2024-09-26
«Falsificare gli euro è una vera arte. Specie qui in Italia»
Il comandante del gruppo anti frodi Chiara Mezzone: «Da noi si stampa ancora alla vecchia maniera, non in digitale. E il fenomeno è in crescita».Era il 1956. Nel film commedia La banda degli onesti, di Camillo Mastrocinque, il portiere di un palazzo, Antonio Bonocore, interpretato da Totò, venuto in possesso, da un inquilino morente, di un cliché originale della Banca d’Italia per stampare una banconota da 10.000 lire, si associa con un tipografo fiero della sua arte, Giuseppe Lo Turco (Peppino De Filippo) e un decoratore di vetrine, Cardone, decidendo di darsi alla produzione di biglietti falsi. Toccherà a Bonocore, che ha un figlio in Guardia di Finanza, l’audacia di tentare di smerciare un 10.000 lire falso da un tabaccaio ma, per trepidazione, pagherà all’esercente una saponetta con la banconota autentica. È il 2024. La lira è in pensione dal 2002. In epoca iper-tecnologica, l’arte criminosa della falsificazione monetaria, pur affidandosi talvolta alle stampanti laser, non abbandona una sua genuina tradizione, in cui l’Italia primeggia, quella delle classiche macchine da tipografia. E c’è ancora chi, oltre alle consuete lusinghe dell’arricchimento facile, erede di una tecnica secolare trasmessa da generazioni, va orgoglioso di avere l’ardire di fabbricare imitazioni di banconote di una divisa continentale, l’euro, che della sicurezza ha fatto un emblema. Con il maggiore Chiara Mezzone, classe 1989, originaria di Isola del Liri (Frosinone), arruolata in Guardia di Finanza dal 2008 e, dal settembre 2023, comandante del gruppo anti-falsificazione monetaria delle Fiamme Gialle, tracciamo il quadro attuale sul fenomeno della contraffazione monetaria in Italia. Come si presenta oggi, nel Paese, il fenomeno della falsificazione dell’euro? «È un fenomeno molto diffuso. Ha avuto un periodo di calo nel 2021, poiché, nella prima fase del Covid, le transazioni in contanti erano molto diminuite. A partire dal 2023, manifesta un sensibile incremento». Stando alle operazioni della Guardia di Finanza, nel 2024 come si presenta il fenomeno? «Per quanto riguarda la Guardia di Finanza, una delle recenti maggiori operazioni è del 7 maggio 2024, quando abbiamo sequestrato una stamperia clandestina a Napoli, quartiere Ponticelli, con circa 48 milioni di euro contraffatti, tutte banconote da 50 euro. Il metodo di stampa utilizzato era di tipo offset, ossia tipografico, con utilizzo di particolari lastre, cliché e inchiostri, che richiede particolari abilità tecniche. Si tratta di macchine di stampa tipografiche, non le banali stampanti da ufficio. Abbiamo tratto in stato di fermo sette soggetti, tutti di nazionalità italiana. Alcuni di essi avevano precedenti specifici, in quanto precedentemente sorpresi in altre stamperie clandestine».C’è un’area, in Italia, dove queste attività illecite si concentrano? «Il fenomeno della produzione di banconote contraffatte, parlo di produzione e non di spendita, è concentrato nella zona di Napoli e hinterland del Casertano, dove sono state smantellate, negli anni, la maggior parte delle stamperie clandestine, fin dall’epoca della lira. In alcuni casi, sempre soggetti di provenienza campana, si sono spostati in altri luoghi, talvolta anche all’estero».Com’è organizzata la filiera? Dopo la produzione interviene un altro anello?«Sì, assolutamente. Per le grandi produzioni di banconote contraffatte esistono un finanziatore, un produttore, un grossista, i rivenditori e l’acquirente finale. La spendita non è limitata all’area campana, ma diffusa su tutto il territorio nazionale e i passaggi sono molteplici». Nell’immaginario comune, le banconote contraffatte sono spacciate attraverso operazioni minute presso esercenti. È ancora così? «Funziona come ha detto lei. Sono messe in circolazione con scambi rapidi e veloci, ad esempio in locali, dove la luce è fioca, come le discoteche, tipo per “pagare” un cocktail. Per lo più viene utilizzata una banconota alla volta, magari inserendola tra altre autentiche».Tagli maggiormente falsificati?«Sono quelli da 20 e 50 euro, ossia le banconote maggiormente utilizzate». Come si presenta la situazione negli altri Paesi europei? «Alcuni Paesi non rendono noti questi dati, ma certamente in quelli in cui il contante è utilizzato ancora molto, il fenomeno è diffuso. Per quanto riguarda le stamperie in offset (metodo tipografico, ndr) per la produzione di banconote false, la quasi totalità è stata individuata in Italia. Negli altri Paesi europei è più diffusa la stampa in digitale, più semplice da utilizzare e di più rapida produzione ma spesso di qualità inferiore all’offset. Tuttavia, anche in Italia si ricorre alla tecnica della stampa digitale: essa richiede investimenti e abilità inferiori rispetto all’offset». La banconota da 500 euro ha ancora corso legale ma è stata eliminata. Quella da 200 no e circola con la nuova serie «Europa». Casi di falsi anche per questi tagli? «Sì, ma i motivi per cui il taglio da 500 è stato eliminato non sono legati solo ai rischi di falsificazione, ma anche al riciclaggio».Il luogotenente Giuseppe Magnante Fralleone, per 12 anni al gruppo anti-falsificazione e ora al Comando generale delle Fiamme Gialle, ha raccontato, in un libro in uscita, Paolo Ciulla, l’artista falsario (Ed. D’Andrea), la storia di questo celebre falsario degli anni del ‘900, la cui prima aspirazione era essere ammirato per le sue capacità tecnico-artistiche. «Alcuni falsari di oggi dispongono di particolari abilità tipografiche e i macchinari utilizzati sono del tutto simili a quelli che si vedono in La banda degli onesti. Spesso sono grandi artigiani, come al tempo della lira. Per loro, riprodurre una banconota in ogni minimo dettaglio e con buona fattura, è un’arte. Ora si potrebbe avvicinare anche chi non dispone di queste abilità, attraverso tecnologie più semplici da utilizzare». Qual è l’entità della pena che un falsario rischia?«È un reato molto grave che prevede fino a 12 anni di reclusione».Chi subisce la disavventura di ricevere per resto una banconota falsa, come si deve comportare? «Per chiunque si trovi in possesso di banconote contraffatte, la procedura è consegnarli a una banca, dove gli saranno poste delle domande e verrà redatto un verbale di ritiro. Il soggetto deve fornire quante informazioni utili possibili, ma non sarà risarcito del danno».
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