2021-01-05
Fanno leggi bavaglio per imporre l’esproprio della libera coscienza
iStock (nel riquadro il cardinale Elio Sgreccia)
La neodittatura culturale mira a cancellare chi non si allinea ai dogmi del relativismo.Lo scorso 29 dicembre il quotidiano La Stampa riportava una lettera a firma di Annamaria Bernardini De Pace in cui si attaccava duramente la professoressa Claudia Navarini, rea di aver adottato il Manuale di Bioetica del cardinale professor Elio Sgreccia come testo per l'insegnamento di bioetica nel corso di psicologia dell'Università europea di Roma. Prescindiamo pure, ma stigmatizzandoli con la doverosa condanna, dai toni di ingiustificata maleducazione con cui ci si permette di definire i contenuti di quel manuale («educazione vetero cattolica, paternalistica» e «dittatoriale»), però è quanto mai necessario riflettere su quanto sta accadendo nel nostro Paese, in ordine alle fondamentali libertà democratiche garantite dalla nostra Costituzione.È ormai sotto gli occhi di chiunque che si sta concretizzando un pericoloso tentativo di sopprimere la libertà di pensiero e di opinione, con l'imposizione di una dittatura del pensiero unico che ricorda le «leggi fascistissime» del ventennio, soprattutto su temi altamente sensibili perché investono la sfera più personale della visione della vita, in ordine al vivere, al morire, alla procreazione, alla famiglia, al sentimento religioso, alla difesa della vita imperfetta. Sotto la maschera della lotta alla discriminazione a favore dei cosiddetti «diritti civili», si sta in realtà compiendo quella che in un paese democratico è la più pericolosa e volgare delle azioni: mettere il bavaglio alla bocca di chiunque non sia allineato, o quantomeno quiescente, ai dogmi del relativismo oggi imperante. Purtroppo gli esempi, anche recentissimi, si sprecano. Si va dalla gogna mediatica, con l'ostracismo, sociale e culturale, di chi difende la vita dal concepimento alla morte naturale, alla menzogna violenta organizzata contro le stesse verità scientifiche, perché anche scienza e ragione devono piegarsi all'ideologia che non tollera tutto ciò che la contesta. Si pensi al fatto dei manifesti contro la Ru 486: non contengono nulla, ma proprio nulla, né di scientificamente falso, né di offensivo verso chiunque. Men che meno l'asserito attacco alla «libertà di scelta» di ogni donna. Al contrario, essi sono un allarme - rigorosamente scientifico e civilmente espresso - in ordine a un farmaco quantomeno pericoloso. La macchina ideologica, con la casta politica al suo servizio, si è messa a gridare allo scandalo, giungendo ad imporre la rimozione degli stessi, contro - si badi bene - tutte le norme e leggi che regolano il regime di affissione. E, tanto per non restare chiusi in confini troppo domestici, guardiamo a quanto sta accadendo in Polonia, con l'attacco alla stessa Corte costituzionale, rea di aver condannato l'aborto eugenetico in nome del principio che un bimbo «imperfetto» non è uno scarto che impoverisce la società, per cui l'unico destino «civile» debba essere quello della soppressione! Chiunque ha a cuore la democrazia - quella vera, nata per difendere la vita e la dignità di ogni uomo - ha certamente di che allarmarsi, di fronte a quest'ondata di cultura della morte che si propone di cancellare ogni valore. Non molti anni fa, l'ideologia al potere arrivò a legittimare il cosiddetto «esproprio proletario»; oggi si cerca di imporre l'esproprio della libera coscienza, formulando leggi che vietano di schierarsi in difesa della vita, della famiglia, della libertà educativa. Che se poi si osasse dire che la giusta battaglia per la parità di genere vuol dire parità e pari opportunità fra genere maschile e femminile, depurata da ogni aggiunta ideologica sul «genere fluido o neutro», scatta la mannaia dell'omofobia, con tanto di ricorso al codice penale. Stiamo per celebrare l'anniversario dei settecento anni della morte del Sommo Poeta, è una buona occasione per ricordare un celeberrimo passo della Commedia: «libertà va cercando, ch'è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta»: è un inno alla memoria dei nostri genitori e nonni, martiri, che hanno sacrificato la vita lottando contro la dittatura che imponeva l'esproprio della libertà di coscienza e di pensiero.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)