2022-11-12
Procura e Bankitalia indagano sui soldi svizzeri di Ferrarini
Contro i decreti di Intesa, la famiglia del prosciutto avrebbe ceduto a prezzi più bassi o donato proprietà a un elvetico.C’è un nuovo capitolo nella battaglia legale tra Intesa Sanpaolo e il gruppo alimentare Ferrarini. E l’istituto di credito ha conquistato una vittoria che potrebbe avere ripercussioni sul futuro dell’azienda. Il giudice civile di Reggio Emilia, Daniele Mercadante, ha accolto la pesante revocatoria ordinaria promossa proprio da Intesa, contro la famiglia Ferrarini e contro Lina Botti (la madre di Lisa Ferrarini), per di più scovando anche un possibile prestanome svizzero, Stefano Bruno Serafino Camponovo, poi rivelatosi consigliere della controllata elvetica dell’impresa emiliano romagnola. In pratica, questa la tesi del giudice, per sfuggire ai decreti ingiuntivi di Intesa, la famiglia avrebbe venduto (a prezzi più bassi) e donato alcune proprietà proprio a Serafino Camponovo, manager con cittadinanza prima svizzera e poi del principato di Monaco. Per questo motivo, il dispositivo di 13 pagine, dispone la trasmissione della sentenza alla Banca d’Italia, alla Procura della repubblica e al comando della Guardia di finanza. In pratica, secondo Mercadante, servono nuove indagini, sia della Procura (quindi c’è il rischio di un’indagine penale) ma anche di palazzo Koch, che indaga sui reati valutari (possibili segnalazioni), dal momento che ha assorbito ormai da 15 anni l’ufficio cambi.Per districarsi in questa vicenda serve un piccolo passo indietro. Da diverso tempo va avanti una battaglia legale tra il primo gruppo bancario italiano e la famiglia del prosciutto cotto. Quest’ultima è da 4 anni alle prese con un concordato fallimentare che continua ad avere battute d’arresto, con diversi procedimenti giudiziari in corso e ora in attesa di omologa dopo il parere positivo dei creditori inclusa Amco, l’azienda del Mef che in cordata con il gruppo Pini sta provando a salvare finanziariamente l’azienda di Reggio Emilia. Il tema potrebbe essere spinoso per i Ferrarini. Anche perché un’indagine penale potrebbe avere conseguenze sul concordato. Nel dicembre 2021 c’era già stata una prima vendita all’asta, per ordine del tribunale reggiano, di un appezzamento di terreno agricolo di proprietà dei Ferrarini a Borzano di oltre un milione di metri quadri. La storia nasce dopo la stipula di un mutuo da 32 milioni di euro, erogato nel 2014 da Veneto Banca a Immobiliare Vendina, un’altra società della famiglia Ferrarini. A garanzia del mutuo fu concessa ipoteca su una serie di beni. Nel 2017 Veneto Banca è finita in liquidazione coatta e poi è stata incorporata da Intesa. Il mutuo però non è mai stato rimborsato e Ca’ de Sass, per recuperare le somme, ha promosso nel 2019 una serie di azioni legali che hanno dato origine a due procedure esecutive. Con un decreto ingiuntivo del tribunale di Reggio, i cinque fratelli Ferrarini erano stati condannati tre anni fa a pagare, in solido tra loro, 32 milioni di euro. Ma la famiglia ha reagito, impugnando il decreto e poi promuovendo due azioni civili per chiedere la declaratoria della nullità del mutuo e dell’ipoteca. In sostanza, il debito, secondo i Ferrarini, non sarebbe di 32 milioni ma inferiore. Il problema è che nella sentenza del 2 novembre scorso, firmata dal giudice Mercadante, emerge anche un’altra storia. In pratica, il 20 luglio 2018, Lucio Ferrarini, insieme con Lisa e Maria Licia Ferrarini, avrebbero «donato» gli immobili oggetto del decreto ingiuntivo «a Ferro Francesco (marito di Ferrarini Lisa), Matteo, Marco e Maria Carlotta Bocchialini (figli di Maria Licia Ferrarini) e a Botti Lina (madre di Lisa, Maria Licia, Lia, Luca e Lucio Ferrarini)». Non solo. «L’oggetto» di questa «donazione sarebbe stato promesso in vendita dai donatari a soggetti a loro vicini il 30 aprile 2019 in coincidenza con l’avvio delle procedure concordatarie relative alle principali società del gruppo Ferrarini». Oltre a questo, aggiunge il giudice, sempre «il 30 aprile del 2019, per atto pubblico del dottor Zanichelli Luigi di Reggio Emilia», sempre i familiari, «avrebbero promesso in vendita la nuda proprietà ed il diritto di abitazione relativo a taluni immobili che l’atto di citazione indica come gli “Immobili Donazione Botti”» nel comune di Avezzano. Proprio questi immobili sarebbero stati destinati poi «a favore» di Stefano Bruno Serafino Camponovo e «relativamente ai quali sarebbe seguito il contratto definitivo di compravendita oggetto dell’azione revocatoria intentata» da Intesa e oggetto di questo provvedimento. Tanto più che la banca ha scoperto che l’acquirente «sarebbe stato “residente/o domiciliato” nella Confederazione elvetica, e successivamente si sarebbe “trasferito” nel Principato di Monaco, e che i suoi legami con la “famiglia Ferrarini” sarebbero rappresentati dalla circostanza per la quale egli avrebbe operato investimenti in numerose società “appartenenti o riconducibili” al gruppo Ferrarini, tra le quali tale Emporio Gourmet (società con sede ad Hong Kong, controllata da tale Ferrarini Pacific Ltd, a sua volta controllata “da Ferrarini” e partecipata da tale Chabrun Investissements Sa, società di diritto lussemburghese». Camponovo «sarebbe anche consigliere d’amministrazione di tale Ferrarini Suisse Sa, società svizzera controllata al 100% dai Ferrarini».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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