2024-12-02
Foti, il nuovo ministro fedelissimo di Meloni e della destra
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Tommaso Foti e Galeazzo Bignami(Ansa)
Dagli anni da giovane nel Fronte della Gioventù fino alla fondazione di Fratelli D'Italia, il deputato piacentino subentra a Raffaele Fitto al dicastero degli Affari Europei. Interista, buon inglese, da ormai 6 legislature in parlamento, il suo maestro politico è stato Carlo Tassi, storico deputato missino. Al suo posto come capogruppo arriva Galeazzo Bignami.
Dagli anni da giovane nel Fronte della Gioventù fino alla fondazione di Fratelli D'Italia, il deputato piacentino subentra a Raffaele Fitto al dicastero degli Affari Europei. Interista, buon inglese, da ormai 6 legislature in parlamento, il suo maestro politico è stato Carlo Tassi, storico deputato missino. Al suo posto come capogruppo arriva Galeazzo Bignami. Giorgia Meloni serra i ranghi. E, con la nomina di Tommaso Foti a ministro per gli Affari Europei al posto di Raffaele Fitto volato a Bruxelles, rafforza sia Fratelli d’Italia sia soprattutto il governo. Classe 1960, fedelissimo del presidente del Consiglio, ha avuto una carriera politica tutta dedicata alla «Destra», con la d maiuscola, iniziata appena sedicenne nel Fronte della Gioventù, per poi passare a Msi e quindi ad Alleanza Nazionale. ll suo maestro politico è stato Carlo Tassi, storico deputato missino, noto, anche sulla scena politica nazionale, per l'abitudine di indossare la camicia nera anche in sedi istituzionali. C’è chi pensava che Foti potesse diventare subito ministro dell’Agricoltura o dei Rapporti per il parlamento, ma nel 2022 era finito indagato per corruzione e traffico di influenze illecite in una fumosa inchiesta sugli appalti in provincia di Piacenza. Così la sua nomina nell’esecutivo era saltata. Di quell’indagine non è rimasto nulla, anche perché proprio Foti è stato archiviata su richiesta del pubblico ministero lo scorso febbraio. Ora è finalmente arrivata la nomina nel governo, che ha qualcuno ha fatto storcere il naso (di solito l'incarico di ministro per gli Affari Europei è appannaggio di esponenti del Sud Italia, ma in realtà di tratta di una scelta misurata, anche perchè Foti è considerato uno dei più seri del gruppo di Fratelli D'Italia e parla anche un buon inglese. Gli inizi politici sono nel piacentino, come ricorda lui stesso sul suo sito. «Nel settembre del 1980 sono eletto, a 20 anni, consigliere comunale di Piacenza per il Movimento Sociale Italiano, vengo rieletto in ogni successiva consultazione, e ciò fino al 1994». Arriva a Montecitorio per la prima volta nell’aprile del ’96, eletto nelle liste del Polo della libertà, battendo di circa 330 voti il politologo Gianfranco Pasquino nel collegio di Piacenza. Nel 1998 è nominato vicesindaco proprio della città emiliana, nella giunta di centrodestra guidata da Gianguido Guidotti. Vanta ormai cinque legislature (1996; 2001; 2006; 2008; 2018) e anche per questo Foti è considerato uno dei decani di Montecitorio e tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Con la vittoria del centrodestra alle ultime politiche del 2022, Foti è stato rieletto alla Camera per la sesta volta, conquistando il collegio uninominale di Piacenza e Parma ovest con oltre 90.000 voti. Il 9 novembre è stato nominato capogruppo di Fratelli D’Italia, incarico che ora verrà ricoperto dal viceministro bolognese di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, viceministro ai Trasporti. E’ stato componente delle commissioni di inchiestesul fenomeno della mafia e delle altre organizzazioni similari (1997/1998 come quella sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (1997/1998).In questa legislatura Foti ha "firmato" il cosiddetto salva-Milano (approvato in prima lettura alla Camera) e la riforma della Corte dei conti (ancora all’esame della commissione Affari costituzionali e Giustizia). «Tommaso Foti ha giurato da Ministro nelle mani del Presidente Mattarella e a lui desidero rivolgere le più sentite congratulazioni, mie personali e di tutto il Governo» ha detto Meloni, sottolineando che «Tommaso è un politico di grande esperienza e capacità, tra le migliori risorse di cui Fratelli d’Italia dispone oggi. Ha una lunga carriera parlamentare alle spalle e, da capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, ha saputo dimostrare in questa legislatura il suo valore e la sua competenza, guidando il principale partito di maggioranza a Montecitorio. È un militante, appassionato e coerente, che ha dedicato fin da giovanissimo la sua vita al servizio della sua comunità e della Nazione». Sempre Foti, sul suo sito fa sapere di «praticare lo sport in genere, anche se non ho più il fisico atletico di un tempo. La mia fede nerazzurra è e resta incrollabile. Sono leale e credo nell'amicizia. Non ho particolari vizi, che non siano quelli propri di tutti gli umani».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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