarginazione? Non è forse il caso di analizzare la questione da un punto di vista politico e non solo securitario?». Le reazioni al suo «cinguettio» sono state durissime, anche da parte della maggioranza, che ha derubricato le sue parole a «un brutto scherzo». Peccato solo che lei fosse terribilmente seria.