2020-10-03
«Fondi vaticani, così taroccavano le rendite»
Secondo l'accusa, le commissioni sui famosi 70 appartamenti londinesi non superavano lo 0,8%, ma nei report rivisti da Angelo Becciu sfioravano il 3. Mistero sui bonifici verso Sydney: stanziati 700.000 euro per un cancello. In realtà furono usati contro George Pell?Ricatti, furti, appropriazioni indebite, peculato, dossier diffamatori, manipolazioni di persone, cupole segrete, documenti falsificati, minacce: è un universo spaventoso quello nel quale gli inquirenti stanno indagando.La storia dell'Australia è solo una delle tante attività illegali attribuite all'ex cardinale Angelo Becciu in tanti anni di strapotere sulle quali i promotori di giustizia, Giampiero Milano e Alessandro Diddi, indagano, ma è quella che ha distrutto vita e reputazione del cardinale Pell. Il quale non a caso ha detto: «Spero che la pulizia nelle stalle prosegua sia in Vaticano che a Victoria», dal nome dello Stato australiano nel quale sarebbe stato costruito il dossieraggio e la trappola ai suoi danni.In attesa di prove direttamente dalla nunziatura di Sydney e dalle indagini difensive del cardinale Pell, le ipotesi sono molto vistose, soprattutto perché monsignor Alberto Perlasca, fino a qualche tempo fa principale collaboratore di Becciu, racconta agli inquirenti fatti, date, cifre e circostanze che non lascerebbero spazio a dubbi. Certo, gli inquirenti non avevano previsto una tale fuga di notizie, quale si è verificata negli ultimi giorni, prima di poter fare alcun tipo di accordo con l'ufficio comunicazione della Santa Sede, il grande desaparecido della storia. Perché? Mistero.Becciu riteneva il cardinale Pell un grande nemico anzitutto perché parlava direttamente col segretario di Stato, saltandolo, e non riferendogli nulla sulle inchieste che andava facendo a proposito di finanze opache. Peggio, a Pell era chiaro a chi attribuire, cioè a Becciu medesimo, la responsabilità della opacità delle finanze. Nel 2016 Pell chiede un finanziamento di 5 milioni di euro al governatorato per gestire spese della segreteria per l'Economia, che servivano per la gestione dell'ufficio e ricerche sulla trasparenza. Becciu però ottiene dallo Ior lo storno del bonifico già avvenuto a favore di Pell in modo da gestirlo direttamente lui e costringere il cardinale a trattare con lui. Il quale però non accetta il ricatto. Qui sarebbe scattata la trappola. Becciu avrebbe approfittato delle chiacchiere su una passata complicità di Pell con preti pedofili. Per passata intendo risalente a 40 anni prima, e che il Cardinale riteneva di aver chiarito definitivamente con papa Benedetto. All'improvviso però compaiono vittime antiche a denunciare Pell proprio in concomitanza con l'invio alla nunziatura di Sydney di una alta cifra, 700.000 euro, dalla segreteria di Stato, per lavori di ristrutturazione. In verità questi lavori a quanto è stato appurato oggi consistevano nella riparazione di un cancello, niente di più, e forse qualche imbiancatura di parete. Una cifra di non più di 30.000 dollari.Tutti gli altri? Versati comunque a una ditta di costruzioni che sarebbe stata direttamente indicata da Roma dal cardinale Becciu. Insomma, potrebbe essere vero che quei soldi sono stati dati alle vittime per far loro ritrovare la memoria e distruggere così il cardinale Pell, come poi è accaduto, facendolo finire in galera per due anni ingiustamente, cosa che poi il tribunale in Australia ha stabilito.Una macchinazione che già a suo tempo potrebbe non aver convinto del tutto Bergoglio, visto che il papa non prese per Pell una decisione drastica come ora ha deciso per Becciu, e gli lasciò invece l'incarico di cardinale con tutti i diritti e privilegi