2018-08-14
Farinetti: caporalato no, contratti capestro sì
L'imprenditore che sfrutta la tragedia di Foggia per pubblicizzare i suoi pomodori è abilissimo a fare soldi dettando le condizioni ai fornitori e usando fondi pubblici, come nel caso della fiera agroalimentare Fico. Che però è un mezzo flop.Cosa non si fa per un po' di storytelling... Natale Farinetti in arte Oscar non ci ha pensato su un attimo: muoiono i braccianti nel foggiano mentre raccolgono i pomodori? E io che mi sono comprato le indulgenze di Slow Food ho titolo per dire: mettete nel carrello il mio cibo che è buono, pulito e giusto. Lo stile è quello dei cosmetici per cui «per testare questa crema nessun animale è stato ucciso». Idem: nessun bracciante è stato sfruttato per questo pomodoro. Ma siamo sicuri? Sul sito di Afeltra - premiato pastificio di Gragnano che Farinetti si è comprato nel 2003 inaugurando lo shopping dei fornitori dei bottegoni Eataly che prima vengono «pelati» con i listini ridotti all'osso e poi invogliati a vendere al salvatore della passata - non si trova garanzia alcuna. Anzi per la verità che Afeltra faccia pomodori lo si evince solo dal sito di Eataly. Afeltra fa anche i pomodori, ma dove e come li produca non si sa. Si sa solo che sono San Marzano dop e perciò coltivati nell'agro nocerino-sarnese. Lì la raccolta si fa anche a macchina, ma non tutta. La Cisl ha aperto un sito e un numero verde che è Sos caporalato (15 le denunce ricevute in questo mese) e la Uil ha segnalato l'agro come una delle 15 campagne italiane dove maggiore è la presenza di caporali col segretario di Salerno Ciro Marino che sostiene: «Non dimentichiamo che anche qui i furgoni carichi di braccianti partono tutte le mattine, guidati dai soliti caporali. Vanno fermati». E a fermarli ci pensa anche Oscar Farinetti con il suo pomodoro Afeltra. Che per la verità parlando di spaghetti, il suo core business, sulle materie prime qualche problemino l'ha avuto. Il gruppo GranoSalis ha fatto analisi alla pasta di Gragnano e ha scoperto che quattro contengono glifosato. Certo in quantità minima. Ma la Monsanto è stata condannata tre giorni fa a risarcire un giardiniere americano con 289 milioni di dollari: l'esposizione reiterata al glifosato gli ha provocato il cancro. Ebbene tra quelle paste condite col fungicida della Monsanto due sono di Farinetti: la prima è l'Afeltra prodotta dal Premiato Pastificio Afeltra Srl con marchio Gragnano Igp, contenente glifosato (0,045 mg/kg), la seconda è la Rigorosa prodotta dal Pastificio Lucio Garofalo Spa in nome e per conto del Premiato Pastificio Afeltra di Gragnano, il che rivela peraltro come Afeltra si avvalga di contoterzisti. Lo fa anche per i pomodori? E se sì, chi certifica che quei San Marzano sono «esenti da caporalato»?Per Farinetti però quello che conta è che sia made in Eataly. Perché i soldi li fa così, tra l'altro piroettando continuamente tra una presunta verità e l'altra. Lo disse anche a Celestino Ciocca, il vero inventore del progetto e del marchio Eataly che Farinetti aveva imbarcato come consulente. Era il 2000: appena Ciocca gli cedette il marchio Farinetti - che aveva progettato un Eat-Italy come catena di discount alimentari - lo scaricò. Lo ha fatto anche con Matteo Renzi, di cui Natale ha cantato l'epifania per pigliarsi il business dell'Expo senza appalto. Appena Renzi ha perso le elezioni si è buttato con i pentastellati. Ma lui si è fatto accreditare come l'uomo della provvidenza dell'agroalimentare. Approfittando della voragine aperta da Antonveneta nei conti di Mps si è preso nel 2008 Fontanafredda a prezzo di saldo, di fatto facendosi finanziare dalla Fondazione Mps. Farinetti ha una straordinaria abilità nell'usare per i suoi fini i soldi degli altri. Lo ha fatto con Fico Eataly World alla grandissima. Doveva essere il bis di Expo, per ora è un flop. Il comune di Bologna gli ha regalato un'area del valore di 55 milioni di euro e in più finanzia gli autobus che portano solo a Fico: bus di 18 metri per