2024-09-15
Elly flirta con la Fiom per respingere Landini
Elly Schlein alla festa della Fiom a Torino (Ansa)
La Schlein, alla festa del sindacato, critica Stellantis e ritrova sintonia coi metalmeccanici. Un riavvicinamento volto a fermare l’Opa lanciata sulla sinistra dal capo Cgil e da Conte. Che teme il possibile ingresso nel campo largo di Renzi, inviso agli operai.Possibile un taglio dei bonus. Tajani: «Tassa sugli extraprofitti? Ipotesi irreale».Lo speciale contiene due articoli.Mentre l’ombelico intorno al quale gira il mondo della sinistra si arrovellava per dare spiegazioni più o meno plausibili al pranzo di lavoro tra il segretario della Cgil, Maurizio Landini, e il numero uno dei Cinque stelle, Giuseppe Conte, passava in sordina un altro incontro, avvenuto alla luce del sole, che ha visto come protagonista Elly Schlein. In occasione della Festa nazionale della Fiom, i metalmeccanici del sindacato di Landini, la leader del Pd si è confrontata con il mondo fatto di operai e delegati della parte più dura e pura della rappresentanza sociale.Un dialogo, con gli uomini delle fabbriche, che solo fino a qualche anno fa sarebbe stato considerato naturale e che invece da qualche tempo a questa parte naturale non è. Le analisi sociologiche del dopo voto sono piene di spiegazioni sulle motivazioni per le quali i lavoratori delle officine hanno da tempo abbandonando il partito erede della tradizione comunista, e di conseguenza gli applausi - e il fatto che la Schlein sia stata accolta «bene» dai metalmeccanici - è di per sé una notizia. «Negli ultimi dieci anni», ha evidenziato Edi Lazzi, il segretario generale della Fiom Torino, «i lavoratori hanno associato il peggioramento delle loro vite con le leggi che il Pd ha sostenuto (Jobs Act su tutte ndr), ma c’è un aspetto positivo: abbiamo registrato con un parziale seppur ancora timido cambiamento nell’atteggiamento della segretaria». Se non è amore a prima vista, può essere l’inizio di un flirt promettente. Flirt interessato però. Perché la presenza, secondo indiscrezioni che poi sono state implicitamente confermate dal successivo incontro di Landini con Conte, della Schlein a Torino (dove si è svolta la festa della Fiom) aveva finalità difensive. Proteggere se stessa in primis e di conseguenza il Pd dall’Opa - solo all’apparenza amichevole - che Landini sta provando da mesi a lanciare sul mondo democratico. Un’Opa stoppata dal buon esito del voto europeo per la Schlein ma che non è stata affatto ritirata. Un’offerta per spostare ancor di più il partito a sinistra e su un terreno movimentista. La segretaria così ha pensato bene di coprirsi le spalle creando una cinghia di trasmissione con quella parte del sindacato che fa ancora il sindacato. E che, infatti, non ha difficoltà ad attaccare Stellantis e la sua non strategia sull’automotive in Italia. E che da questo punto di vista si contrappone in modo plastico a Landini e alla sua Cgil che ormai si occupa prevalentemente di referendum politici, come quello sull’autonomia differenziata, e non riesce a dire nemmeno una parola di biasimo agli Elkann. Non a caso, nel dibattito della leader dem con il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, uno dei punti più apprezzati ha riguardato Stellantis e la posizione della Schlein, che ha definito «non tollerabile chi chiede, chiede, chiede e poi non rispetta gli impegni presi». «Stellantis», ha ribadito, «deve rispettare tutti gli impegni presi, garantire la continuità di questi siti, la continuità occupazionale e gli impegni su alcune vicende come quella di Termoli, anche perché il governo alcune di queste cose le ha fatte a partire dagli incentivi». Certo, tra la Fiom e la Schlein c’è un terreno di assoluta incompatibilità che è rappresentato dalla posizione su Matteo Renzi. Mentre la segretaria sta lavorando per far entrare l’ex premier nella grande ammucchiata con la quale ambisce a battere il centrodestra, per la Fiom e gli operai (se n’è avuta ampia dimostrazione anche nella discussione di qualche giorno fa) il leader di Italia viva resta la causa di tutti i mali. Posizioni che non si tengono insieme, certo. Ma per un mondo abituato a vivere di incoerenze e paradossi, Renzi alla fine potrebbe pure rivelarsi un problema superabile. Quello che non è superabile è lo scontro per la leadership che vede la Schlein contrapporsi all’asse Conte-Landini. Il pranzo della spigola di cui ha parlato due giorni fa Il Messaggero non è certo un primo appuntamento. Il leader, in grande difficoltà, dei Cinque stelle, e il numero uno della Cgil si erano incontrati già in un’altra occasione. Inizio febbraio. A casa di Conte. Tre ore di colloquio per mettere al centro della loro agenda, secondo le indiscrezioni dell’epoca, iniziative comuni nel capo economico e sociale, a partire da un rinnovato pressing sul salario minimo. Da allora però le cose sono di molto cambiate. Conte, come detto, si è indebolito e Landini, causa elezioni europee, ha fallito il blitz sul Pd. E anche l’agenda politica è mutata. I due speravano di poter contare su una legge di Bilancio lacrime e sangue per crocifiggere il governo sull’economia. Ma hanno capito che alla fine non sarà così. Esaurite le armi della piazza e degli scioperi a prescindere, oggi gli restano i referendum, le battaglie sui diritti e la resistenza a Renzi. Poco per provare a scalare la, seppur debole, leadership della Schlein.