2025-09-27
Mattarella alza la voce. La Flotilla non molla (ma comincia a tentennare)
Il Colle: «Non mettete a rischio le vite, sì alla mediazione». La risposta è sfrontata: «Il nostro obiettivo non è portare aiuti». Poi però mandano la leader a Roma a trattare.Prima la telefonata con il premier Giorgia Meloni, poi l’appello alla Flotilla. Il capo dello Stato Sergio Mattarella è intervenuto nel dibattito scoppiato intorno alla rotta della Global Sumund Flotilla rivolgendosi agli stessi organizzatori: «Il valore della vita umana, che sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene gravemente calpestato con disumane sofferenze per la popolazione, richiede di evitare di porre a rischio l’incolumità di ogni persona. A questo scopo e al fine di salvaguardare il valore dell’iniziativa assunta, valore che si è espresso con ampia risonanza e significato, appare necessario preservare l’obiettivo di far pervenire gli aiuti raccolti alla popolazione in sofferenza. Mi permetto di rivolgere con particolare intensità un appello alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato latino di Gerusalemme, anch’esso impegnato con fermezza e coraggio nella vicinanza alla popolazione di Gaza, di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza». Alle parole del capo dello Stato ha fatto seguito il commento della stessa Meloni: «Rivolgo un ringraziamento ai partiti e agli esponenti di opposizione che, raccogliendo le sagge parole del presidente Mattarella - al quale siamo grati - hanno invitato gli attivisti della Flotilla ad accettare le soluzioni alternative proposte e in particolare a consegnare gli aiuti a Cipro, al Patriarcato di Gerusalemme. In questa fase è fondamentale lavorare per garantire l’incolumità delle persone coinvolte e non assecondare chi sostiene che l’obiettivo dell’iniziativa debba essere forzare il blocco navale israeliano. Una scelta che sarebbe estremamente pericolosa».Un appello deciso, quello del Colle, che non lascia possibilità di fraintendimento. La replica della Flotilla, tuttavia, non è quella sperata. «È vero che stiamo portando degli aiuti umanitari a Gaza ma non è l’obiettivo principale della nostra missione. Il nostro è un atto politico, noi vogliamo creare un corridoio umanitario stabile, rompere il blocco navale degli israeliani e vogliamo che questo genocidio cessi il prima possibile». Lo ha detto Simona Moscarelli del Global Sumud Flotilla.Insomma, come già anticipato su queste colonne, la maschera è calata del tutto: vogliono provocare l’incidente. La portavoce per l’Italia della Flotilla, Maria Elena Delia, ha spiegato che non possono accettare l’invito di Mattarella «perché questa proposta arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio d’essere attaccate. Come dire “se vi volete salvare, noi non possiamo chiedere a chi vi attaccherà di non attaccarvi, malgrado sia un reato, chiediamo a voi di scansarvi”. Questo nodo legale non è solo una questione di principio, è una questione sostanziale all’origine del fatto che fino ad ora la stessa entità che ha creato questo cortocircuito, cioè Israele, sta commettendo un genocidio senza che nessuno dei nostri governi abbia ancora avuto il coraggio di porre sanzioni, porre embargo sulle armi, chiudere una parte dei rapporti commerciali». E poi chiarisce: «Noi siamo pronti a valutare delle mediazioni ma non cambiando rotta perché cambiare rotta significa ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza poter fare nulla». Delia poco dopo ha deciso di rientrare in Italia convocata dalla delegazione italiana del Global Movement to Gaza con l’obiettivo «di condurre un dialogo diretto con le istituzioni per garantire l’incolumità dei membri italiani dell’equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione nel rispetto del diritto internazionale». Un passo indietro che si traduce però in un passo in avanti, nella direzione del dialogo auspicata dal presidente della Repubblica. Tra i politici italiani presenti nelle imbarcazioni c’è anche l’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi che risponde all’appello ringraziando e chiedendo al presidente di «fare pressione per l’apertura di corridoi umanitari permanenti sotto il controllo dell’Onu». La tensione è altissima e la verità è che regna la paura con la sensazione percepita di essere sull’orlo del precipizio. La sensazione è che si stia andando alla ricerca del martirio, o ancor peggio del martire. Per questo dal Pd al Movimento 5 stelle si prendono le distanze. Per questo la delegazione italiana della Global Sumund Flotilla già cerca di scaricare le responsabilità sul governo. Ieri Moscarelli ha annunciato: «Il governo italiano ha paura di questa missione e noi abbiamo paura che succeda qualcosa alle persone che si trovano sulle barche e per questo abbiamo inviato una diffida al governo italiano perché protegga il nostro equipaggio». Poi ha chiarito: «Di fatto l’attacco di droni già rappresenta un atto di guerra perché fatto in acque internazionali contro una barca che batteva bandiera italiana, ma il nostro governo ancora si rifiuta di prendere una posizione seria contro Netanyahu e i criminali di guerra come deciso dall’ Onu e corti penali». Molta parte del dibattito si è concentrata sulla legalità del blocco navale a largo di Gaza. Contrariamente a quanto si crede il blocco esiste dal 2009, in occasione dell’operazione Piombo Fuso. L’obiettivo era quello di limitare la capacità di Hamas di introdurre clandestinamente armi e materiale bellico nella Striscia. La sfida lanciata dalla Flotilla, per altro, non è la prima. Ci sono state altre missioni umanitarie di questo tipo, sempre respinte dall’Idf. Il 31 maggio 2010 finì in tragedia, con la morte di dieci attivisti turchi.
Benjamin Netanyahu (Ansa)