2018-08-09
Foa continua a correre grazie a premier e Pd
Il candidato del governo per la presidenza della Rai incassa l'endorsement di Giuseppe Conte. Nel frattempo la sinistra brucia anche il nome di Riccardo Laganà. Ira del sindacato interno, ma l'azienda ha già la testa in ferie e decide solo sugli highlight di calcio.Silvio Berlusconi richiama Matteo Salvini sulla Tav mentre il numero due di Forza Italia Antonio Tajani s'inventa il Nazareno dei treni andando a braccetto con il governatore pd Sergio Chiamparino in visita ai cantieri.Lo speciale contiene due articoliUn Posto al sole continuerà. Una buona notizia per la fiction giurassica (ce la sorbiamo dal 1996) che viene realizzata nel centro di produzione di Napoli e una altrettanto interessante per il Consiglio d'amministrazione della Rai che da stamane è ufficialmente in vacanza fino a nuovo ordine. Alla ricerca di un posto al sole fino a quando la politica non deciderà di sciogliere il nodo del presidente. Nel cda di ieri, guidato da Marcello Foa come consigliere anziano, poco altro è accaduto che non fosse prevedibile: gli highlights della Serie A rimarranno per altri tre anni sulle trasmissioni sportive pubbliche e il tentativo di eleggere un nuovo presidente messo in piedi dall'opposizione è andato miseramente a vuoto.È questo l'aspetto più interessante della riunione, che ha visto la consigliera Rita Borioni (in quota Pd) proporre il consigliere Riccardo Laganà, eletto dall'assemblea dei dipendenti Rai, per la poltrona più rappresentativa dell'azienda. La candidatura è stata accettata e la votazione ha avuto un corso naturale e scontato. Naturale per un cda legittimo nelle sue funzioni, scontato perché Laganà ha incassato solo il voto favorevole della Borioni (lui si è astenuto) e quindi non è passato. Ma a questo punto è doverosa una sottolineatura: Laganà è lo stesso consigliere che aveva sollevato all'attenzione del Quirinale un'eccezione di legittimità del consiglio guidato da un presidente bocciato dalla commissione di Vigilanza. Poi, una volta candidato, ha scoperto che il cda non era poi così illegittimo e ha accettato senza battere ciglio la candidatura.Il passaggio ha un valore procedurale e politico perché da una parte smonta il castello costruito dal Pd sulla presenza di un cda alieno e incompetente, dall'altra ci riporta a contatto con un antichissimo metodo Rai, secondo il quale vale tutto basta che favorisca gli amici. Foa e l'ad Fabrizio Salini non hanno battuto ciglio: votazione effettuata, un favorevole e cinque contrari, Laganà silurato. «Noi abbiamo risposto a tutte le osservazioni della commissione di Vigilanza e dal punto di vista legale e procedurale siamo perfettamente in linea con la bicamerale», ha spiegato Foa alla fine. «Questo consiglio, vista anche la situazione inconsueta in cui si è venuto a trovare, è particolarmente scrupoloso nel rispettare norme e regolamenti. Il tema della presidenza verrà discusso dopo la pausa la estiva del Parlamento. Ci auguriamo che si possa trovare una soluzione in tempi rapidi nell'interesse dell'azienda. Questo è un sentimento condiviso nel consiglio. C'è stata una candidatura che è stata discussa ed è stata respinta, ma questo fa parte della normale dialettica del consiglio».Riguardo ai temi di sostanza, la fiction e gli highlights del pallone, c'è un secondo passaggio autenticamente bizantino. A sollevare l'urgenza dei due argomenti è stata innanzitutto la consigliera Borioni («sono due atti importantissimi») per poi lasciare l'aula al momento del voto, accompagnata dal consigliere Laganà, per un non precisato «segnale di dissenso rispetto a questa condizione delle cose». E alla sonora bocciatura di qualche mezz'ora prima.Ora il quartier generale della Rai va in vacanza, mentre relativamente ai programmi l'azienda lo è da più di un mese. Forza Italia e il Pd hanno sperato fino all'ultimo che la calura sciogliesse gli accordi fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma sembra che l'alleanza tenga. Il nome era Foa e rimane Foa. Il quale ieri ha incassato una solidarietà istituzionale: quella del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il premier ha detto: «Quella di Foa mi sembra una candidatura di grande valore, ha un curriculum professionale di tutto rispetto». Valutando lo stallo, Conte ha aggiunto: «Non c'è stato il consenso politico per giungere al risultato prefigurato, valuteremo nel rispetto delle competenze del governo e della Vigilanza. Come se ne esce? Non ho una formula da suggerire, cercheremo di non fare forzature, auspichiamo che le forze