
Il governo indica ufficialmente il ministro per gli Affari europei come prossimo commissario. L’uomo del Pnrr sarà l’alfiere tricolore nell’Ursula bis. Il premier chiede un applauso durante il cdm: «Una scelta dolorosa per me». Elogi anche da Decaro.Non ha mai brigato per apparire. Tutt’altro. Ma nelle ultime settimane s’è superato, emulando taluni illuminati diccì. Inabissato come un palombaro, dunque. Niente da commentare. Nulla da aggiungere. Anche per questo Giorgia lo adora. Fa parte della schiera che ama di più: tanto lavoro, poche parole. Nella cruciale disfida per le poltronissime continentali c’è sempre stato un unico candidato: «Raffaele». Fitto, s’intende. Ieri, dopo giorni in cui il suo volto severo spuntava a corredo d’ogni retroscena, il ministro per gli Affari europei è stato indicato ufficialmente dal governo quale prossimo commissario. L’indiscrezione è diventata designazione. Sollievo generale. Inconsolabili antimeloniani raccontano che, dopo il voto contrario a Ursula von der Leyen, si preparano per l’Italia epocali scudisciate. La presidente della Commissione non perdona. Dimenticando che le geometrie variabili sono l’essenza della machiavellica Unione. Comunque sia, Fitto è l’uomo giusto al posto giusto. Ex capogruppo dei Conservatori e poi custode nel Pnrr italiano, sarà l’alfiere tricolore nell’Ursula bis.«Chiedo a tutti di rivolgere un applauso e un grande in bocca al lupo a Raffaele, che avrà davanti un compito estremamente complesso e allo stesso tempo entusiasmante», dice la Meloni in Consiglio dei ministri. «È una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo, ma è una necessaria. Una persona che ha una grandissima esperienza e ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate con ottimi risultati». Non sono parole di circostanza. Sostituire il riservatissimo Raffaele, in effetti, non sarà agevole. Ma era l’unico agente governativo che poteva essere inviato a Bruxelles.Piuttosto che condensare le reazioni alla nomina, basta sceglierne due particolarmente significative. La prima è quella del meloniano dallo spirito più libero e liberale: Guido Crosetto. «Io sono contentissimo da una parte e tristissimo dall’altra», dice il ministro della Difesa. «Contentissimo perché diamo all'Europa una persona che ci rappresenterà al meglio. E tristissimo perché perderò un collega di cui ho stima, che ha fatto un lavoro straordinario». Persino Thierry Breton, commissario per il Mercato interno pronto al bis, l’ha lodato: «Mi ha detto che Raffaele è un amico e che sarà contentissimo di poter lavorare con lui», rivela Crosetto. Postilla: Breton è il fido scudiero del presidente francese, Emmanuel Macron, colui che in Europa ha tentato disperatamente di isolare Meloni.Tutti pazzi per Fitto, allora. Persino un arci pugliese come lui, da sempre su opposte sponde politiche. Ossia Antonio Decaro: ex sindaco di Bari, ora europarlamentare del Pd e presidente della strategica commissione Ambiente a Bruxelles. In un’intervista al Foglio, spiega: «Al netto delle differenze e delle distanze politiche, in questi anni in cui abbiamo lavorato insieme sull’attuazione del piano nazionale di ripresa nei Comuni italiani, abbiamo dimostrato di sapere mettere l’interesse del Paese davanti a ogni cosa. Non sono mancati i diverbi, ma entrambi riconoscevamo all’altro la correttezza e l’onestà intellettuale delle reciproche posizioni. Spero di poter continuare a lavorare allo stesso modo in Europa».Fitto, quindi. Laureato in giurisprudenza, sposato, tre figli. E proprio in Puglia comincia tutto. Nasce a Maglie, come Aldo Moro, 55 anni fa. È il figliolo di Totò: un democristianone dei tempi d’oro, presidente della Puglia. Una sera la famiglia lo aspetta per cena. Totò è febbricitante. Eppure non vuole mancare alla commemorazione di un onorevole morto in un incidente stradale a 39 anni. Gli capita, incredibilmente, lo stesso. La sua Lancia Thema, guidata dall’autista, si scontra contro un autotreno. Raffaele ha 19 anni. Gioca a calcio e tira tardi. Uno scapestrato. «La mia vita è cambiata quel giorno», dice in una delle rare interviste. Durante il funerale, a sorpresa, sale sull’altare. Prende il microfono e ringrazia tutti. Totò era estroverso. Raffaele è un musone. Il padre era ciarliero. Il figlio è riservato. Ma al destino politico non si sfugge. A 20 anni Fitto entra in consiglio regionale. Nel 1999 diventa europarlamentare con i voti di Forza Italia. A 31 anni è presidente della Puglia. Sembra inarrestabile. Cinque anni dopo, invece, lo sconfigge Nichi Vendola. E poi Michele Emiliano. Viene indagato, processato e assolto per presunte tangenti. Battibecca con Silvio Berlusconi. Lascia il partito, ma senza l’acredine degli addii da seconda repubblica. Perché lui, e dispetto di giovinezza e potere, resta uno d’altri tempi. «Le discese ardite e le risalite» cantava Battisti. In quegli anni, Fitto conosce Meloni. Lui ministro degli Affari regionali e lei della Gioventù. Si rincontrano nel 2018. Lui a capo di uno sconosciuta sigletta: Direzione Italia. E lei di un partitino: Fratelli d’Italia. Un democristiano sovranista. Perché no? Diventa l’uomo della futura premier a Bruxelles. Dove, tra le altre cose, si adopera per l’ingresso nel gruppo dei Conservatori. Poi, ministro. E ora commissario designato. Senza scalpitare. O mostrare particolari entusiasmi. Proprio come piace a Giorgia.
Nadia Battocletti (Ansa)
I campionati d’atletica a Tokyo si aprono col secondo posto dell’azzurra nei 10.000. Jacobs va in semifinale nei 100 metri, bronzo nel lancio del peso per Fabbri.
Ansa
Partita assurda allo Stadium: nerazzurri sotto per due volte, poi in vantaggio 2-3 a un quarto d’ora dalla fine. Ma la squadra di Chivu non riesce a gestire e all’ultimo minuto una botta da lontano di Adzic ribalta tutto: 4-3 Juve.
Maria Sole Ronzoni
Il ceo di Tosca Blu Maria Sole Ronzoni racconta la genesi del marchio (familiare) di borse e calzature che punta a conquistare i mercati esteri: «Fu un’idea di papà per celebrare l’avvento di mia sorella. E-commerce necessario, ma i negozi esprimono la nostra identità».
Prima puntata del viaggio alla scoperta di quel talento naturale e poliedrico di Elena Fabrizi. Mamma Angela da piccola la portava al mercato: qui nacque l’amore per la cucina popolare. Affinata in tutti i suoi ristoranti.