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/fiom-schlein-2669206855.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="esecutivo-a-caccia-dei-5-miliardi-per-aiutare-le-famiglie-con-figli" data-post-id="2669206855" data-published-at="1726342069" data-use-pagination="False"> Esecutivo a caccia dei 5 miliardi per aiutare le famiglie con figli Gli obiettivi del governo sono chiari: anche se la coperta dei conti pubblici è stretta, nonostante i risultati incoraggianti del gettito fiscale, la priorità sarà data ai sostegni alle famiglie e al ceto medio. Il ministero dell’Economia punta a definire un pacchetto di misure che rappresentino uno stimolo alla natalità (il problema della crisi demografica richiede una risposta urgente) e un aiuto per quella fascia di popolazione che maggiormente ha risentito dei rincari energetici e dell’erosione delle retribuzioni per l’inflazione. Il che significa potenziamento dell’assegno unico, taglio del cuneo fiscale e delle aliquote Irpef. Sono questi i tre pilastri che dovrebbero caratterizzare la manovra economica, per i quali servono almeno 5 miliardi. Il Piano strutturale di Bilancio sarebbe dovuto essere presentato entro venerdì 20 a Bruxelles. Tuttavia, il termine slitterà, poiché il governo vuole attendere l’aggiornamento dei dati Istat del prossimo 23 settembre. Il testo conterrà la traiettoria dei conti pubblici per i prossimi anni e la prospettiva di rientro dal deficit eccessivo. Il nuovo Patto di Stabilità chiede un piano di superamento del deficit in 4 anni ma che possono allungarsi a 7 a determinate condizioni. Quindi occorre coniugare le esigenze di bilancio con gli stimoli all’economia e i sostegni al reddito. Per rifinanziare il cuneo fiscale, il taglio dell’Irpef, gli aiuti alle mamme che lavorano e gli sconti alle imprese che assumono, servono 25 miliardi. L’equilibrio a medio termine dei conti pubblici va di pari passo con il sostegno della natalità. Su questo tema il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri alla discussione dell’Ecofin, dedicata proprio all’impatto del cambiamento demografico sulla sostenibilità del debito dei Paesi, ha sollecitato un impegno comune di tutta la Ue. «L’auspicio è che il dibattito di oggi diventi oggetto di riflessioni e proposte della Commissione» ha detto Giorgetti. Per contrastare il calo delle nascite i tecnici del Tesoro stanno lavorando all’ipotesi di una detassazione dei nuclei più numerosi tramite un intervento sull’assegno unico (con un bonus che va da 2.100 a 600 euro per il primo figlio minorenne e variabile tra 120 e 180 euro per i successivi) e detrazioni fiscali specifiche. I soldi verrebbero da un giro di vite delle detrazioni. Una delle ipotesi sul tavolo, è di definire un tetto massimo alle spese che possono essere inserite nella dichiarazione dei redditi per ridurre le imposte, in base al reddito e al numero dei figli. Resterebbero fuori le spese sanitarie e gli interessi dei mutui per la prima casa. Un’altra priorità è la proroga del taglio del cuneo fiscale fino a 35.000 euro, in vigore da maggio 2023 con il tentativo di applicare il provvedimento in misura ridotta fino a 55-60.000 euro. In lista d’attesa ci sono i provvedimenti varati con la scorsa Finanziaria e che vanno confermati, come le risorse per i contratti e gli straordinari delle forze dell’ordine e del personale sanitario, le agevolazioni sui mutui per gli under 36 sull’acquisto della prima casa. L’Ufficio parlamentare di Bilancio della Camera ha stimato che la conferma delle misure più importanti della scorsa manovra richiede 18 miliardi di cui 11 per il taglio del cuneo fiscale. Ma lo stesso Ufficio ha lasciato intendere che ci sono ampi margini per sfoltire le detrazioni giacché attualmente il 50% dei contribuenti meno abbienti usufruisce di circa il 15% delle detrazioni totali mentre il 10% più ricco gode del 26%. Tra le varie indiscrezioni, è rispuntata la tassa sugli extraprofitti, subito smentita però dal vicepremier Antonio Tajani come un’ipotesi «irreale» della quale peraltro, ha detto il ministro, «Giorgetti non ha mai parlato». Intanto i sindacati scalpitano per avere un confronto con il governo. La segretaria generale aggiunta della Cisl, Daniela Fumarola ha elencato le priorità da approfondire dalla rivalutazione delle pensioni al sostegno delle famiglie, dal rinnovo dei contratti pubblici, agli investimenti su scuola, pubblico impiego e autosufficienza. Infine far ripartire il confronto sulla previdenza. Tante carne al fuoco, con poche risorse.
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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