2023-03-04
Forteto, libero l’uomo degli orrori
Con oltre 11 anni di anticipo sul fine pena, scarcerato il fondatore della comunità dove venivano violentati i bimbi in affidamento. Si apre la strada dei risarcimenti.A sorpresa, e con oltre 11 anni d’anticipo sul previsto, esce di cella Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità fiorentina del Forteto. Il 6 novembre 2019, Fiesoli era stato condannato dalla Cassazione a 14 anni e 10 mesi di carcere per i gravi abusi sessuali e i maltrattamenti fisici e psicologici cui aveva obbligato decine di bambini che nel corso del tempo, incredibilmente, il Tribunale dei minori di Firenze aveva affidato alla «comune» che il sedicente psicologo aveva creato nel 1977 nelle campagne toscane: una setta, in realtà, che Fiesoli governava con ruvido carisma e dove tutti lo chiamavano «Il Profeta». In teoria, e al netto di tutti i benefici di legge, il condannato avrebbe dovuto restare in cella fino al settembre 2034. Dopo tre anni e tre mesi scontati nella prigione di Padova, invece, a Fiesoli sono stati concessi gli arresti domiciliari perché, secondo il giudice di sorveglianza, a 81 anni «le sue condizioni di salute sono incompatibili con la detenzione in carcere». È stato trasferito in una residenza sanitaria per anziani, vicino a Padova.La decisione ha acceso forti polemiche. Fratelli d’Italia, che con il centrodestra in Toscana ha condotto una dura battaglia contro il Forteto, ieri ha presentato un’interrogazione al ministero della Giustizia, firmata da Giovanni Donzelli, Francesco Michelotti e Chiara La Porta: i tre deputati toscani chiedono urgentemente le motivazioni della scarcerazione, sostenendo sia l’ennesima dimostrazione «che c’è ancora molto da fare per la ricerca delle responsabilità su questa triste vicenda». I tre propongono una nuova commissione parlamentare d’inchiesta sul caso, e soprattutto chiedono che «lo Stato non lasci sole le vittime» di questo misconosciuto, e terribile, scandalo italiano.Sergio Pietracito, presidente dell’Associazione delle vittime del Forteto, da cui nel 1990 riuscì a fuggire dopo 12 anni di vessazioni, raggiunto dalla Verità si dice scettico sui «problemi di salute» di Fiesoli, e comunque «indignato per la scarcerazione di chi ha creato tanto dolore a centinaia di persone». Ma aggiunge che intanto, almeno, s’è aperta una possibile strada per i risarcimenti, tante volte promessi e mai concessi. La strada parte da Genova, dove nel 2021 è iniziato un procedimento civile per valutare i danni causati alle vittime del Forteto dalle gravi inadempienze dei magistrati minorili e degli assistenti sociali fiorentini. Il Tribunale sta analizzando le memorie delle vittime: ne sono state presentate cinque, per ora, ma altre dieci stanno per aggiungersi e rendere sempre più «pesante» la causa. Lo scorso 28 febbraio il giudice Emanuela Giordano, che conduce il processo, ha invitato la presidenza del Consiglio dei ministri e il Comune di Vicchio (Firenze) dove sorgeva la comune, a formulare una «proposta risarcitoria» entro il 17 aprile. Nella sua ordinanza, il giudice Giordano ha espresso una «pesante valutazione negativa dell’operato del Tribunale dei minori di Firenze e degli assistenti sociali coinvolti negli affidamenti al Forteto». Per almeno 35 anni, del resto, e cioè dal 1977 al 2012, i giudici minorili fiorentini avevano continuato a consegnare bambini alla setta di Fiesoli: l’Associazione di Pietracito ne ha calcolati almeno 86. E questo è avvenuto malgrado già nel 1978 Fiesoli fosse stato arrestato con l’altro fondatore del Forteto, Luigi Goffredi (deceduto nel 2020) per una denuncia di abusi sessuali e atti osceni. Nel maggio 1985 era arrivata per entrambi anche una condanna definitiva per atti di libidine violenti, maltrattamenti e corruzione di minori. Ma già pochi mesi dopo quel verdetto, in novembre, il Tribunale di Firenze aveva affidato alla setta di Fiesoli un altro bambino. Il giudice Giordano scrive che «il Tribunale dei minori era a conoscenza della condanna riportata da Fiesoli e Goffredi», e che ha fornito loro «un incomprensibile sostegno, per decenni avallando l’assurda teoria di un complotto». In definitiva, «è mancata una sufficiente sorveglianza» da parte della giustizia italiana, e solo per questo la comunità ha continuato a prosperare, basandosi sul lavoro forzato dei suoi appartenenti, mentre i capi della setta hanno potuto proseguire gli abusi, «agendo indisturbati fino all’ultima inchiesta del 2011», cioè quella che nel novembre 2019 ha portato alla condanna di Fiesoli. Se la richiesta del giudice Giordano non otterrà risposta dal governo di Giorgia Meloni, nella prossima udienza del 17 aprile il tribunale nominerà un consulente per valutare i danni psichici delle vittime.