2024-04-27
Fondazioni, lo scossone Palenzona è arrivato fino alla Capitale
Fabrizio Palenzona (Imagoeconomica)
Indagine Mef sull’addio dell’ex presidente Crt. Risiko immobiliare: patto Intesa-Coima.Le scosse del terremoto attorno alla Fondazione Crt, con le dimissioni del suo presidente Fabrizio Palenzona, si stanno avvertendo ben oltre l’epicentro di Torino. Arrivano fino a Roma e hanno degli effetti anche sul risiko della finanza immobiliare. Il ministero dell’Economia sarebbe sceso in campo per verificare i fatti che hanno portato alle dimissioni di Palenzona e avrebbe presentato un esposto alla Procura di Roma, dopo essere venuto a conoscenza di un esposto alla Procura di Torino e a seguito della segnalazione del presidente dimissionario circa l’esistenza di un «patto occulto» all’interno della fondazione. Accordo che, secondo quanto risulta a La Verità, sarebbe stato un patto di pre adesione al gruppo consiliare all’interno del consiglio di indirizzo denominato «La Fondazione di domani» con l’obbligo di consultazione preventiva su alcuni temi come l’approvazione del bilancio, le nomine di cariche sociali e gli atti riguardanti strategie e investimenti. Ieri in tarda serata è arrivata un risposta al Mef dell’ente torinese per far sapere che, preso atto delle richieste, il cda ha deliberato all’unanimità la decisione di garantire la massima collaborazione inviando tutta la documentazione necessaria. Nel frattempo, sempre ieri si è fatta notare l’intervista rilasciata a La Stampa (quotidiano di Torino) dall’ex patron delle fondazioni bancarie, Giuseppe Guzzetti. Il quale non ha voluto commentare le vicende della Fondazione Crt ma ha lanciato un messaggio molto chiaro a Roma. «Le Fondazioni non sono enti pubblici, sono enti privati», ha detto l’ex numero uno dell’Acri e di Cariplo. «Lo ha stabilito la legge Ciampi e ribadito la Corte con la sentenza 300 del 2003. La tentazione della politica è controllare le erogazioni, un miliardo circa all’anno, e gli investimenti delle fondazioni», ha continuato ricordando anche il protocollo firmato tra Mef e Acri dell’aprile 2015. Guzzetti non parla mai a caso. Perché, se si prende la relazione finale della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario istituita nel 2019 vi si legge questo passaggio: «La commissione ha avviato un’attività di studio sull’assetto organizzativo e gestionale delle fondazioni bancarie, anche al fine di formulare le proposte di carattere legislativo più idonee a garantire la tutela del risparmio». Lo scioglimento anticipato della legislatura, viene aggiunto, «ha purtroppo impedito alla commissione di proseguire con il ciclo delle audizioni già programmate». In materia, continua poi la relazione, «meritevole di attenzione appare la possibilità di rafforzare, anche attraverso appositi interventi legislativi, la trasparenza informativa delle fondazioni». A febbraio 2023 è stato incardinato al Senato l’iter della proposta istitutiva di un nuovo organismo bicamerale, presentata dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che continui il lavoro del precedente presieduta dall’allora deputata grillina Carla Ruocco (ma tra i due vice c’era anche il meloniano Felice Maurizio D’Ettore). Tra le competenze della nuova commissione, nella proposta, c’è anche quella di «analizzare la normativa vigente in materia di fondazioni bancarie con particolare riferimento alle dinamiche di corporate governance e alla correttezza comportamentale delle stesse». Insomma, rimettere mano alla legislazione sugli enti bancari magari con l’obiettivo di dirottare maggiori erogazioni a Sud. Non sarà facile, considerando appunto la sentenza della Corte costituzionale (ricordata ieri da Guzzetti) che definendole «soggetti organizzatori delle libertà sociali», ribadì la natura delle fondazioni quali enti privati collocati a pieno titolo nel Terzo settore, con piena autonomia statutaria e gestionale. La vigilanza su queste ultime al ministero dell’Economia è coordinata da Marcello Sala, direttore generale del dipartimento Economia. Ebbene Sala - ex vicepresidente di Intesa Sanpaolo che gode della stima di Guzzetti - ha inviato una lettera alla fondazione torinese, di fatto avviando le indagini sulle vicende delle ultime settimane. Nella missiva si chiede a Crt di ricevere entro dieci giorni «un’adeguata informativa sui fatti, corredata dalle valutazioni di ciascun organismo di indirizzo». Nell’intervista a La Stampa Guzzetti ha anche ricordato la storia di Intesa Sanpaolo: le fondazioni azioniste, come Cariplo, ne hanno favorito la nascita. Proprio Intesa ieri ha annunciato un’importante operazione sul fronte della finanza del «mattone». Il gruppo guidato da Carlo Messina cede a Coima, il fondo immobiliare del costruttore Manfredi Catella, un portafoglio immobiliare da oltre 500 milioni. Le due aziende hanno sottoscritto un accordo per valutare «le migliori opportunità nel settore del real estate al fine di valorizzare gli immobili del gruppo bancario nel mutato contesto di mercato». L’operazione segue la proposta di Messina allo Stato italiano di «creare un fondo immobiliare ad hoc in cui far confluire» parte dell’immenso patrimonio real estate pubblico, con la possibilità di garantire «rendimenti stabili ai sottoscrittori». Attenzione però a un altro dettaglio importante che si collega agli eventi sin qui riportati: finora l’asse banche-fondazioni-mattone ha visto due squadre competere in campo. Da un lato, quella costituita da Unicredit (di cui Palenzona è stato a lungo vicepresidente) e dal fondo immobiliare italiano Prelios (presieduto dal 2018 da Palenzona e acquisito di recente dalla Ion di Andrea Pignataro, per mesi sotto il faro del golden power) in alleanza con Hines e Fondazione Crt. Dall’altro, l’impero Intesa-fondazione Cariplo affiancato da Coima. Che con la mossa di ieri si rafforza proprio mentre gli avversari fanno i conti col terremoto torinese.
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)