2025-07-01
Fincantieri & Co brindano al riarmo ma cresce l’allarme sul nostro debito
Pierroberto Folgiero, ad di Fincantieri (Getty)
La contraddizione: la controllata pubblica è già pronta a espandere la capacità dei suoi cantieri militari, mentre l’agenzia europea Scope ratings mette in guardia sulla tenuta dei conti. A vincere sarà la Germania?La guerra è un business, dai secoli dei secoli. Di conseguenza lo è anche il riarmo. Puntare infatti ad arrivare a una spesa militare del 5% del Pil è certamente ambizioso ma anche un’opportunità per far arrivare tanti soldi delle nazioni che producono armi. Per questo molti Paesi, come la Germania, stanno puntando a riconvertire le aziende per la produzione militare. Non è da meno l’Italia con Fincantieri che secondo Bloomberg sarebbe pronta a espandere la capacità militare nei cantieri italiani di Castellammare di Stabia e Palermo per sfruttare l’aumento della spesa nel settore della Difesa. «Possiamo facilmente aumentare la capacità militare e semplicemente riallocare la capacità produttiva civile esistente altrove nel nostro vasto sistema», ha detto Pierroberto Folgiero, amministratore delegato dell’azienda a Bloomberg, «Abbiamo un forte vantaggio derivante dalla gigantesca opportunità di un’impennata della spesa in Europa e all’estero». Poi ha spiegato che i cambiamenti previsti nei cantieri navali saranno descritti in dettaglio nell’ambito di un nuovo piano aziendale che sarà presentato questo autunno; la prima fase della riorganizzazione dovrebbe durare dai sei ai 18 mesi dopo l’approvazione del piano aziendale. Il piano comporterebbe la delocalizzazione di alcune attività di costruzione navale civile dall’Italia. La Romania otterrebbe più lavoro nella fabbricazione dell’acciaio per le navi da crociera e il sito di Vung Tau in Vietnam si occuperebbe di volumi più elevati di navi specializzate. La decisione è stata presa a causa dei «costi favorevoli» ha aggiunto Folgiero che poi ha spiegato che «Fincantieri va bene, abbiamo 57 miliardi di portafoglio ordini». Ieri il titolo ha chiuso in Borsa a +4,61%. Bene anche Leonardo con un +2,47%. Per fare due conti, secondo il direttore generale (che ricopre anche il ruolo di ad), «Fincantieri è pronta a cogliere almeno 20 miliardi di euro di opportunità commerciali nel comparto della Difesa, grazie alla crescita senza precedenti degli investimenti militari in Europa e all’estero». Si tratta di un «catalizzatore industriale di portata storica». Questo aspetto lo hanno colto in molti, tanto che anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ripetuto più volte che si tratta di un’occasione e un’opportunità per le aziende italiane. Per i conti pubblici però il discorso può essere diverso. Occorre cautela perché, in assenza di coperture, lo strumento della clausola di salvaguardia resterebbe la misura più facile da utilizzare. Un problema per tutti quei Paesi che hanno già un forte debito, perché è chiaro che la possibilità di farne altro in ogni caso non cancella il fatto che si tratta di più soldi da restituire sugli oltre 3.000 miliardi di debito pubblico italiano. Insomma, è chiaro che per i Paesi con ampio spazio fiscale, come la Germania, (e con la necessità di riconvertire le industrie) si tratta di un’occasione, mentre per noi e per altri Paesi con alto debito lo scenario potrebbe essere molto diverso. Questo aspetto è stato sottolineato dall’esecutivo che infatti ha dichiarato che per il momento non intende ricorrere alla clausola di salvaguardia. Un elaborato dell’agenzia di rating europea Scope ratings, dal titolo Raggiungere il target di spesa per la difesa più elevato della Nato peserà sui profili di credito della Ue, ha spiegato che gli Stati membri della Nato dovranno stanziare in media ogni anno l’1,3% in più del Prodotto interno lordo per raggiungere il nuovo obiettivo di spesa, portando la spesa annuale per la Difesa quasi al raddoppio, passando dagli attuali 360 miliardi a più di 600 miliardi di dollari. Probabilmente il più grande piano di investimento militare di sempre. E questo rischia di stravolgere completamente i conti pubblici di molti Paesi. Infatti, secondo l’agenzia l’impatto sul bilancio rispetto alle entrate varierà notevolmente da Paese a Paese. La Germania fin qui spendeva l’1,2% del Pil in finanziamenti militari. Tuttavia, dopo che è stato approvato l’emendamento costituzionale del freno al debito della Germania nel marzo 2025, il governo sarà in grado di finanziare l’aumento della spesa per la Difesa attraverso un aumento dell’emissione di debito. In termini assoluti, il deficit di spesa per la Difesa della Germania rimane il più elevato, attestandosi a circa 106 miliardi di dollari all’anno una volta esaurito il fondo speciale per le spese di Difesa di 100 miliardi di euro, più del doppio di quello dell’Italia (46 miliardi di dollari), della Francia (45 miliardi di dollari), del Regno Unito (41 miliardi di dollari) e della Spagna (37 miliardi di dollari).Il Paese dell’austerity che fa debito pubblico, chi lo avrebbe mai detto. Eppure lo fa perché se lo può permettere. Secondo lo studio di Scope ratings, la Germania è tra i pochi Stati membri della Ue in grado di assorbire dal punto di vista fiscale lo shock sulla spesa per la Difesa, insieme con i Paesi che già raggiungono o sono vicini all’obiettivo corretto (Grecia, Polonia e Stati baltici) e ai Paesi con spazio fiscale come il Portogallo e gli Stati membri con rating AAA. Il governo tedesco intende aumentare la spesa federale totale per la Difesa al 2,4% del Pil nel 2025, salendo gradualmente al 3,5% entro il 2029. Questo, secondo l’agenzia di rating, farà salire il rapporto debito/Pil dal 63% nel 2024 a poco più del 70% nel 2030. Quello dell’Italia oggi si attesta a circa il 137,3%.Per questo la parola d’ordine per l’esecutivo per il momento è «cautela». Quindi, via libera all’innalzamento della spesa militare, ma con massima flessibilità nei modi e nei tempi.
A Dimmi La Verità Stefania Bardelli, leader del Team Vannacci di Varese, fa chiarezza sul rapporto con la Lega e sulle candidature alle elezioni degli esponenti dei team.