2023-09-12
A Nordest c’è l’altro salottino che litiga per stare in Generali
Enrico Marchi (Imagoeconomica)
Scontri in Ferak tra i soci Amenduni ed Enrico Marchi per controllare la holding e la quota del Leone. Però l’ex Veneto Banca non vende.C’è un altro salotto buono che si sta spaccando su Generali. Un salottino, meglio. In gioco non c’è in questo caso il controllo della compagnia, ma un più modesto pacchetto di azioni del Leone. Più alcune centinaia di milioni di euro di tesoretto. Un tesoretto complessivo di circa mezzo miliardo «paralizzato» dai dissidi tra i soci. Il salottino è quello di Ferak, holding finanziaria che fino a qualche mese fa custodiva un 1,5% delle Generali. I principali azionisti sono gli Amenduni, tramite una serie di veicoli societari. In minoranza, la Sviluppo 56 di Enrico Marchi e quel che resta di Veneto Banca, rispettivamente con l’11,92% e il 16,36%. E infine Zoppas, con l’1,4%. La famiglia che controlla le Acciaierie Valbruna vorrebbe salire fino al 100% e ci sta provando da almeno tre anni. Ma il riassetto potrà partire solo dopo che Veneto Banca avrà venduto la sua quota, cosa che finora non sembra intenzionata fare. Il pacchetto di Generali nel frattempo è dimagrito notevolmente e oggi è pari a circa lo 0,7%. Ma non è dimagrito il tesoretto di mezzo miliardo nelle casse della finanziaria.L’obiettivo di Ferak, nata nel 2006, era quella di diventare un player di primo piano della finanza italiana con il focus sugli interessi dell’imprenditoria del Nord-Est. Una operazione «di sistema», che avrebbe dovuto contribuire a puntellare l’azionariato del Leone per proteggerlo dalle mire dei temuti francesi in una fase nella quale Generali sembra poter diventare una preda in uno scenario di grande riassetto del settore assicurativo europeo. Con il tempo il «salottino» ha ridimensionato e di molto le sue ambizioni. La Palladio Finanziaria di Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo è uscita. Così come è uscita la torinese Fondazione Crt, che fino al 2014 era socia di Ferak nel veicolo Effeti. L’ente torinese è stato liquidato diventando azionista diretto di Trieste, dove è arrivata ad avere un ruolo «attivo» nello scontro tra Mediobanca e soci privati.Ma a complicare il tutto, col senno di poi, è stato il crac di Veneto Banca del 2017. Nel 2020, gli Amenduni decidono di prendere in mano il tutto e fanno un’offerta alla liquidazione di Veneto Banca. Il cui mandato è quello di vendere gli asset per soddisfare i creditori. Viene aperta una gara, quella degli Amenduni è l’unica offerta. Ma non succede niente. Parte una corrispondenza tra la Pegaso degli Amenduni e quel che resta dell’istituto di Conegliano che va avanti per due anni. Nell’estate del 2022, Veneto Banca risponde alla Pegaso di contattare i consulenti per trovare un accordo. A inizio del 2023, i consulenti degli Amenduni apprendono informalmente che l’affare non si fa.Nella partita in corso, bisogna tenere conto anche della presenza di Giuliana Scognamiglio, una dei commissari di Veneto Banca, nel cda della Finint di Marchi. Solo che anche Marchi, la cui partecipazione in Ferak risulta interamente in pegno alle banche (Unicredit, Monte dei Paschi, Intesa Sanpaolo, Credit Agricole, Bnl-Bnp Paribas e Societe Generale), avrebbe manifestato l’intenzione di vendere la sua quota. Così come un uguale intendimento sarebbe stato avanzato formalmente da Zoppas. Prima però c’è da stabilire un prezzo e proprio questo sembra il nodo principale. Il prezzo che gli Amenduni pagheranno a Veneto Banca rappresenta la base sulla quale verranno liquidati gli altri soci. L’offerta formalizzata dalla famiglia dell’acciaio alla liquidazione dell’istituto (circa 45 milioni, secondo quando ricostruito) non sarebbe ritenuta congrua. E soprattutto incorpora una decisa minusvalenza per Marchi. Sviluppo 56 ha in carico la quota dell’11,92% di Ferak a 59,7 milioni. E debiti per 56 milioni verso altre società del gruppo Finint. La vendita a un prezzo di molto inferiore, analogo a quello proposto a Veneto Banca, comporterebbe un impatto negativo sui conti del gruppo Finint.Nel frattempo, tra alti e bassi del titolo si arriva alla primavera del 2022, quando su Generali va in scena lo scontro tra Mediobanca e i soci privati Del Vecchio-Caltagirone. Nei mesi che precedono l’assemblea, i due schieramenti fanno opera di convincimento sui soci del Leone per portarli da una parte o dall’altra. Ferak non si schiera e si astiene, anche perché gli Amenduni sono tradizionalmente vicini a Mediobanca e Marchi veniva indicato come più vicino ai soci privati.Approfittando della salita del titolo nei mesi che hanno preceduto l’assemblea di aprile 2022, Effeti vende tutta la sua quota con una buona plusvalenza. Al momento in portafoglio c’è la sola quota diretta di Ferak, pari a circa lo 0,7%. Poi ci sono una serie di opzioni put e call su Generali e infine circa 300 milioni di titoli di Stato a breve. Gli incassi delle vendite di azioni del Leone sono stati parcheggiati in Bot, in attesa di sciogliere gli intrecci tra i soci.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.