trasportare una media di 4,7 persone a corsa. Il biglietto per chi ci sale è di 7 euro, per il contribuente italiano a fine anno potrebbe arrivare al milione. In Fico il socio finanziatore è Alleanza Coop 3.0, che si è già stufato dei pessimi risultati di gestione, e il socio operativo è Prelios, cioè ex Pirelli R.E. Alla fine Fico potrebbe essere solo un gigantesco affare immobiliare. Per difendere i contadini: sia chiaro! Ma questo non si può dire. Perché Fico è l'idea geniale di Farinetti che non ci ha pensato su due volte a licenziare dopo tre mesi 90 ragazzi assunti a Bologna. Né a stipulare contratti con le aziende che popolano Fico, secondo le quali tutto ciò che vendono è sottoposto a una royalty per Eataly del 25%. Questo anche se mai confessato è stato il motivo scatenante dell'addio di Enrico Bertocchi, chef stellato, che dopo cinque mesi ha chiuso «Il Cinque», megaristorante all'interno di Fico. Le presenze in sette mesi a Bologna sono meno di 1,5 milioni (il limite minimo è 6 milioni di visitatori all'anno o salta tutto) al lordo delle scolaresche.Gli stranieri sono solo l'8% dei visitatori e come ha rivelato una ricerca di Nomisma, certo non ostile a Farinetti, la gente a Fico non spende: compreso il biglietto non si arriva a 20 euro per presenza. Le aziende che hanno investito centinaia di migliaia di euro per realizzare gli stand non ce la fanno, ma sono legate da contratti che non consentono la disdetta salvo pesantissime penali. Perciò a ripianare questo flop pensano le Regioni che sostengono con soldi pubblici questa fabbrica non contadina, ma delle vanità. E strumentale ad arricchire Farinetti. Lo ha spiegato benissimo Andrea Guerra, ex Luxottica arrivato via Renzi alla presidenza operativa di Eataly, che ha presentato quest'anno un bilancio con fatturato cresciuto in doppia cifra (465 milioni di euro), ma utile assai modesto. In Giappone Eataly è scappato, nel nord Europa i flop sono stati superiori ai successi e in Italia - Milano e Torino a parte - le cose non vanno benissimo, tant'è che Eataly deve continuamente ricorrere a contratti a termine, fronteggiare vertenze sindacali e ha dovuto contabilizzare un aumento del costo del lavoro del 4% per evitare di essere additata come un'impresa che sfrutta i dipendenti. Ma l'obbiettivo è andare in Borsa entro il 2019. Per farlo bisogna portare il fatturato vicino al miliardo e dunque anche i pomodori buoni, giusti e puliti vanno bene. Anche perché gli azionisti di minoranza di Eataly hanno visto che i conti vanno maluccio. Nel 2016 hanno perso 11 milioni e nel 2017 l'utile è di appena un milione. Il capitale di Eataly è in mano alla Famiglia Farinetti col 60%, un 20% di è di Tip e l'altro 20% è di Luca Baffigo Filangieri e Elisa Miroglio che sbraitano. Non gradiscono che i Farinetti continuino a comprare aziende che poi diventano i fornitori di Eataly (Fontanafredda, Afeltra, Borgogno, Castello di Santa Vittoria, Lurisia: un terzo circa dei prodotti venduti sono riconducibili a capitali della famiglia) e poi c'è il capitolo di Eataly Real Estate (radicata a Piacenza dove dovrebbe sbarcare Alibaba) ancora tutto da definire. Dalla quotazione di Borsa, Guerra conta di distribuire un miliardo per tacitare i soci. Ma tutto questo in attesa del messianico arrivo del socio cinese che dovrebbe avere le sembianze di Alibaba: il più imponente operatore di ecommerce del mondo. Alibaba vorrebbe sbarcare in Italia nel piacentino e il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha fatto ponti d'oro alla piattaforma Hema dei cinesi. Del resto fu il Pd con Renzi a salutare come «messia» del made in Italy Jack Ma. Da lì è cominciato il flirt con Eataly. E se in Alibaba chi lavora subisce uno sfruttamento pesantissimo, ha zero diritti ed è pagato a cottimo che importa? Ciò che conta è che i cinesi che ci invadono con i loro pomodori costringendo i nostri agricoltori a ricorrere al lavoro nero vendano i San Marzano caporalato free.
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