politiche si parlino fra di loro nel rispetto delle prerogative».Federazione nazionale della stampa e sindacato Rai (Usigrai) hanno invece alzato la voce contro la bocciatura di Laganà: «Il cda della Rai ostaggio del governo», hanno scritto in un comunicato congiunto dimenticandosi che ne è l'azionista unico. «Ancora una volta i consiglieri si sono piegati al diktat governativo e non hanno nominato il presidente. Allo stesso modo, il no alla proposta di nominare Riccardo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti, è la prova che l'obiettivo non è mettere l'azienda in condizione di operare, ma solo occuparla». Traduzione dal sindacalese, se non è un amico nostro non lo vogliamo. Uno spunto democratico per i compiti delle vacanze. Giorgio Gandola<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/foa-continua-a-correre-grazie-a-premier-e-pd-2594013448.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="berlusconi-richiama-salvini-sulla-tav-mentre-tajani-sinventa-il-nazareno-dei-treni" data-post-id="2594013448" data-published-at="1761016175" data-use-pagination="False"> Berlusconi richiama Salvini sulla Tav mentre Tajani s’inventa il Nazareno dei treni Dopo la Rai, le grandi opere. Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo e numero due di Forza Italia, non dà peso a chi lo accusa di andare a braccetto col Pd e di pugnalare alle spalle il centrodestra, e così continua con la sua strategia. Che sembra quella di far emergere i punti di dissenso nella coalizione di governo, pungolando soprattutto il leader della Lega Matteo Salvini, alleato però di Forza Italia nel centrodestra. Lo sollecita come a ricordare al leghista gli impegni presi nei confronti degli elettori dell'intera alleanza di centrodestra e non solo con Berlusconi. Peraltro Forza Italia fin dalla legge obiettivo è a favore delle grandi opere. Ieri infatti, pur consapevole della diversità di posizione di Lega e M5s sulla questione infrastrutture, Tajani ha visitato i cantieri della Tav. «Una politica contro le infrastrutture fa soltanto danni. E quella di bloccare la Torino-Lione sarebbe una scelta scellerata perché vedrebbe l'Italia arretrare e isolata», con queste parole ha iniziato la visita al cantiere francese a Saint Martin de la Porte come esponente dell'Ue, l'istituzione che finanzia il 40% dell'opera, accompagnato dal forzista e deputato di Bruxelles Alberto Cirio (possibile candidato alle prossime regionali piemontesi). Ma non solo, con lui c'era anche l'attuale presidente dem della Regione, Sergio Chiamparino, da sempre a favore della Tav, che ha annunciato una contro analisi costi-benefici dell'opera da opporre a quella che sta facendo il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli: «Quella del governo sarà di parte e poi la nostra riguarderà tutte le grandi infrastrutture che interessano il Piemonte». Quindi anche il «terzo valico», su cui Salvini aveva espresso qualche dubbio. E invece Tajani, come Chiamparino, chiede che «tutte le grandi opere vengano fatte perché creano occupazione e riducono rischi sulle strade». Del resto il forzista aveva già lanciato il suo messaggio alla vigilia della visita dicendo che la Tav «è un'opera moderna e competitiva che fa crescere il Paese e che deve essere realizzata per non restare fuori dall'Europa, lasciando perdere i capricci dei grillini e le violenze dei centri sociali No Tav». E aveva poi rincarato la dose verso Salvini e i pentastellati: «Ho chiesto al ministro dell'Interno di chiudere i centri sociali di Torino da cui sono partiti gli attacchi ai cantieri e alle forze dell'ordine». Una certa stizzosità mostrata già con la nomina di Marcello Foa a presidente della Rai, nomina fallita in Vigilanza proprio per il mancato voto di Forza Italia. E proprio Tajani avrebbe ostacolato Foa per il metodo seguito da Salvini, persuadendo Berlusconi (che invece aveva dato il suo ok) a dire no, minacciando addirittura le dimissioni dalla carica di vicepresidente azzurro se la posizione di Fi sul giornalista italosvizzero del Giornale fosse cambiata. A contribuire al braccio di ferro anche una telefonata, smentita con un tweet dallo stesso Tajani, ricevuta da Jacques Attali, l'inventore di Emmanuel Macron, grande nemico di euroscettici e sovranisti. E comunque, come dimostra lo stallo Rai, Berlusconi ha ceduto ma chissà che non se ne sia pentito, considerato che Fi è tagliata fuori da Viale Mazzini. «Salvini si comporti con coerenza rispetto alle idee del centrodestra», aveva dichiarato Berlusconi. Ma forse oggi qualcuno dovrebbe dirlo a Tajani. Sarina Biraghi