2021-11-16
Il talebano Fazio sulla tv pubblica incita alla caccia agli alunni «untori»
Fabio Fazio e Roberto Speranza a «Che tempo che fa» (Ansa)
Il conduttore di «Che tempo che fa» intervista Roberto Speranza: nessuna domanda sul caso Oms, solo invettive, assieme a Roberto Burioni, contro i non vaccinati. Pure i più piccoli, rei di «mettere in pericolo i compagni di classe».Se ragionassimo come Fabio Fazio, dovremmo pretendere che, da oggi, qualche milione di italiani venga esentato dal pagamento del canone Rai. Anzi, la tentazione sarebbe quella di chiedere i danni morali, perché lo spettacolo a cui il pubblico ha dovuto assistere domenica in prima serata è stato a tratti sconvolgente.In attesa dell'apparizione di Lady Gaga a Che tempo che fa, infatti, agli spettatori è stata offerta una splendida intervista con Roberto Speranza, che l'ottimo Fazio ha in parte condotto assieme a Roberto Burioni. Per dare l'idea di che cosa sia accaduto in onda, basti far presente che il ministro della Salute è riuscito a far la figura del moderato, dunque potete immaginare a che livelli di estremismo propagandistico sia giunto il conduttore, sempre fierissimo portavoce del regime sanitario. Per prima cosa, occorre notare che - per lunghe decine di minuti - Fazio è riuscito nell'ardua impresa di non porre a Speranza nemmeno una domanda sul piano pandemico e sul report Oms censurato (quello curato da Francesco Zambon, per intendersi). Il che, capite bene, è decisamente surreale: proprio su Raitre, qualche giorno prima, era stata mostrata la prova delle bugie pronunciate dal ministro di fronte al Parlamento. Egli aveva affermato che il documento di Zambon fu rimosso senza che il governo interferisse, ma i colleghi di Report hanno svelato le chat in cui Speranza in persona spiegava a Brusaferro come avrebbe strigliato Hans Kluge, capo di Oms Europa. Ebbene, sull'argomento a Che tempo che fa non è stata pronunciata mezza sillaba.Fazio, in compenso, ha passato la gran parte del tempo a diffondere mezze verità e a inveire contro i no vax veri o presunti. A un certo punto, ad esempio, il conduttore si è messo a spiegare che chi rifiuta l'iniezione «mette a rischio la propria salute ma anche quella degli altri, mette a rischio l'economia e la libertà di circolazione». Un istante dopo, Fabietto ha domandato a Speranza se non fosse il caso di ispirarsi a Singapore, dove i no vax sono costretti a pagarsi le cure da soli. Il nostro sincero democratico ha precisato che sì, in effetti si tratta di una soluzione un po' dura, tuttavia è comprensibile essere esasperati. Infatti, ha continuato Fazio, chi non si vaccina «occupa gli ospedali portando via posti ad altri malati che non possono essere curati, sottrae i medici agli screening oncologici e ad altre cure indispensabili». Capito? Il simpatico Fabio, in prima serata su un canale pubblico, ha fatto sapere che non se ne può più «di sentire che bisogna tutelare la libertà di chi non si vaccina!».Come spieghiamo proprio oggi su queste pagine, non è vero che i no vax sottraggano spazio in terapia intensiva ad altri sofferenti. E non è vero che sia colpa dei non vaccinati se gli screening oncologici saltano. Del resto, chi abbia una pur vaga esperienza in materia ha potuto sperimentarlo sulla sua pelle: è dal 2020 che i malati «non Covid» hanno vita difficile, devono attendere per gli esami e faticano a essere considerati. Ma, al solito, la realtà non conta: ciò che importa è infiammare gli animi contro i malfattori renitenti alla puntura.In questo quadro, dicevamo, Speranza è addirittura apparso come «il poliziotto buono». Certo, ha ammesso che lui avrebbe «tanti motivi di rabbia» verso i no vax, ma è così carino da rispettare la Costituzione, la quale precisa che vanno curati tutti, a prescindere dalle opinioni. A dirla tutta, non si tratta di aver buon cuore: è la legge a stabilire che esistano il diritto di rifiutare il vaccino e il diritto a essere curati. Per altro, i no vax – tramite apposito versamento all'erario – si sono già pagati eventuali terapie.Non solo: essi continuano a contribuire pure al pagamento dello stipendio di Fazio, cioè uno che li insulta a getto continuo. E che, per altro, ha dimostrato di non essere esattamente preparato. Ha dato prova, per dire, di non sapere che per accedere ai mezzi pubblici (autobus e metropolitana) il green pass non è obbligatorio: glielo ha dovuto ricordare, con un filo di imbarazzo, il glaciale Speranza.L'unico aspetto interessante della trasmissione è stato proprio questo: di fronte alla foga talebana di Fazio, il ministro ha dovuto ribadire più e più volte che l'Italia è lo Stato europeo con più limitazioni. In sostanza, per accontentare il conduttore che bramava il sangue no pass, Speranza ha confermato che governi più severi del nostro, nei dintorni, non ce ne sono. E che la situazione, qui, è migliore che altrove. Nessuno, però, gli ha chiesto come mai gli altri – messi peggio di noi – non mostrano le stesse paranoie sanitarie.L'apice della disinformazione e della violenza mediatica, in ogni caso, è stato raggiunto nella parte del programma dedicata ai vaccini per i minori. Fazio ha offerto il meglio di sé, indossando i panni del genitore preoccupato: «Non sappiamo», ha detto, «se a scuola i nostri figli vaccinati siedono accanto a ragazzi non vaccinati, il che ancora una volta mette a rischio la salute». A parte il fatto che la tutela dei dati sensibili di questo tipo è un diritto di tutti i cittadini, è abominevole che la tv pubblica trasmetta simili inviti alla discriminazione. Non è accettabile che un ragazzino non vaccinato venga descritto di fronte a milioni di spettatori come un pericoloso untore.Per sostenere la parte, Fazio si è avvalso della preziosa collaborazione di Burioni, il quale ha affermato serenamente che «tutte le malattie infettive trovano nelle scuole il principale motore di diffusione». Bene: dove sono le prove che le scuole siano state il luogo in cui il Covid si è maggiormente diffuso? Persino il Cts ha più volte sostenuto che gli istituti siano luoghi sicuri. Ma a quanto pare in prima serata su Raitre si può mistificare liberamente.Ovviamente, la premessa discriminatoria e terroristica è servita a preparare il terreno per sostenere la vaccinazione dei più piccoli. Speranza ha potuto dichiarare con leggerezza che il suo ministero è in attesa del via libera di Ema e Aifa all'inoculazione per la fascia 5-11 anni. Di più: il ministro ha fatto capire che questo via libera è praticamente sicuro. Non appena arriverà, si cercherà di «accompagnare con il dialogo» le famiglie affinché portino i bambini a vaccinarsi. Tutto ciò sarà fatto, ha spiegato Speranza, «per proteggere quelle persone», anche perché pare ci siano «persone sotto i 12 anni in terapia intensiva». Se arriverà l'autorizzazione da Ema e Aifa - ha affermato il ministro - sarà «un obbligo morale» far la puntura anche ai piccini. Anche in questo caso, niente numeri, niente dati, solo affermazioni apodittiche e giudizi morali un tanto al chilo. Ecco, questa dovrebbe essere la «buona informazione» richiesta dalle istituzioni per contrastare le «fake news» sul Covid. E allora state sereni: andrà tutto benissimo.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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