2018-06-20
Fiasco biotestamento. Ma per i suoi fan si tratta di complotto
Pochissimi italiani interessati alle disposizioni sul fine vita. Repubblica tuona: «Ostruzionismo da burocrazia e politica».«Non si è visto nemmeno uno spot». Finisce così la grande rivoluzione dei diritti civili: siccome non c'è stato il filmato esplicativo tra la pubblicità della patatine e le reclame del deodorante, la gente non ha fatto testamento biologico. O, almeno, questa è la versione di Repubblica. Biotestamento, chi era costui? La legge 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore il 31 gennaio, e avente per tema «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento», stenta a scaldare i cuori dei cittadini.Col naufragio dello ius soli, la legge sul fine vita, insieme a quella sulle unioni civili, era diventata la bandiera ideologica issata sui pennoni della precedente legislatura dal Pd, il risultato da portare a casa e sventolare nelle sedi di partito per far vedere che sì, quelli di Matteo Renzi prima e di Paolo Gentiloni poi erano stati governi di sinistra. Battaglie molto sentite, quindi. Almeno da politici, giornalisti e intellettuali. Gli italiani, a quanto pare, sembrano avere altre scale di priorità. Repubblica, ieri, in un articolo sconsolato di Alessandro Cassinis, faceva i conti dei testamenti biologici presentati finora: «958 a Milano, 125 a Torino, 22 a Napoli, 9 a Palermo, zero all'Aquila. A Roma non si sa. Manca un dato nazionale, ma è probabile che sia sotto quota 30.000, mentre i soggetti potenzialmente interessati sono tutti i cittadini. Ogni anno 600.000 italiani entrano nella terra incognita del fine vita». Certo, la sinistra che ha esultato per le 14.000 unioni civili contratte nei due anni passati dall'approvazione della legge Cirinnà potrebbe anche spacciare questi «meno di 30.000» (ma come sono arrivati a questa stima?) per una vittoria, ma nemmeno Repubblica arriva a tanto. Anche perché, mentre le unioni civili possono interessare solo una fascia della popolazione, il testamento biologico è una opportunità offerta a tutti i cittadini. I quali, tuttavia, hanno altro a cui pensare, a quanto pare. Questa, almeno, sarebbe la conclusione logica da trarre, a giudicare dai numeri. Repubblica, invece, ha deciso di arrampicarsi sugli specchi, dando la colpa alla… burocrazia. «Sei mesi dopo la storica approvazione in Parlamento, trappole, disservizi e sentimenti ostili frenano la legge», scrive Cassinis. Insomma, un grande complotto alle spalle del biotestamento. L'aspro dibattito che ha diviso il Parlamento e il Paese è stato inutile? Per Repubblica, «la legge è una conquista civile fondamentale, ma va accompagnata da una continua opera di promozione e informazione. Non si è visto nemmeno uno spot. Il cittadino si ritrova da solo in una corsa a ostacoli che pochi hanno il coraggio di affrontare». Un quadro che però fa decisamente a pugni con la dimensione di urgenza e centralità che aveva accompagnato la propaganda in favore del testamento biologico. Insomma, possibile che gli italiani abbiano sotto mano una tale conquista di libertà e se la lascino scappare perché le pratiche sono troppo complesse, come peraltro accade con tutto, in Italia? E che vuol dire che serve «promozione e informazione»? Del tema se n'è parlato a non finire, non è certo una legge che sia passata alla chetichella. Dobbiamo forse convincere gli italiani a scegliere una pratica di cui non sembrano avere alcun bisogno apparente? C'è poi un'altra contraddizione, dato che l'approvazione della legge fu salutata come l'atto di ingresso del nostro Paese nella modernità dopo il lungo letargo etico nelle tenebre del Medioevo, con tante lodi al Pd che prendeva per mano la nazione per traghettarla verso i lumi della ragione. Ora, invece, si scopre che quel testo era tutt'altro che perfetto. Che era pieno di difetti e complicazioni. Insomma, le legge feticcio delle sinistre è in realtà la solita porcata. È infatti il testo legislativo stesso, non una generica «burocrazia», a fare acqua, come peraltro riconosce l'articolo stesso di Cassinis, spiegando che per esempio è stato un errore non affidare ai medici di famiglia il compito di spiegare quali terapie sia possibile rifiutare e quali no. Manca inoltre una banca dati nazionale, mancano disposizioni dai ministeri, mancano le istruzioni: in pratica manca tutto. Ma Repubblica ha già in mente i responsabili: i nuovi ministri. Sono loro, si lascia intendere, che nicchiano, se ne fregano, fanno ostruzionismo. Loro, quelli arrivati due settimane fa, non quelli che hanno approvato una legge raffazzonata, a fine legislatura, per meri scopi ideologici.
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