2025-08-03
Indagato pure un altro fedelissimo. I fondi alle api inguaiano Minardi
Nel riquadro Renato Claudio Minardi. Sullo sfondo Palazzo Raffaello, sede di Regione Marche
Il candidato consigliere pd nelle Marche nell’inchiesta sui soldi europei all’agricoltura.Il tempismo è stato beffardo con Renato Claudio Minardi, consigliere regionale uscente ed ex segretario del Pd di Fano. Non aveva ancora finito di spiegare ai suoi sostenitori le ragioni della sua ricandidatura, presentata lo scorso 20 luglio, che la notizia dell’indagine che lo riguarda è piombata sulla campagna elettorale, tra gli incontri con l’associazione Africa chiama e le manifestazioni «per il popolo palestinese».Sarebbe indagato, riporta il Resto del Carlino, in un’inchiesta della Procura di Fermo. E non è il solo. Insieme a lui, nel registro degli indagati per le accuse di corruzione, indebita percezione di erogazioni europee per l’agricoltura e malversazione, figurano i vertici del Consorzio apicoltori della Valdaso, due amministratori tecnici e il presidente facente funzioni pro tempore. Il procedimento, ancora in fase istruttoria, riguarda 300.000 euro. È questa la cifra attorno alla quale ruota l’indagine della magistratura fermana. Fondi pubblici destinati all’agricoltura, in particolare al settore apistico, che sarebbero stati ottenuti attraverso dichiarazioni false, documenti manipolati e omissivi. Un meccanismo che, secondo chi indaga, sarebbe stato utilizzato in più occasioni dal Consorzio agricolo con sede a Fermo. Il sistema si sarebbe retto su un impianto burocratico oleato e reattivo. Progetti presentati per ottenere finanziamenti europei, rendicontazioni fasulle, opere mai realizzate. Tutto formalmente perfetto. Ma dietro le firme, i timbri e le Pec, gli investigatori avrebbero trovato una struttura amministrativa piegata all’interesse privato.L’inchiesta parte da Ascoli Piceno. È lì che i carabinieri forestali cominciano ad approfondire una serie di presunte anomalie legate all’operato del presidente pro tempore del Consorzio. Saltano fuori incongruenze. I carabinieri forestali si muovono con metodo. Chiedono carte, acquisiscono bilanci, intercettano. E cominciano a delineare uno schema: i fondi sarebbero stati richiesti attraverso dichiarazioni e attestazioni false, in alcuni casi con l’uso di soggetti compiacenti. Una volta incassato il denaro, le opere promesse, corsi, laboratori, attrezzature, non sarebbero state realizzate. In compenso, si sarebbero moltiplicate le consulenze e le spese senza giustificazione. Minardi sarebbe entrato nell’indagine in una seconda fase. Il suo nome comparirebbe negli atti di nomina, nei contatti intercorsi con i vertici del Consorzio. Il nodo, secondo l’accusa, sarebbe doppio: da una parte il suo passato da coordinatore dei consorzi apistici marchigiani, dall’altra il suo ruolo attuale nella Seconda commissione regionale, quella che si occupa proprio di agricoltura e fondi europei. Minardi subentra il 24 luglio 2024 ad Andrea Biancani, eletto sindaco, diventando consigliere regionale del Pd. E annuncia la sua ricandidatura. Una scelta calcolata, maturata anche con l’appoggio del gruppo dirigente marchigiano, in primis Matteo Ricci, leader riconosciuto e punto di riferimento della corrente, pure lui finito in un’inchiesta (della Procura di Pesaro), per gli affidamenti a go go alle associazioni amiche. Ieri, con le maniche della camicia arrotolate, in un video su Facebook, Minardi ha spiegato: «Non sono in alcun modo a conoscenza di fatti o procedimento a mio carico, né ho ricevuto alcun tipo di comunicazione, né avvisi di garanzia». I fatti? «Non mi appartengono». E mentre Minardi in campagna elettorale probabilmente sarà costretto a ripetere di non sapere nulla dell’inchiesta, Ricci potrebbe cavarsela ancora una volta con il classico «non sapevo cosa faceva il mio uomo». Funziona sempre. Almeno fino al voto.