connessi. Però si fece quel che Becciu chiedeva e questo dà la misura della sua influenza. Un esempio concreto di questa influenza che ora è saltato agli occhi degli inquirenti? Nella legge varata da Bergoglio subito dopo quei fatti, e che va sotto il nome di «secreta continere», ovvero l'obbligo di fedeltà e mantenimento dei segreti dovuto dai dipendenti al Vaticano, compare del tutto a sorpresa e in modo inappropriato una disposizione normativa che autorizza la segreteria di Stato ad essere l'unico gestore dei fondi della Santa Sede, senza che nessun altro organo possa chiedere conto dell'operato.Se risponde al vero la dichiarazione di un cardinale bergogliano quale è Maradiaga, il quale sostiene oggi che il Papa voglia un unico centro di spesa all'interno dell'Apsa, e non della segreteria di Stato, si capisce che Becciu faceva quello che voleva, magari mentendo su una autorizzazione del Papa che non c'era stata.Non tutta questa attività illegale era evidente ai collaboratori di Becciu, neanche i più stretti come monsignor Perlasca, che viene ritenuto ora una fonte preziosa degli investigatori. Infatti il cardinale concordava direttamente con Enrico Crasso, investitore dei fondi della segreteria di Stato alle sue dirette dipendenze, il contenuto delle relazioni da presentare al papa o alla segreteria di Stato o a chiunque ne facesse richiesta, e il contenuto era immancabilmente roseo sui risultati e le prospettive. Fatto sta che c'è invece un ammanco di 500 milioni di euro.Facciamo un esempio di investimenti con rendita sospetta. I famosi 70 appartamenti londinesi negoziati dallo studio Sloane & Cadogan, rendono sul serio tra lo 0,7-0,8% ma nei report si legge che rendono fra il 2,5 e il 3%. La segreteria di Stato per acquistarli pagò ai mediatori la percentuale folle del 25% sulle plusvalenze dell'investimento.L'attività del cardinale Becciu è stata certamente sostenuta per anni da una rete di amici dentro e fuori il Vaticano: nel mondo della finanza, della politica, dei servizi segreti, dei media. I nomi i ruoli giocati nel diffamare tante persone sono all'esame degli investigatori.Ma l'intreccio tra pubblico e privato compare anche nelle testimonianze più importanti fornite da monsignor Perlasca, ormai qualificabile a tutti gli effetti come il collaboratore principale dell'inchiesta. Per esempio la storia del pozzo di petrolio inesistente in Angola, uno dei tanti investimenti truffa, si spiegherebbe con dei rapporti molto stretti personali tra Becciu e un imprenditore locale, tale Mosquito, conosciuto da Nunzio apostolico. Per provare a mettere fine a questa amicizia sospetta, l'allora segretario di Stato fece trasferire a Cuba urgentemente Becciu. Ma il rapporto continuò, tanto è vero che non solo Mosquito veniva visto entrare e uscire liberamente dalla segreteria di Stato fintanto che Becciu fu sostituto, ma teneva anche rapporti con Crasso e con l'indagato Tirabassi, ai quali faceva recapitare costose confezioni di porto alle feste comandate.Altro rapporto nel quale si intrecciano legami privati e affari pubblici, secondo le carte dell'inchiesta, sarebbe quello tra l'ex cardinale e il lobbista Marco Simeon, già stretto collaboratore del cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato. Al vaglio la sua posizione: gli inquirenti lo hanno sentito, si sarebbe adoperato per una ulteriore rivendita del famoso palazzo di Sloane avenue a Londra. Monsignor Perlasca ha raccontato di essere stato costretto da Becciu a correggergli la tesi di laurea. Simeon sarebbe anche il responsabile della diffusione di documenti forniti alla stampa, di carattere diffamatorio, contro gli inquirenti della Santa Sede, compreso l'ufficio del promotore di giustizia.