2021-05-11
Figc pronta a togliere la Juve dal campionato
Andrea Agnelli e Gabriele Gravina (Ansa e Istock)
La minaccia di Gabreie Gravina: bianconeri squalificati se entro l'inizio della prossima stagione non avranno rinunciato formalmente alla Superlega. Dopo la brutta sconfitta col Milan e il rischio di non entrare in Champions, altra grana per Agnelli e il suo staffL'Inter vuole che rinuncino a due mensilità. Annullata la conferenza stampa del misterLo speciale contiene due articoli Feuilleton schizofrenico, il mondo del pallone. Prendiamo il caso Juventus. Oltre alla Caporetto subita domenica sera contro il Milan (0-3 all'Allianz Stadium, con il destino di mister Andrea Pirlo appeso a un filo che solo una congiunzione astrale benevola potrebbe mantenere integro) continuano le acrobazie di riposizionamento a margine della vicenda Superlega, di cui Andrea Agnelli è stato grande macchinatore accanto a Florentino Perez del Real Madrid. Ieri si è registrata una novità. La Federcalcio, nelle parole del presidente Gabriele Gravina, si è allineata compatta sulle posizioni Uefa, scandendo un ultimatum. O entro la fine della stagione i bianconeri rientrano nei ranghi, rinunciando al progetto di un torneo per club ricchi sganciato dalle istituzioni calcistiche europee, o rischiano la squalifica persino dalla Serie A. «Dispiacerebbe per i tifosi, ma le regole sono regole: valgono per tutti», ha sentenziato Gravina. «Le norme sono chiare, se al momento dell'iscrizione al prossimo campionato la Juventus farà ancora parte della Superlega, non potrà partecipare alla stagione 2021/22». La dichiarazione, niente affatto conciliante nei toni, sottintende i margini di una trattativa estenuante condotta dietro le quinte. «Sbaglia chi non rispetta i princìpi ai quali bisogna ispirarsi. Sono princìpi semplici, scritti nella Carta Olimpica e negli statuti delle federazioni. Questo muro contro muro non fa bene al mondo dello sport e ai club, io mi auguro che nel giro di qualche ora ci possa esser una soluzione in questa continua lotta tra Uefa e alcune società», ha continuato il numero del calcio nazionale, riferendosi alla lettera congiunta di Juve, Real e Barcellona per replicare al deferimento. «Siamo pronti a riconsiderare l'approccio proposto, per quanto necessario. Tuttavia saremmo altamente irresponsabili qualora abbandonassimo la missione di fornire risposte efficaci e sostenibili alle questioni esistenziali che minacciano il settore calcistico», c'era scritto nella missiva datata 6 maggio. La risposta dei vertici Figc lascia poco spazio a fraintendimenti, il braccio di ferro si concluderà solo quando sarà raggiunto un accordo che allontani ogni tentazione secessionista. «Il concetto di sostenibilità è ampio», continua Gravina, «il calcio basa tutte le sue progettualità sul posizionamento del suo prodotto a fronte di proposte economiche. Nella nostra economia è un gravissimo errore pensare che la soluzione sia solamente aumentare i ricavi. Oggi il mondo del pallone è indebitato quasi di 5 miliardi, dobbiamo iniziare a mettere sotto controllo i costi e gli investimenti. Dobbiamo rispettare la legge 91 che obbliga la federazione a garantire la continuità aziendale. Mi sono permesso di dire che nella stagione 2021/22 faremo una raccomandazione di non superare la soglia dei costi 2020/21, sarà una proposta inserita nel regolamento. Negli anni successivi potremmo ipotizzare un abbattimento dei costi». In altre parole: si spinge per lavorare tutti assieme a un restauro complessivo dell'universo professionistico che parta da regole ferree sui tetti salariali e sui cartellini dei giocatori. Ma senza sconquassi interni. Ora, non occorre essere uno specialista di vicissitudini sportive per comprendere la portata della disfida: da una parte le istituzioni calcistiche nazionali e europee - in questi giorni a Nyon si riunirà l'assemblea Uefa per portare avanti i negoziati con i tre ribelli della Superlega - dall'altra la società italiana dal peso specifico più rilevante, quest'anno al centro di travagli mica da ridere. I tifosi della Juventus, a oggi, sono stimabili tra i 12 e i 14 milioni in Italia, classificandosi al primo posto per numero in 13 regioni su 20, vale a dire il 33% della quota di mercato del settore a livello nazionale. Nel mondo si parla di 250 milioni di simpatizzanti, 44 dei quali in Europa. La Signora è inoltre quotata in Borsa, il valore del suo titolo sta registrando su base annua un ribasso di circa il 26%, alimentato dal rischio di non raggiungere il quarto posto nella Serie A e di qualificarsi per la prossima Champions League. A questo si aggiunge il caso di Cristiano Ronaldo, campione che ogni anno, da solo, intasca 30 milioni di stipendio, e che molti danno in partenza imminente (ieri il portoghese ha visitato lo stabilimento Ferrari di Maranello in compagnia di Agnelli ed Elkann concludendo l'acquisto di un bolide). E ancora: una campagna acquisti che vede la dirigenza, Fabio Paratici su tutti, sotto accusa per non aver azzeccato le scelte di mercato. Dulcis in fundo, il nodo Andrea Pirlo, fuoriclasse sul campo dal talento sopraffino, e però incapace di dispensare virtù da re taumaturgo sulla panchina. Non è un caso che nelle ultime settimane le incursioni di John Elkann alla Continassa si siano fatte serrate, molto più numerose di quelle, sporadiche e di rappresentanza, degli anni precedenti, quando tutto filava liscio. In parole povere: l'affaire Superlega non è l'unico banco di prova su cui la compagine italiana con più scudetti in bacheca dovrà confrontarsi.